LA MOSTRA
A difesa della repubblica romana
Patrioti in esilio
L'esilio negli Stati Uniti
Il lungo silenzio epistolare
Le prime conferenze
I piroscafi atlantici
Esperimenti aeronautici
La nave aerea (Air-ship) o dirigibile
Filopanti e Sumner
L'esilio a Londra
Miranda
Il rientro in Italia
Professore dell'infinito
La morte
Enrica Gotti Filopanti
MATERIALI DI LAVORO
Opere a stampa di Filopanti
Manoscritti di Filopanti nei fondi dell'Archiginnasio
Bio-bibliografia
Filopanti nel web
Testimonianze letterarie
Le invenzioni
DOCUMENTAZIONE MOSTRA 2012
Foto e filmati
Cartella stampa
Pieghevole e manifesto
Altre iniziative
 

L'esilio negli Stati Uniti

 


 


Dal «The Morning Post» del 10 gennaio 1850: «Tra gli altri esuli famosi che recentemente sono arrivati in questa città vi è il Signor Filopanti, ex professore a Bologna ed ex membro dell’Assemblea Romana. Egli fu il primo a proporre la Repubblica in quella notte memorabile nella quale i rappresentanti degli Stati Romani decisero di dare un governo al proprio paese».

Dal «Journal of Education for Upper Canada», n. 3, febbraio 1850: «Un altro esule famoso – Tra i tanti illustri fuggitivi che sono sbarcati sulle nostre coste, annunciamo l’arrivo del Signor Filopanti, già professore nella rinomata Università di Bologna ed ex membro dell’Assemblea Romana».

Arrivato negli Stati Uniti, Filopanti si stabilì a New York, dove cominciò a frequentare gli altri esuli politici italiani, per la maggior parte repubblicani di fede mazziniana, come il generale Giuseppe Avezzana, già ministro della guerra nella Repubblica Romana, Eleuterio Felice Foresti, storico membro della Giovine Italia e Gian Francesco Secchi de Casali, fondatore a New York nel 1849 del giornale italiano «L’Eco d’Italia».
Dal «New York Daily Tribune » del 27 luglio 1850: «L’accoglienza del Gen. G. Garibaldi – Gli italiani di questa città hanno organizzato un comitato, composto da Avezzana, Foresti, Filopanti, Mianelli, Secchi di Casali e altri cittadini italiani, per l’accoglienza da dare al difensore della Repubblica Romana ed eroe di Montevideo. Siamo felici di sapere che il sindaco Woodhull riceverà il famoso italiano al suo arrivo. I generosi padroni di casa della Astor House hanno scritto una lettera, da consegnargli all’arrivo, con la quale lo invitano ad essere loro ospite. Apprendiamo anche che pochi giorni dopo il suo arrivo gli sarà offerto uno splendido banchetto presso lo stesso hotel».

Dal «Lloyds Weekly London Newspaper» del 1° settembre 1850: «L’accoglienza di Garibaldi a New York – Nel corso di un incontro di italiani al Monteverde il Dr. Valentino Mott Jr., in qualità di presidente, e il signor Filopanti come segretario, uno dei membri del comitato di accoglienza per Garibaldi, hanno letto il rapporto e la lettera con la quale l’eroe della libertà romana ha rifiutato i pubblici onori che si era deciso di offrigli. È stato deciso che i fondi raccolti per l’accoglienza del Generale Garibaldi, debbano essere offerti al coraggioso e fedele compagno di Garibaldi nel suo viaggio e nel suo esilio; durante l’incontro è stato deciso di ringraziare la stampa di New York, e soprattutto il «New York Herald» per la simpatia che ha sempre dimostrato nei confronti del generale Garibaldi e della causa della libertà italiana».

Dal «New York Daily Tribune» del 3 settembre 1850: «I funerali della moglie del generale Avezzana – Ieri, come già annunciato, si sono svolti i funerali della signora Avezzana. Sebbene piovesse molto forte, un discreto numero di uomini e di donne si sono ritrovati all’ora stabilita presso la casa del generale Avezzana. Tra gli altri vi era il generale Garibaldi. Il signor Filopanti ha tenuto un discorso molto adatto alla lugubre circostanza, che ha fatto scendere le lacrime sui volti di molti degli intervenuti».

Garibaldi arrivò negli Stati Uniti accompagnato dal capitano bolognese Paolo Bovi Campeggi (1814-1874) già eroico difensore di Roma dove, durante i combattimenti, aveva perso la mano destra. I due si stabilirono sull’isola di Staten Island, vicino a New York, ospiti dell’altro esule italiano Antonio Meucci (1808-1889). Qui, il futuro inventore del telefono, aveva aperto una fabbrica di candele.
L'immagine mostra il cottage a Staten Island dove Meucci ospitò l’Eroe dei Due mondi, poi trasformato nel Garibaldi Memorial.


In quella casa visse per un certo periodo anche Filopanti che così ne scriverà molti anno dopo in una lezione per i suoi studenti: «Io ebbi la fortuna di abitare per qualche tempo nel 1850, sotto un medesimo tetto con Garibaldi, a Staten Island vicino a Nuova York in America, presso Antonio Meucci, il quale fabbricava le candele steariche con un nuovo metodo da lui inventato, sostenuto dai capitali del nostro concittadino Lorenzo Salvi, egregio artista cantante, ed ottimo patriota. Vidi spesso Garibaldi aiutare qualche volta manualmente il nostro buono ospite nella fabbricazione delle candele. Poscia Garibaldi riprese la sua primitiva carriera di marinaio».

Da Staten Island, una volta alla settimana, Garibaldi e Bovi Campeggi si recavano a New York per ritirare la posta e per incontrarsi con Giuseppe Avezzana, Quirico Filopanti, Felice Foresti, Michele Pastacaldi e altri esuli italiani. Spesso si incontravano in una casa di Irving Place, ora demolita, per leggere e commentare insieme le ultime notizie provenienti dall’Italia e le comunicazioni inviate dal Comitato Rivoluzionario di Londra e da Giuseppe Mazzini. Garibaldi rimase a Staten Island fino all’aprile del 1851, quando decise di imbarcarsi alla volta del Sud America: qui per due anni tornò al suo vecchio mestiere di marinaio, navigando tra Cina, Filippine e Australia, facendo quindi ritorno a Staten Island nel settembre del 1853.

Le innovazioni introdotte dagli americani nell’ambito dei mezzi di trasporto dovette colpire molto Filopanti che spesso ne scriveva al suo amico Giordani. In questa lettera del 2 maggio 1851 parla, ad esempio, delle ferrovie: «Qui fanno passare i convogli nel bel mezzo delle strade anche più frequentate della città: con che espediente credi tu che lo facciano? Con quali ingegni meccanici? Se ci pensi un anno non puoi trovarne un più semplice: te lo dirò tosto: con nessun espediente affatto. Cioè locomotiva e carri corrono sulle loro rotaie per le contrade della città, senza nessuna barriera».

Due immagini della città di New York e del suo porto verso la metà del XIX secolo. New York: la ferrovia sopraelevata nella Third Avenue attorno al 1880.
 

 

Biblioteca dell'Archiginnasio
Credits | Data di creazione: novembre 2012 | Informativa sui cookie
I testi e le immagini sono riproducibili per uso personale e a scopo didattico e di ricerca, a condizione che venga citata la fonte. Non è consentito alcun uso a scopo commerciale o di lucro.