|
Giacomo Biancani Tazzi
|
Clicca per ingrandire
|
|
|
|
Giacomo Biancani Tazzi (1729-1789),
professore di Antichità nell'Istituto delle Scienze,
nelle sue lezioni esaltò il valore della numismatica
per la conoscenza dell'antichità e si avvalse
anche delle contemporanee scoperte pompeiane ed ercolanesi.
Non trascurò di trattare del significato degli
oggetti e dei monumenti dell'arte etrusca, a cui dedicò
l'opera monumentale De pateris antiquorum, pubblicata
postuma nel 1814.
La fama del Biancani è affidata a pochissimi
scritti a stampa, ma ad un amplissimo giro di corrispondenza
con numerosi studiosi del tempo, fra cui Giovanni Fantuzzi,
Gaetano Marini, Annibale Abati Olivieri, Mauro Sarti
e Girolamo Tiraboschi.
BIOGRAFIA
>
|
|
|
Giacomo Biancani Tazzi, De antiquitatis studio. Oratio
habita in aedibus Instituti VI idus Januarias MDCCLXXXI
Bologna, Tipografia dell'Istituto delle Scienze, 1781
Il discorso inaugurale delle lezioni dell'anno 1781 presso
l'Istituto delle Scienze, tenuto da Giacomo Biancani Tazzi,
fu incentrato sulla grande importanza dello studio dei resti
delle civiltà antiche per un generale avanzamento delle
scienze attuali, dalla storia alla geografia, alle scienze.
Vi si sottolineava, ad esempio, l'importanza della numismatica
per la ricostruzione della cronologia antica, per lo studio
delle istituzioni e del loro succedersi nei secoli. Inoltre,
Biancani Tazzi affermava che lo studio dei monumenti antichi
è stato di stimolo e d'ispirazione ai moderni artisti
e architetti per le loro creazioni e, più in generale,
che le scoperte archeologiche possono essere di grande utilità
per il mondo attuale e per svariate discipline di studio.
Il discorso fu preceduto da una tormentata fase di elaborazione,
attestata dalle numerose versioni manoscritte conservate nel
fondo speciale intestato al suo nome. Giacomo Biancani Tazzi
non lasciò molte opere a stampa, ma una cospicua mole
di manoscritti di lezioni e studi storici.
|
|
|
|
|
GIACOMO BIANCANI TAZZI, tre
versioni del frontespizio ideato per la sua
prosecuzione dell'opera di Carlo Cesare Malvasia,
che in realtà non vide mai la luce. |
|
|
|
|
|
|
|
GIACOMO BIANCANI TAZZI,
Lapide dedicatoria alla dea Opi
Due disegni, mm. 460x210 e mm. 160x105
BCABo, F.S. Biancani Tazzi, cart. III, fasc. 16
Disegni, di cui uno probabilmente
a grandezza naturale, della lapide dedicatoria
alla dea Opi, ritrovata a Castel San Pietro e
nota anche a Serafino Calindri. Il disegno più
grande è la riproduzione che Biancani Tazzi
fece presumibilmente sul posto, a seguito di visione
diretta.Sul retro del disegno più piccolo,
un appunto autografo di Biancani Tazzi: "Iscrizione
in pietra arenaria ritrovata vicino alla chiesa
di S. Pietro nel Borgo di C.[astel] S.[an] P.[ietro]
nel Territorio di Bologna".
|
|
|
|
GIACOMO BIANCANI TAZZI, Sopra un manico di metallo con
iscrizione etrusca. Dissertazione in forma di lettera al P.[adre]
Ab.[ate] Trombelli
Alla discussione dell'uso per cui fu creato l'oggetto e del
fine che ebbe (criteri che il Biancani Tazzi afferma di prendere
sempre a guida dei suoi studi) si accompagna l'esame dell'iscrizione
in lingua etrusca. Al testo è accompagnato un fine
disegno di quello che oggi è stato riconosciuto come
uno strìgile (oggetto per la cura del corpo, usato
per detergere a secco le membra dal sudore e dalla polvere).
Al di là dell'errata lettura delle lettere incise e
dell'errato riconoscimento dell'identità dell'oggetto,
il Biancani Tazzi aveva compreso che l'iscrizione si riferiva
all'autore, al produttore. Il tentativo di spiegazione indica
la sua concezione dell'utilità, al pari delle testimonianze
letterarie, del documento archeologico, soprattutto se arricchito
da un'iscrizione, per la ricostruzione di una civiltà.
Il pezzo, allora appartenente all'abate Giovanni Crisostomo
Trombelli, passò al Museo Universitario e poi al Museo
Civico Archeologico.
|
|
Strigile in bronzo
Bologna, Museo Civico Archeologico, inv. IT706
Il manufatto, ritrovato nelle vicinanze di S. Costanzo (PG),
presumibilmente in contesto funerario, è databile a
un periodo compreso fra seconda metà del IV e inizi
del III sec. a. C.
Lo strìgile era uno strumento usato soprattutto dagli
atleti per detergersi. Questo esemplare manca di gran parte
del cucchiaio e presenta un restauro antico. Sul manico è
impressa in cartouche un'iscrizione etrusca (cafre/atnas)
recante la firma dell'artigiano (cafre), al servizio di una
fabbrica pertinente alla gens degli atna.
|
|
|
|
|
GIACOMO BIANCANI TAZZI, Disegno di uno specchio etrusco
e incisione a stampa dello stesso, ritagliata dal foglio
Lo specchio non fa oggi parte delle collezioni del Museo Civico
Archeologico.
|
|
GIACOMO BIANCANI TAZZI, Trattazione manoscritta
sulle pàtere (in realtà specchi incisi) intercalata
con disegni e incisioni.
|
|
|