Archiweb- Biblioteca digitale dell'Archiginnasio Quell'amor d'antico
   
Presentazione

Bologna princeps Etruriae fra Sei e Settecento

Ovidio Montalbani

Thomas Dempster

Ferdinando Cospi e il suo Museo

Carlo Cesare Malvasia

Antiquari, eruditi, collezionisti

Luigi Ferdinando Marsili

Serafino Calindri

Giacomo Biancani Tazzi

Filippo Schiassi

La grande stagione archeologica bolognese

Pelagio Palagi

Giovanni Gozzadini e Maria Teresa di Serego-Allighieri

Congresso Internazionale di Antropologia e Archeologia Preistoriche, Bologna, 1871

Luigi Frati

Antonio Zannoni

Edoardo Brizio

Bibliografia

Serafino Calindri

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Il nome di Serafino Calindri (1733-1811) è principalmente legato alla compilazione di un dizionario atlante (Dizionario corografico, georgico, orittologico, storico… della Italia..., Bologna 1781-1785) che, nelle intenzioni dell'autore, avrebbe dovuto illustrare tutta l'Italia nei più diversi aspetti (economici, storici, statistici, topografici, fisici, geologici) di cui non furono pubblicati che sei tomi: cinque sulla collina e montagna ed uno sulla pianura bolognese. Il Dizionario è considerato una fonte di indubbio valore per la conoscenza della realtà economico-sociale del Bolognese nell'ultimo quarto del Settecento, grazie soprattutto alle notizie di prima mano fornite all'autore da corrispondenti locali, ma anche un'opera di valore storico, in cui sono pubblicati numerosi documenti medievali.

BIOGRAFIA >

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  SERAFINO CALINDRI, Dizionario corografico, georgico, orittologico, storico ec. ec. ec. della Italia composto su le osservazioni fatte immediatamente sopra ciascun luogo per lo stato presente, e su le migliori memorie storiche e documenti autentici combinati sopra luogo per lo stato antico...
Bologna, Stamperia di San Tommaso d'Aquino, IV, 1782

Nel trattare della comunità di Panico, il Calindri segnala che [p. 217]
"poco al di là dell'Osteria di Marzabòtte, trovasi una come penisola di terra, o dicasi una lingua, sporgente dentro Reno detta il piano di Misàno, nel quale è un forte macigno attraverso, che non è suscettibile di disfacimento, tanto è compatto e forte, al di quà e al di là dello stesso, in occasione di scavi, trovansi una quantità di fondamenta di muri di varia grossezza, alcune delle [p. 218] quali sembrano avvanzo di un'antica Terma, o di qualche grandioso Tempio d'Idoli; quivi trovansi ad ogni tanto anuli, Idoletti di bronzo per lo più in atteggiamenti disonesti, e molte antiche Monete...",
di cui fornisce la descrizione. Si augura anche che, prendendo spunto da questi ritrovamenti, qualcuno componga una dissertazione che confuti le "fòle", le favole, di Leandro Alberti e di Antonio di Paolo Masini. I ritrovamenti descritti dal Calindri dovettero attendere quasi un secolo per venire studiati e replicati dalla campagna di scavi promossa da Giovanni Gozzadini.


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SERAFINO CALINDRI, Appunti per la compilazione del Dizionario corografico …

Nelle pagine dei suoi nove taccuini di appunti presi al fine di compilare il suo enciclopedico Dizionario, il Calindri annotò per i diversi luoghi indicazioni demografiche, artistiche, topografiche, archeologiche, come nel rilevare varie iscrizioni pagane e cristiane venute in luce a Budrio. L'estremo disordine delle varie annotazioni deriva dal succedersi in tempi diversi della raccolta di queste informazioni, sia sul luogo che tramite corrispondenti, che attraverso la bibliografia.

 

SERAFINO CALINDRI, Appunti per la compilazione del Dizionario corografico …

Nelle informazioni relative a Castel San Pietro, Calindri riporta vari ritrovamenti archeologici: da un lato osserva l'antichità dei macigni che costituivano la base del ponte sul Sillaro (che gli archeologi oggi ritengono romana), poi annota la forma e il testo della lapide venuta in luce presso la chiesa di San Pietro (primo nucleo attorno a cui fu impostato il borgo franco bolognese nel 1199) e che ricorda la dea Opi. La stessa iscrizione era conosciuta anche da Giacomo Biancani Tazzi. Infine riporta un frammento di iscrizione funebre venuto in luce nel 1772 nei pressi di Castel San Pietro. Le numerose informazioni annotate dal Calindri relative a tutta la pianura bolognese non furono mai usate per comporre i relativi volumi, tranne quelle per la zona di Sant'Agata, pubblicata nel VI volume.

 


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