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Pelagio Palagi
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La passione di Pelagio Palagi (1775-1860)
per l'antico lo portò a formare una ricca collezione
di antichità egizie, greche, etrusche, romane
e oggetti d'arte medievale e moderna, un medagliere,
una raccolta di incisione e di disegni suoi e di altri
artisti che, insieme alla biblioteca e all'archivio
personale, destinò per lascito testamentario
al Comune di Bologna
I reperti archeologici, provenienti dalla sua collezione,
costituiscono uno dei nuclei principali del Museo Civico.
BIOGRAFIA
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Pergamena di concessione
del titolo di Cavaliere dell'ordine dei Santi Maurizio
e Lazzaro da parte del re di Sardegna Carlo Alberto,
con bolla, 9 dicembre 1831 |
Le motivazioni dell'affiliazione
all'ordine cavalleresco sono le seguenti: "Il
distinto zelo, e la rara intelligenza con cui il valente
Pittore Pelagio Palagi da Milano si è adoperato
per la felice riuscita dei lavori che per Regio Nostro
volere, alla direzione di lui affidati, eseguiti vennero
al Real Nostro Castello di Racconigi, mentre comprovano
la fama che gli ha meritamente procacciata la squisita
sua perizia nell'arte, gli acquistarono pure la particolare
Real Nostra soddisfazione". Nella decorazione
del castello sabaudo Palagi mise a frutto la sua vasta
conoscenza dell'arte antica, proponendo ambienti decorati
in stile etrusco, egizio, medievale.
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Passaporto rilasciato dal Regno Lombardo-Veneto,
Provincia di Milano, a Pelagio Palagi per un anno, 18
maggio 1832
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Lettera con cui l'Instituto di Corrispondenza Archeologica
di Roma comunica al Palagi la cooptazione fra i soci
ordinari, 9 dicembre 1840
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Catalogo della libreria del cavaliere Pelagio Palagi
per ordine d'alfabeto
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Palagi risiedeva a Milano quando, chiamato da Carlo
Alberto, dovette recarsi nel Regno di Sardegna per seguire
i lavori di restauro e decorazione del palazzo reale
di Torino e dei castelli di Pollenzo e di Racconigi.
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L'Istituto, fondato a Roma nel 1829 da archeologi tedeschi,
aveva lo scopo di "promuovere e propagare la coltura
d'ogni ramo di sapere che all'archeologia si rapporti".
Il Palagi ebbe una fitta corrispondenza con Eduard Gerhard
e poi, dopo la sua morte, con Emil Braun, direttori
dell'Istituto, anche per avere indicazioni e informazioni
sui pezzi archeologici e sui libri da acquistare.
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Il manoscritto, pronto per la stampa a Torino presso
Destefanis, reca la data 1847, ma non fu mai pubblicato.
Alla lettera L si può notare elencato il volume
di "Laborde Alexandre, Collection des vases grecs
de M. le Comte de Lamberg. Paris 1813.=1828. Tom. 2
in fol. avec fig. coloriées".
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ALEXANDRE-LOUIS LA BORDE, Collection des vases grecs
de M.r le comte de Lamberg
Paris, Imprimerie de Jules Didot Ainé, 1824
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GIOVAN BATTISTA PIRANESI, Differentes vues de...
Pesto
s.n.t. [1770 ca.]
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GIUSEPPE NIZZOLI, Impressioni su ceralacca di scarabei
e placchette egizi
Cairo, 23 aprile 1826
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Il volume faceva parte della libreria di Pelagio Palagi
e passò alla Biblioteca dell'Archiginnasio con
la sua donazione testamentaria. Descrive la ricchissima
collezione di vasi greci del conte di Lamberg, che fu
ambasciatore austriaco a Napoli alla fine del Settecento.
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Anche questo splendido volume di incisioni, raffiguranti
diverse vedute dei templi di Paestum, proviene dal legato
Palagi. Pastori, suonatori di strumenti popolari, hanno
dimora fra le imponenti colonne del tempio di Nettuno.
L'incisione è del figlio di Giovanni Battista,
Francesco Piranesi.
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L'impressione sulla ceralacca calda di scarabei e placchette
finemente incisi e figurati permette una migliore visione
del disegno e della scritta. Il foglio, reimpiegato,
costituiva per il collezionista un repertorio dei pezzi
posseduti da porre in vendita.
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PELAGIO PALAGI, Cratere apulo a colonnette dipinto
a figure rosse
Disegno, mm 410x260
Il disegno acquerellato raffigura un cratere apulo
a colonnette, di cui è visibile la scena del
lato A che raffigura una donna seduta su una roccia,
vestita con un chitone e adornata da una fascia sul
capo con nastri, orecchini, collana e armille. Nella
sinistra ha un cestello contenente un oggetto rotondeggiante
e una fila di rosette e fiori a tre petali. Davanti
a lei è un giovane, con la gamba destra appoggiata
a una roccia e il corpo piegato in avanti, che indossa
il caratteristico costume indigeno: corto giubbotto
a strisce verticali bianche, gialle e nere, cinto alla
vita da una fascia, alto copricapo conico e calzari
allacciati lateralmente. Nella destra, protesa verso
la donna, regge uno strumento musicale, nella sinistra
una corona di mirto bianca. Il disegno è fornito
delle misure del pezzo archeologico, espresse sia in
metri che in braccia di Milano. Il vaso, proveniente
dal lascito Palagi, è oggi esposto al Museo Civico
Archeologico.
Altri disegni della collezione Palagi di argomento
etrusco-italico e romano (Gabinetto Disegni e Stampe
della Biblioteca comunale dell'Archiginnasio):
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Le pitture antiche d'Ercolano e contorni incise
con qualche spiegazione.
Tomo primo. Napoli MDCCLVII.
Frontespizio e antiporta di un'altra importante
opera a stampa facente parte della collezione
di Pelagio Palagi e oggi conservata nella Biblioteca
comunale dell'Archiginnasio.
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