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Carlo Cesare Malvasia
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Carlo Cesare Malvasia (1616-1693)
insegnò Diritto civile e Diritto canonico nello
Studio bolognese. Al suo interesse per l'arte si lega
anche una notevole passione collezionistica: la raccolta
antiquaria, consistente in ventitré lapidi, frammenti
scultorei e reperti medievali, decorava la sua palazzina
di campagna chiamata La Torre, fuori porta San Donato;
nel 1716 la collezione fu donata dagli eredi all'Istituto
delle Scienze; da qui le lapidi sono confluite nel Museo
Civico Archeologico.
Dopo la pubblicazione nel 1683 della sua prima opera
epigrafica, dedicata all'esame della lapide enigmatica
di Aelia Laelia Crispis, rifacimento di un monumento
epigrafico del Cinquecento, nel 1686 pubblicò
Le pitture di Bologna, una guida aggiornata al patrimonio
artistico cittadino. Nel 1690 diede alle stampe lo studio
Marmora Felsinea, in cui esaminava epigrafi di
provenienza bolognese, perlopiù esemplari della
sua collezione.
BIOGRAFIA
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CARLO CESARE MALVASIA, Marmora felsinea
Bologna, Pisarri, 1690
L'antiporta, incisa da Francesco Maria Francia, mostra la
personificazione di Bologna circondata dai ricordi della sua
antica grandezza civile e militare: urne cinerarie, lapidi
funerarie, cippi votivi. Emblema dell'impresa editoriale è
la famosa frase scritta da Plinio il Vecchio sulla denominazione
della città in epoca etrusca: Bononia Felsina vocitata
cum princeps Etruriae esset
Bologna di nome Fèlsina quando era prima in Etruria
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Sullo sfondo la città reale, con gli edifici caratteristici
entro e fuori delle mura che la racchiudono.
L'incisione relativa alla stele dei Corneli, oggi conservata
nell'atrio del Museo Civico, mostra ancora la scena raffigurata
nel timpano, che fu scalpellata dai Francesi al loro arrivo
a Bologna, nel 1796, perché ritenuta uno stemma nobiliare.
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CARLO CESARE MALVASIA, Marmora felsinea
Il manoscritto originale della seconda parte dell'opera di
Malvasia mostra, fra le altre classi di reperti archeologici,
le urne sepolcrali in terracotta. A questo punto il Malvasia
inserisce un brano del Legati che descrive le urne conservate
nella collezione Cospi e le raffigura. Il disegno delle due
urne della pagina di sinistra, ritrovate a Casaglia, costituisce
quindi un confronto con il collo e i manici dell'urna descritta
dal Malvasia nella pagina di destra.
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CARLO CESARE MALVASIA, Marmora felsinea
Il manoscritto originale della prima parte dell'opera di
Malvasia Marmora felsinea, fra numerosissimi disegni di oggetti
antichi, mostra quello di una lapide pertinente al culto della
dea Iside ritrovata fuori porta San Mamolo, allora acquisita
dal Malvasia e conservata in una sua dimora suburbana nobiliare.
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