Archiweb- Biblioteca digitale dell'Archiginnasio Sulle tracce di Dickens
   
Introduzione

Pictures from Italy

- Dickens in Emilia
- Parma
- Modena
- Ferrara

Dickens entra a Bologna
- Dickens e Byron

Il cimitero di Bologna
- La tomba di Lady Sophia Butler Mariscotti

Il centro della città

I portici

Le chiese e le torri

Gli almanacchi

A Christmas Carol

Il Fondo Bianchi

Tracce dickensiane nei fondi della biblioteca

Periodici inglesi in Archiginnasio
- The London and Paris Observer or Weekly Chronicle of Literature, Science and fine arts
- The Illustrated London News en français

Acquisizioni recenti

Bibliografia

Il centro della città

 

«C'è un che di serio e di dotto in città, ed una piacevole penombra su tutto ciò, che lascerebbe un ricordo distinto e separato, tra la folla di altre città».
Dickens coglie un'atmosfera «seria e dotta» in omaggio alla tradizione di Bologna come antica sede degli studi, ma la città durante la Restaurazione pontificia attraversa un periodo di crisi economica e anche la fama della sua Università è in declino.
Lo scrittore inglese come altri viaggiatori dell’epoca percepiscono l’immagine di una città medievale «fosca e turrita», pittoresca perché, anche senza possedere vere e proprie rovine, è al tempo stesso antica e decadente, priva di rinnovamenti urbanistici o architettonici di rilievo, e con la maggior parte dei palazzi degradati da trasformazioni operate nel corso dei secoli. Bisognerà aspettare l'unità d'Italia per vedere l'avvio dei restauri che daranno maggior decoro alla piazza e al centro cittadino.

Nicolas Chapuy dis., Auguste Mathieu lit., [1846-1851]
Bologne Place du Géant - Bologna Piazza del Gigante

   

Veduta della Piazza del Nettuno
Fotografia, circa 1857

 

Tutti gli edifici della piazza apparivano trasformati per le sedimentazioni che si erano susseguite nel corso dei secoli e ne avevano alterato le caratteristiche originarie, dando luogo a un’idea di disordine e di incompletezza.

 

     

«Non c’è, probabilmente, un quadro famoso o una statua in tutta Italia, che non potrebbe tranquillamente essere sepolta sotto una montagna di carta stampata dedicata a dissertazioni su di essa. Io per ciò, sebbene ardente ammiratore della scultura e della pittura, non mi diffonderò a scrivere di quadri e di statue celebri».
Le pagine con le descrizioni di Bologna scorrono veloci senza particolari approfondimenti perché, come Dickens ci spiega, il suo racconto dell’Italia non è quello di un turista alla ricerca di particolarità artistiche, già ampiamente trattate nella tradizionale letteratura di viaggio: la sua penna immortala, da vero romantico, le sensazioni suscitate da luoghi e persone incontrate: le sue impressioni sono solo «vaghe immagini», «mere ombre sull'acqua».


Tito Azzolini dis., Gaspari lit.
Veduta della Piazza Maggiore con Palazzo d’Accursio

  «Questo libro è reso quanto più accessibile ho potuto, perché sarebbe per me un gran piacere se io potessi sperare, per mezzo suo, di comparare le impressioni con quelle di alcuni della moltitudine che visiterà in avvenire i luoghi descritti con interesse e diletto».

Le vivaci pagine dickensiane raccolgono le emozioni dello scrittore-viaggiatore, espresse dapprima in lettere inviate agli amici e poi raccolte nelle Pictures from Italy (1846). Lo stile ha un taglio giornalistico e ci dipinge un quadro della città vista cogli occhi curiosi, e talvolta critici, del viaggiatore d’oltralpe. Lo scrittore in conformità con il gusto artistico del suo tempo, ammira l’arte neoclassica e ha in odio il barocco.
Nel 1844, quando Dickens visita Bologna, la città attraversa un periodo di stagnazione. Non ci sono rinnovamenti architettonici o urbanistici di rilievo rispetto a quelli operati durante la Repubblica Cisalpina, che avevano riguardato l’istituzione del Cimitero (1801) presso il convento della Certosa e dal 1803 l’accentramento attorno all’attuale via Zamboni dei principali istituti culturali: lo Studio prese sede a Palazzo Poggi; l'Accademia di Belle Arti fu ospitata nell'ex convento di Sant'Ignazio insieme con la Pinacoteca Nazionale, e il Conservatorio occupò l'ex convento di San Giacomo.

 

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Credits | Data di creazione: maggio 2013 | Informativa sui cookie
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