Archiweb- Biblioteca digitale dell'Archiginnasio Quell'amor d'antico
   
Presentazione

Bologna princeps Etruriae fra Sei e Settecento

Ovidio Montalbani

Thomas Dempster

Ferdinando Cospi e il suo Museo

Carlo Cesare Malvasia

Antiquari, eruditi, collezionisti

Luigi Ferdinando Marsili

Serafino Calindri

Giacomo Biancani Tazzi

Filippo Schiassi

La grande stagione archeologica bolognese

Pelagio Palagi

Giovanni Gozzadini e Maria Teresa di Serego-Allighieri

Congresso Internazionale di Antropologia e Archeologia Preistoriche, Bologna, 1871

Luigi Frati

Antonio Zannoni

Edoardo Brizio

Bibliografia

Carlo Cesare Malvasia

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Carlo Cesare Malvasia (1616-1693) insegnò Diritto civile e Diritto canonico nello Studio bolognese. Al suo interesse per l'arte si lega anche una notevole passione collezionistica: la raccolta antiquaria, consistente in ventitré lapidi, frammenti scultorei e reperti medievali, decorava la sua palazzina di campagna chiamata La Torre, fuori porta San Donato; nel 1716 la collezione fu donata dagli eredi all'Istituto delle Scienze; da qui le lapidi sono confluite nel Museo Civico Archeologico.
Dopo la pubblicazione nel 1683 della sua prima opera epigrafica, dedicata all'esame della lapide enigmatica di Aelia Laelia Crispis, rifacimento di un monumento epigrafico del Cinquecento, nel 1686 pubblicò Le pitture di Bologna, una guida aggiornata al patrimonio artistico cittadino. Nel 1690 diede alle stampe lo studio Marmora Felsinea, in cui esaminava epigrafi di provenienza bolognese, perlopiù esemplari della sua collezione.

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CARLO CESARE MALVASIA, Marmora felsinea
Bologna, Pisarri, 1690

L'antiporta, incisa da Francesco Maria Francia, mostra la personificazione di Bologna circondata dai ricordi della sua antica grandezza civile e militare: urne cinerarie, lapidi funerarie, cippi votivi. Emblema dell'impresa editoriale è la famosa frase scritta da Plinio il Vecchio sulla denominazione della città in epoca etrusca: Bononia Felsina vocitata cum princeps Etruriae esset
Bologna di nome Fèlsina quando era prima in Etruria


Sullo sfondo la città reale, con gli edifici caratteristici entro e fuori delle mura che la racchiudono.
L'incisione relativa alla stele dei Corneli, oggi conservata nell'atrio del Museo Civico, mostra ancora la scena raffigurata nel timpano, che fu scalpellata dai Francesi al loro arrivo a Bologna, nel 1796, perché ritenuta uno stemma nobiliare.


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CARLO CESARE MALVASIA, Marmora felsinea

Il manoscritto originale della seconda parte dell'opera di Malvasia mostra, fra le altre classi di reperti archeologici, le urne sepolcrali in terracotta. A questo punto il Malvasia inserisce un brano del Legati che descrive le urne conservate nella collezione Cospi e le raffigura. Il disegno delle due urne della pagina di sinistra, ritrovate a Casaglia, costituisce quindi un confronto con il collo e i manici dell'urna descritta dal Malvasia nella pagina di destra.

 

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CARLO CESARE MALVASIA, Marmora felsinea

Il manoscritto originale della prima parte dell'opera di Malvasia Marmora felsinea, fra numerosissimi disegni di oggetti antichi, mostra quello di una lapide pertinente al culto della dea Iside ritrovata fuori porta San Mamolo, allora acquisita dal Malvasia e conservata in una sua dimora suburbana nobiliare.

     

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