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Filippo Schiassi (1763-1844) fu
professore di Numismatica ed Antiquaria, dal 1815 di
Archeologia presso l'Università di Bologna, nonché
Reggente della stessa negli anni 1817-1824. Nel 1810
riaprì il Museo Antiquario dell'Università
che, erede della "Stanza delle Antichità"
dell'Istituto delle Scienze fondato dal Marsili, ebbe
vita autonoma fino al 1878. Nel 1814 ne pubblicò
la Guida.
Fu autore di numerose pubblicazioni su svariati argomenti
di antiquaria, soprattutto romana, spesso incentrati
su ritrovamenti archeologici recenti del territorio
bolognese (un'armilla d'oro, una gemma etrusca incisa,
medaglie consolari, fittili dipinti). La sua opera più
nota è una raccolta di epigrafi antiche intitolata
Lexicon epigraphicum Morcellianum, in tre volumi
editi tra il 1835 e il 1838. Diede inoltre alle stampe
la dissertazione di Giacomo Biancani Tazzi sulle pàtere
etrusche.
BIOGRAFIA
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FILIPPO SCHIASSI, De pateris antiquorum
ex schedis Iacobi Tatii Biancani sermo et epistolae
Bologna, Tipografia Giuseppe de' Franceschi, 1814
Si tratta della lezione inaugurale dell'anno
1808 tenuta nel Regio Archiginnasio da Filippo Schiassi, titolare
della cattedra di Archeologia dopo il rinnovamento del corso
degli studi superiori attuato da Napoleone Bonaparte.
Alla lezione, chiamata discorso (sermo), seguono lettere
indirizzate ad eruditi italiani ad illustrazione degli specchi
riprodotti nelle tavole finali.
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Frontespizio e incisione dello studio su una armilla (monile) |
La preziosa armilla fu rubata e la polizia diramò una circolare per la sua ricerca |
Frontespizio e incisione dello studio su una gemma incisa |
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Pianta del Museo delle Antichità
della Regia Università di Bologna, in FILIPPO SCHIASSI,
Guida del forestiere al Museo delle Antichità della Regia
Università di Bologna
Bologna, Tipografia Giuseppe Lucchesini, 1814
Al contrario delle lezioni universitarie ancora
pronunciate e scritte in latino, la guida del Museo, appartenuto
all'Istituto delle Scienze e poi divenuto dell'Università,
è scritta in italiano perché era rivolta alle
persone di cultura, ma non necessariamente specialiste. La
tavola finale rispecchia la sistemazione in Palazzo Poggi,
nuova sede dell'Università, della collezione antiquaria
formata dai nuclei aldrovandiano, cospiano e marsiliano, un
secolo dopo la donazione fatta da Luigi Ferdinando Marsili
all'Istituto delle Scienze.
Fra le interessanti annotazioni di ritrovamenti di oggetti
antichi in scavi occasionali, segnala (p. 106) lo scoprimento
casuale nel 1801 alla Certosa, durante i lavori per il nuovo
Cimitero, di armille contenute in un'urna cineraria. Nella
Guida, inoltre, Schiassi accetta ancora l'ipotesi che gli
specchi di bronzo siano oggetti votivi, ma in appunti rimasti
manoscritti (BCABo, F.S. Filippo Schiassi, cart. XIII, fasc.
7) avanza la nuova e corretta ipotesi di riconoscimento.
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FILIPPO SCHIASSI, Viaggio archeologico di Bologna.
Di tre monumenti di Bologna cioè di una lapide che attesta
il culto di Giove Dolicheno, di un puteale e di un laureto ad Apollo
ed al Genio d'Augusto, di un tempio ai pubblici Lari
Schiassi organizzò le sue lezioni di archeologia
come viaggi nei paesi europei e nelle regioni italiane più
ricchi di ritrovamenti e più significativi. Proponiamo gli
appunti relativi al viaggio archeologico attraverso la città
di Bologna, in cui egli inserì un foglietto che riproduce
un'iscrizione monumentale incisa su una lapide trovata nel "1768
fuori porta S. Isaia sul torrente Ravone" con un commento sul
culto a Giove Dolicheno, personificazione di una divinità
asiatica originaria della città di Dolico, in Anatolia. I
reperti oggetto della trattazione compresa nel fascicolo manoscritto
sono conservati presso il Museo Civico Archeologico.
Specchio in bronzo inciso
Bologna, Museo Civico Archeologico, inv. 1075
Il manufatto, di provenienza sconosciuta, già
appartenente alla Collezione Marsili, è databile ai primi
decenni del IV sec. a. C.Si tratta di uno specchio etrusco di forma
circolare con codolo da inserire in un manico lavorato a parte.
Sul lato posteriore è incisa una scena composta da tre personaggi:
al centro una donna che allatta un giovane, attentamente osservata
da un altro giovane. L'aspetto giovanile ma non infantile di Eracle
ha fatto supporre che si tratti di una variante etrusco-italica
del mito greco secondo il quale Era, la madre degli dei, attraverso
l'allattamento "adottava" Eracle, accogliendolo così
fra gli dei. Il terzo personaggio pare essere Iolao.
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