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                         La passione per l'antico e l'archeologia 
                          si sviluppa a Bologna, tra Seicento e Ottocento, attraverso 
                          collezioni antiquarie, formazione di musei, insegnamento 
                          universitario. L'evoluzione che ha portato all'archeologia 
                          come disciplina scientifica autonoma costituisce un 
                          paradigma di profonde trasformazioni metodologiche e 
                          concettuali.
                         Lo studio delle civiltà 
                          antiche nell'Università di Bologna faceva inizialmente 
                          parte della storia della letteratura classica. I grandi 
                          scrittori greci e latini fornivano, nelle loro opere, 
                          preziose informazioni sulla storia economica, istituzionale, 
                          sociale e religiosa; secondo Ovidio 
                          Montalbani, il primo che nel Seicento si occupò 
                          della storia più antica di Bologna, le testimonianze 
                          monumentali e materiali non avevano importanza per la 
                          storia delle civiltà passate, tanto che la sua 
                          ricostruzione è frutto di pura invenzione; importanti 
                          erano invece le testimonianze scritte e solo i grandi 
                          personaggi, gli avvenimenti epocali e le istituzioni 
                          politiche erano degne di essere studiati.
                         Contemporaneamente peraltro, fioriva 
                          anche a Bologna un collezionismo nobiliare e in particolare, 
                          nel 1660, Ferdinando 
                          Cospi lasciò alla città il suo 
                          Museo, come aveva fatto all'inizio del secolo Ulisse 
                          Aldrovandi con le sue importantissime raccolte naturalistiche. 
                          
                        
                        
                         All'aprirsi del XVIII secolo la 
                          nuova sede degli studi superiori, l'Istituto delle Scienze, 
                          fondato e sostenuto da Luigi 
                          Ferdinando Marsili, esprimeva una nuova sensibilità 
                          verso le antiche civiltà intese nel loro complesso, 
                          non più solo nelle testimonianze letterarie, 
                          ma in ogni espressione scritta, come le epigrafi o le 
                          monete, e figurativa. Giacomo 
                          Biancani Tazzi e Filippo 
                          Schiassi porteranno l'etruscheria da moda antiquaria 
                          a disciplina scientifica di studio e tale attitudine 
                          si rifletterà in studiosi non accademici come 
                          Serafino Calindri. 
                           
                        La conoscenza più approfondita 
                          delle espressioni artistiche classiche farà poi 
                          fiorire quella breve ma intensa corrente artistica che 
                          prenderà il nome di neoclassicismo, che dai continui 
                          ritrovamenti archeologici e dalla loro pubblicazione 
                          e divulgazione trasse spunti e nuova ispirazione. 
                          Ormai avvenuta l'Unità italiana, la donazione 
                          da parte del pittore neoclassico Pelagio 
                          Palagi al Municipio di Bologna della sua raccolta 
                          di libri d'arte e archeologia, insieme alla sua collezione 
                          di oggetti egizi, greci, etruschi, italici, romani, 
                          aprirà la strada alla creazione del nuovo Museo 
                          Civico Archeologico, una volta assommata alle collezioni 
                          donate dal Marsili all'Istituto delle Scienze. 
                        In questo periodo, nell'ambiente 
                          accademico bolognese, ormai inserito in un circuito 
                          universitario nazionale, si accoglievano e discutevano 
                          le idee portate dagli studiosi stranieri sempre più 
                          interessati alla penisola italiana, che era un grande 
                          e prezioso campo di scavi. I docenti di Archeologia, 
                          come Edoardo Brizio, 
                          divennero sempre più specialisti sia delle civiltà 
                          antiche nel loro complesso che delle loro espressioni 
                          artistiche. Imponenti campagne di scavi programmati, 
                          dapprima resi possibili dal mecenatismo di Giovanni 
                          Gozzadini poi dall'impegno del Comune di Bologna 
                          e dall'opera di Antonio 
                          Zannoni, portarono in luce a Villanova, a Marzabotto, 
                          alla Certosa, migliaia di tombe di una civiltà 
                          ancora sconosciuta e portarono Bologna alla ribalta 
                          nel campo degli studi delle civiltà pre-romane. 
                          Il punto d'arrivo del nostro percorso è il V 
                          Congresso Internazionale di Antropologia e Archeologia 
                          Preistoriche del 1871, organizzato da Giovanni 
                          Capellini, che sancì l'importanza dei ritrovamenti 
                          bolognesi e della sua scuola di studi. 
                        Di tutti questi protagonisti degli 
                          albori dell'Archeologia fino al suo svilupparsi come 
                          disciplina scientifica, la Biblioteca dell'Archiginnasio 
                          conserva importanti testimonianze, volumi e opuscoli 
                          a stampa, manoscritti, disegni, fotografie, e li mostra 
                          come tappe di questo percorso, come suggerimenti di 
                          studio e di indagine, come feconda intersezione fra 
                          indagini sul campo nelle collezioni e dei reperti, e 
                          studio degli archivi personali dove sopravvivono importanti 
                          testimonianze rimaste inedite, oltre che nelle raccolte 
                          bibliografiche ricche di pubblicazioni rare e preziose. 
                          
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