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Serafino Calindri
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Il nome di Serafino Calindri (1733-1811)
è principalmente legato alla compilazione di un
dizionario atlante (Dizionario corografico, georgico,
orittologico, storico
della Italia..., Bologna
1781-1785) che, nelle intenzioni dell'autore, avrebbe
dovuto illustrare tutta l'Italia nei più diversi
aspetti (economici, storici, statistici, topografici,
fisici, geologici) di cui non furono pubblicati che sei
tomi: cinque sulla collina e montagna ed uno sulla pianura
bolognese. Il Dizionario è considerato una
fonte di indubbio valore per la conoscenza della realtà
economico-sociale del Bolognese nell'ultimo quarto del
Settecento, grazie soprattutto alle notizie di prima mano
fornite all'autore da corrispondenti locali, ma anche
un'opera di valore storico, in cui sono pubblicati numerosi
documenti medievali.
BIOGRAFIA > |
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SERAFINO CALINDRI, Dizionario
corografico, georgico, orittologico, storico ec. ec. ec.
della Italia composto su le osservazioni fatte immediatamente
sopra ciascun luogo per lo stato presente, e su le migliori
memorie storiche e documenti autentici combinati sopra
luogo per lo stato antico...
Bologna, Stamperia di San Tommaso d'Aquino, IV, 1782 |
Nel trattare della comunità di
Panico, il Calindri segnala che [p. 217]
"poco al di là dell'Osteria di Marzabòtte,
trovasi una come penisola di terra, o dicasi una lingua,
sporgente dentro Reno detta il piano di Misàno,
nel quale è un forte macigno attraverso, che
non è suscettibile di disfacimento, tanto è
compatto e forte, al di quà e al di là
dello stesso, in occasione di scavi, trovansi una quantità
di fondamenta di muri di varia grossezza, alcune delle
[p. 218] quali sembrano avvanzo di un'antica Terma,
o di qualche grandioso Tempio d'Idoli; quivi trovansi
ad ogni tanto anuli, Idoletti di bronzo per lo più
in atteggiamenti disonesti, e molte antiche Monete...",
di cui fornisce la descrizione. Si augura anche
che, prendendo spunto da questi ritrovamenti, qualcuno
componga una dissertazione che confuti le "fòle",
le favole, di Leandro Alberti e di Antonio di Paolo
Masini. I ritrovamenti descritti dal Calindri dovettero
attendere quasi un secolo per venire studiati e replicati
dalla campagna di scavi promossa da Giovanni Gozzadini.
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SERAFINO CALINDRI, Appunti per la
compilazione del Dizionario corografico
Nelle pagine dei suoi nove taccuini di
appunti presi al fine di compilare il suo enciclopedico
Dizionario, il Calindri annotò per i diversi
luoghi indicazioni demografiche, artistiche, topografiche,
archeologiche, come nel rilevare varie iscrizioni pagane
e cristiane venute in luce a Budrio. L'estremo disordine
delle varie annotazioni deriva dal succedersi in tempi
diversi della raccolta di queste informazioni, sia sul
luogo che tramite corrispondenti, che attraverso la
bibliografia.
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SERAFINO CALINDRI, Appunti per la
compilazione del Dizionario corografico
Nelle informazioni relative a Castel
San Pietro, Calindri riporta vari ritrovamenti archeologici:
da un lato osserva l'antichità dei macigni che
costituivano la base del ponte sul Sillaro (che gli
archeologi oggi ritengono romana), poi annota la forma
e il testo della lapide venuta in luce presso la chiesa
di San Pietro (primo nucleo attorno a cui fu impostato
il borgo franco bolognese nel 1199) e che ricorda la
dea Opi. La stessa iscrizione era conosciuta anche da
Giacomo Biancani Tazzi. Infine riporta un frammento
di iscrizione funebre venuto in luce nel 1772 nei pressi
di Castel San Pietro. Le numerose informazioni annotate
dal Calindri relative a tutta la pianura bolognese non
furono mai usate per comporre i relativi volumi, tranne
quelle per la zona di Sant'Agata, pubblicata nel VI
volume.
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