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Giovanni Gozzadini e Maria Teresa di Serego-Allighieri
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Giovanni Gozzadini (1810-1887) fu presidente
perpetuo della R. Deputazione di Storia Patria per le
Province di Romagna, la quale aveva anche competenze
di tutela archeologica. Nel 1853 scoprì in una
sua tenuta agricola le prime tombe della necropoli di
Villanova. Gli scavi eseguiti a spese del Gozzadini
stesso, portarono allo scoprimento di 122 tombe. Nel
1862 avviò una campagna di scavi che portò
alla scoperta del centro etrusco di Marzabotto. Nel
1878 fu nominato direttore generale del nuovo Museo
Civico bolognese, inaugurato nel 1881.
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Maria Teresa di Serego-Allighieri (1812-1881) ebbe
grande influenza sul percorso culturale e politico del
marito. Abile ed elegante disegnatrice, rilevò
tombe e corredi ritrovati nei poderi di Villanova; improvvisatasi
restauratrice, provvide a ripulire e restaurare i reperti
archeologici frammentari.
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BIOGRAFIA
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GIOVANNI GOZZADINI, Lettera
al conte Benassù Montanari, Ronzano, 6
luglio 1853
"A caso è più d'un mese
nella nostra Villanova fu rinvenuto un antico
sepolcro formato da alcuni rozzi macigni e da
un vaso fittile ossuario.
Il risultato delle ricerche fatte finora è
35!...
La forma dei sepolcri e dei vasi non lascia dubbio
che siano etruschi".
Giovanni Gozzadini
dà la grande notizia al cugino Benassù:
il 18 maggio 1853 nella sua tenuta di Villanova
furono scoperte alcune tombe a cremazione che
segnarono l'inizio della grande epopea archeologica
bolognese. La campagna del 1853 che si concluse
con la scoperta di ben 122 tombe, fu tutta a spese
del conte Gozzadini quasi costantemente presente
nell'area del "campo cemeteriale" assieme
alla moglie Maria Teresa di Serego Allighieri,
assistito spesso da Francesco Rocchi (professore
di archeologia all'Università di Bologna)
e da Luigi Frati (archeologo e conservatore del
Museo antiquario dell'Università).
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GIOVANNI GOZZADINI, Di un sepolcreto
etrusco scoperto presso Bologna
Bologna, Soc. Tip. Bolognese e Ditta Sassi, 1854
"La relazione del mio scavo,
che mi ha costate non so di quante noie, è già
compiuta, il ms. sta per diventare una stampa, il dado
è ormai tratto. E quale ne sarà il risultato?"
Così scriveva Gozzadini al cugino conte Benassù
Montanari in una lettera del 18 settembre 1854, per
annunciargli la pubblicazione della sua prima opera
archeologica su Villanova. La novità dell'opera
consisteva nell'ampia illustrazione, anche grafica,
di un grandissimo numero di materiali appartenenti ad
un sepolcreto con caratteristiche omogenee riferibili
al "popolo degli Etruschi". Il volume ebbe
una circolazione limitata agli addetti ai lavori e agli
amici, ma fu subito oggetto di recensioni e presentazioni
nelle principali riviste scientifiche del tempo, aprendo
un ampio dibattito che sarebbe proseguito ben oltre
la seconda campagna di scavi.
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GIOVANNI GOZZADINI, Verbali,
note, descrizioni di oggetti, rilievi, disegni
e altre notizie relative agli scavi suddetti compiuti
a Villanova negli anni 1853-1855
Quadernetti di appunti che
testimoniano il metodo di lavoro di Gozzadini,
sempre presente sullo scavo con i suoi notes su
cui appuntava anche il più piccolo particolare.
Proprio perché si proponeva di fare una
pubblicazione del sepolcreto annotava tomba per
tomba gli oggetti che ne costituivano il corredo,
l'orientamento e la posizione degli scheletri;
faceva rilievi, schizzi, note, disegni dei pezzi
con i relativi riferimenti sia spaziali che temporali.
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MARIA TERESA DI SEREGO-ALLIGHIERI,
Corredo e tomba in cassa di ciottoli
Disegno a matita; mm. 300x230
In basso a destra annotazione
manoscritta del Gozzadini "Disegnato dalla
Nina dal vero a Villanova". Nella tomba
a sinistra sono visibili l'ossuario con decorazione
a meandri, piattelli e scodelle, alcune con decorazione
a serpentelli impressi, due fibule a sanguisuga
o a navicella con staffa allungata, un braccialetto
a capi sovrapposti.
La Nina di cui si parla nell'annotazione sul disegno
è la moglie di Gozzadini, Maria Teresa
di Serego-Allighieri, una cugina veronese che
il conte sposò nel 1841 e che avrebbe avuto
un ruolo fondamentale sia nella sua vita privata
che in quella pubblica e scientifica.
Maria Teresa, famigliarmente detta Nina, partecipò
molto attivamente alle operazioni di scavo di
Villanova disegnandone molte tombe, ricomponendo
quasi tutto il vasellame recuperato, che fu portato
nella loro villa di Ronzano per essere studiato
e restaurato.
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MARIA TERESA DI SEREGO-ALLIGHIERI, Cinque vasi etruschi
Disegno a matita; mm. 350x220
In basso a destra annotazione manoscritta del Gozzadini
"Disegnato dalla Nina dal vero a Villanova".
Le note esplicative di mano del Gozzadini sono forse
propedeutiche alla pubblicazione dei pezzi. Il vaso
biconico n. 10 reca l'annotazione "l'ho io".
