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Charles Dickens giunse a Bologna
da Modena certamente attraverso la via Emilia ed entrò
verso mezzanotte del 9 novembre da Porta San Felice. La carrozza
proseguì sempre diritto fino al centro cittadino all'albergo
del Pellegrino, in quella che allora si chiamava via de
Vetturini (oggi via Ugo Bassi), dove al numero civico 7 una
lapide ricorda ledificio, che adibito ad albergo
fino al 1930 circa, fu distrutto da un bombardamento nellultima
guerra. Questa posizione strategica gli consentì il giorno
successivo di effettuare un breve giro nel centro città,
apprezzando gli scorci offerti dallintrico delle stradine
del Mercato di Mezzo, e gli edifici intorno a Piazza Maggiore. |
Francesco Basoli (attivo 1805-1857) inc.,
Interno della Porta S. Felice di Bologna
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Pianta della città di Bologna,
1840
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Su questa pianta di Bologna troviamo
evidenziate le principali locande, tra cui Il Pellegrino,
dove scese Dickens, contrassegnata con il numero V. Sono tutte
concentrate tra la Seliciata di S. Francesco e Via dei Vetturini,
dove giungevano dalla via Emilia Ponente i viaggiatori a cavallo
o in carrozza. Isolata dalle altre, in via S. Stefano, era la
Locanda della Pace, che diede alloggio a Leopardi nel
1827.
La pianta del 1840 è incorniciata da dieci vedute, tra
cui una è riferita al Cimitero monumentale della Certosa:
se ne mostra lingresso principale, con le statue dei due
Piangoloni di Giovanni Putti, costruito nel 1809, che veniva
aperto soltanto in occasione del passaggio dei cortei funebri,
mentre ordinariamente era utilizzato lingresso settecentesco
del monastero, situato dalla stessa parte, a poca distanza. |
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Enrico Corty (attivo 1837-1851) dis.,
inc., Pianta della città di Bologna dietro i più
recenti cambiamenti.
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La pianta di Enrico Corty, dieci anni dopo,
segnala otto locande, tre di più di quella del 1840.
Il traffico dei turisti era aumentato e i loro gusti mutavano.
Tra le vedutine che incorniciano la pianta, più numerose
che nella precedente, il Cimitero è scomparso.
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Domenico Quaglio il Giovane (1787-1837)
del.t, George Belton Moore (1806-1875) lith., The Asinelli
and Garisenda Towers Bologna |
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« ...
due torri pendenti di mattoni (di per sé stesse abbastanza
sgraziate, bisogna prenderne atto), che sono inclinate di
traverso come se stessero rigidamente inchinandosi luna
allaltra uno sfondo straordinario alla prospettiva
di alcune stradine».
Spesso lo scrittore attribuisce agli edifici
un atteggiamento antropomorfo. Con leccezione del Cimitero,
le due Torri furono lattrazione turistica che più
colpì Dickens a Bologna. Ne fa ripetutamente cenno
nelle Pictures from Italy, non soltanto nelle pagine
riservate a questa città, ma anche nel Sogno Italiano.
Il romanziere certamente le vide di scorcio fin dal suo albergo
Il Pellegrino, posto in via dei Vetturini, lungo la direttrice
della via Emilia antico decumano della Bologna romana
- che da Porta San Felice tagliava il centro storico a metà
continuando per Strada Maggiore. Via dei Vetturini, allepoca
molto più angusta dellattuale arteria via Ugo
Bassi, fu ampliata allinizio del secolo scorso, come
pure la via Mercato di mezzo - oggi via Rizzoli - che conduceva
ai piedi delle Torri, vero simbolo di Bologna universalmente
noto. Tanto che Harry Gally Knight le include in un volume
sugli edifici destinati al culto con il pretesto che potevano
aiutare a comprendere larchitettura del «Medio
Evo in Italia» (cfr. Benassati, scheda in Fotografia
e fotografi, 1990, p. 146, tav. 45).
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