Archiweb- Biblioteca digitale dell'Archiginnasio Sulle tracce di Dickens
   
Introduzione

Pictures from Italy

- Dickens in Emilia
- Parma
- Modena
- Ferrara

Dickens entra a Bologna
- Dickens e Byron

Il cimitero di Bologna
- La tomba di Lady Sophia Butler Mariscotti

Il centro della città

I portici

Le chiese e le torri

Gli almanacchi

A Christmas Carol

Il Fondo Bianchi

Tracce dickensiane nei fondi della biblioteca

Periodici inglesi in Archiginnasio
- The London and Paris Observer or Weekly Chronicle of Literature, Science and fine arts
- The Illustrated London News en français

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Bibliografia

Dickens entra a Bologna


 

Charles Dickens giunse a Bologna da Modena certamente attraverso la via Emilia ed entrò verso mezzanotte del 9 novembre da Porta San Felice. La carrozza proseguì sempre diritto fino al centro cittadino all'albergo del Pellegrino, in quella che allora si chiamava via de’ Vetturini (oggi via Ugo Bassi), dove al numero civico 7 una lapide ricorda l’edificio, che – adibito ad albergo fino al 1930 circa, fu distrutto da un bombardamento nell’ultima guerra. Questa posizione strategica gli consentì il giorno successivo di effettuare un breve giro nel centro città, apprezzando gli scorci offerti dall’intrico delle stradine del Mercato di Mezzo, e gli edifici intorno a Piazza Maggiore.

Francesco Basoli (attivo 1805-1857) inc., Interno della Porta S. Felice di Bologna

 


Pianta della città di Bologna, 1840

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       Su questa pianta di Bologna troviamo evidenziate le principali locande, tra cui Il Pellegrino, dove scese Dickens, contrassegnata con il numero V. Sono tutte concentrate tra la Seliciata di S. Francesco e Via dei Vetturini, dove giungevano dalla via Emilia Ponente i viaggiatori a cavallo o in carrozza. Isolata dalle altre, in via S. Stefano, era la Locanda della Pace, che diede alloggio a Leopardi nel 1827.
La pianta del 1840 è incorniciata da dieci vedute, tra cui una è riferita al Cimitero monumentale della Certosa: se ne mostra l’ingresso principale, con le statue dei due Piangoloni di Giovanni Putti, costruito nel 1809, che veniva aperto soltanto in occasione del passaggio dei cortei funebri, mentre ordinariamente era utilizzato l’ingresso settecentesco del monastero, situato dalla stessa parte, a poca distanza.
 


Enrico Corty (attivo 1837-1851) dis., inc., Pianta della città di Bologna dietro i più recenti cambiamenti.

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La pianta di Enrico Corty, dieci anni dopo, segnala otto locande, tre di più di quella del 1840. Il traffico dei turisti era aumentato e i loro gusti mutavano. Tra le vedutine che incorniciano la pianta, più numerose che nella precedente, il Cimitero è scomparso.



Domenico Quaglio “il Giovane” (1787-1837) del.t, George Belton Moore (1806-1875) lith., The Asinelli and Garisenda Towers Bologna
 

« ... due torri pendenti di mattoni (di per sé stesse abbastanza sgraziate, bisogna prenderne atto), che sono inclinate di traverso come se stessero rigidamente inchinandosi l’una all’altra – uno sfondo straordinario alla prospettiva di alcune stradine».

Spesso lo scrittore attribuisce agli edifici un atteggiamento antropomorfo. Con l’eccezione del Cimitero, le due Torri furono l’attrazione turistica che più colpì Dickens a Bologna. Ne fa ripetutamente cenno nelle Pictures from Italy, non soltanto nelle pagine riservate a questa città, ma anche nel Sogno Italiano. Il romanziere certamente le vide di scorcio fin dal suo albergo Il Pellegrino, posto in via dei Vetturini, lungo la direttrice della via Emilia – antico decumano della Bologna romana - che da Porta San Felice tagliava il centro storico a metà continuando per Strada Maggiore. Via dei Vetturini, all’epoca molto più angusta dell’attuale arteria via Ugo Bassi, fu ampliata all’inizio del secolo scorso, come pure la via Mercato di mezzo - oggi via Rizzoli - che conduceva ai piedi delle Torri, vero simbolo di Bologna universalmente noto. Tanto che Harry Gally Knight le include in un volume sugli edifici destinati al culto con il pretesto che potevano aiutare a comprendere l’architettura del «Medio Evo in Italia» (cfr. Benassati, scheda in Fotografia e fotografi, 1990, p. 146, tav. 45).

 
 

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