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GIOVANNI GOZZADINI, Scavo
di Villanova. 1°scavo 18 Mag. 1853
A sinistra Pianta approssimativa
di tutta l'area scavata dal 1853 al 1855 con le
misure in piedi bolognesi, a destra pianta di
un settore del sepolcreto con le tombe 36 - 54
(7° scavo, 14 settembre 1853). In basso note
esplicative. Si tratta di un fascicolo manoscritto
di 22 carte, esempio della metodologia di lavoro
di Gozzadini nello scavo di Villanova. In esso
il Conte archeologo appunta, con la precisione
e l'accuratezza che gli sono propri, i vari scavi
e le relative date, dal primo del 18 maggio 1853
al tredicesimo del 14 ottobre, con tutto quello
che affiorava e di cui dava descrizione accurata,
misure, schizzi. In ultima pagina c'è questa
Pianta approssimativa di tutta l'area scavata
con l'indicazione topografica dell'ubicazione
dei vari tumuli.
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Marzabotto - Sepolcreto nord in corso di sistemazione
Fotografia, mm. 160X230
Al centro le casse tombali - di lastre di travertino,
originariamente interrate e segnalate da ciottoli o
colonnette di pietra - che furono ricostruite fuori
terra senza nessuna corrispondenza topografica con la
posizione originaria; a sinistra sul fondo è
visibile villa Aria.
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GIOVANNI GOZZADINI, Marzabotto - Pozzi sepolcri
N. 5 e N. 6 (presso la casa di Misano)
Fascicolo manoscritto in cui Gozzadini descrive quelli
che lui definiva pozzi-sepolcri. Avendo trovato nell'area
di Marzabotto alcuni pozzi contenenti scheletri si era
convinto che costituissero un particolare tipo di sepoltura
a inumazione. Più tardi si capì che non
erano altro che pozzi per acqua, usati come luoghi di
sepoltura solo in una fase di abbandono della città
etrusca.
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GIOVANNI GOZZADINI, Marzabotto
Podio D in corso di scavo
Disegno a penna bleu eseguito dal Gozzadini
nel 1865. Documenta i lavori di sterro fatti eseguire
da Pompeo Aria nell'acropoli della città etrusca
di Marzabotto di cui ancora però non si conosceva
l'esistenza. I resti del grande podio con rivestimento
di travertino non vennero abbattuti per merito di Gozzadini
che lo riteneva, anche se erroneamente, il basamento
di una tomba ricoperta da un tumulo di terra. Nella
realtà il podio era parte del complesso degli
edifici di culto dell'acropoli.
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Vaso etrusco
Disegno a matita acquerellato del frammento di un cratere
etrusco a figure rosse proveniente dagli scavi di Marzabotto,
con disegno a penna della ricostruzione del profilo
del vaso.
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Marzabotto - Pianta degli
edifici dell'acropoli
Disegno a penna e a matita,
acquerellato, con annotazioni autografe del Gozzadini,
circa 1864.
La pianta in scala 1:200 documenta
lo stato delle strutture murarie messe in luce
fino a quel momento. Gozzadini interpretò
gli edifici come tombe monumentali, ma nella realtà
essi corrispondono, partendo dal basso a sinistra,
ad un muro di terrazzamento, ad un podio con scala
di accesso, ad un grande tempio a tre celle, a
un piccolo podio con pozzo e scala di accesso,
ad un edificio templare di ignote dimensioni.
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"Monitore di Bologna. Giornale
politico quotidiano", anno XII, n. 341, 7 dicembre
1871
Il "Monitore di Bologna",
quotidiano da sempre ostile a Gozzadini, pubblica su
questo numero un'accusa infamante nei confronti del
Conte, che definisce offensivamente "archeologo
e preistorico dilettante". Secondo la testata,
Gozzadini, che si era visto demolire a livello scientifico
la tesi di Marzabotto-necropoli, avrebbe operato un'illegalità,
cioè convinto il cav. Aria a celare, sotterrandole,
le tracce dell'abitato.
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MARIA TERESA DI SEREGO-ALLIGHIERI, Lettera a Giovanni
Capellini, Roma Albergo Europa alla Trinità dei
Monti, 8 dicembre 1871
I coniugi Gozzadini si trovano in quei giorni a Roma
e l'amico Giovanni Capellini invia il numero incriminato
del "Monitore" a Maria Teresa Gozzadini che
ne rimane sconvolta, amareggiata e soprattutto preoccupata
che una tale notizia possa far ammalare il marito. All'insaputa
del conte quindi, con energia e autorevolezza, chiede
l'aiuto di Capellini per una ricusazione dell'accusa
da parte di Pompeo Aria.
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"Monitore di Bologna. Giornale
politico quotidiano", anno XII, n. 343, 9 dicembre
1871
Smentita da parte del cav. Pompeo Aria
che dichiara assolutamente false le notizie giunte al
quotidiano "non si sa di dove né da chi".
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MARIA TERESA DI SEREGO-ALLIGHIERI, Lettera a Giovanni
Capellini, Roma 12 dicembre 1871
Maria Teresa di Serego Allighieri non è completamente
soddisfatta della smentita di Aria, a suo parere non
sufficientemente energica e incisiva da fugare qualsiasi
tipo di dubbio. Inoltre, piccata, proseguendo lo sfogo
con Capellini "...in tale circostanza (Aria) poteva
aggiungere due parole rispettose verso chi à
fatto tanto per Marzabotto, ed à messo in luce
un nome di famiglia più che ignota".
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