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«Il Resto del Carlino», 22 aprile 1908
«Il Resto del Carlino», 24 aprile 1908Enrica
Teresa Gotti nacque a Bologna il 16 aprile 1824, terza figlia
di Clemente (1798-1860) e di Carlotta Riva. Il padre fu dapprima
vice cancelliere del Governatorato di Budrio, poi funzionario
del tribunale di Bologna.
Enrica conobbe Filopanti quando era ancora bambina nel 1833:
quellestate infatti il giovane scienziato era stato
invitato da Clemente Gotti a trascorrere le vacanze nella
loro casa nella campagna di Budrio, in frazione Rabuina. In
cambio dellospitalità ricevuta, Filopanti avrebbe
fatto da precettore ai due figli maschi del Gotti, fratelli
maggiori di Enrica.
Enrica si sposò con Filopanti il 29 giugno 1848 nella
chiesa parrocchiale di San Sigismondo e andarono a vivere
in casa del padre di lei, in via Belmeloro. Quando Filopanti
fu eletto come rappresentante di Bologna nellAssemblea
Costituente romana, Enrica scese con lui a Roma e lì
rimasero fino allestrema difesa del sogno repubblicano:
mentre il marito partecipava ai lavori dellAssemblea,
Enrica si dava attivamente da fare nellorganizzazione
dei soccorsi ai patrioti feriti nei combattimenti con i francesi.
Alla caduta della Repubblica sembra che uscirono da Roma per
strade diverse. In una lettera allamico Giordani del
30 agosto 1849 Filopanti infatti scriveva: «Arrivato
a Livorno, ebbi la consolazione di sapere che la mia Enrica
era giunta in buona salute in seno alla sua famiglia».
Il periodo tra il giorno del matrimonio e quello della fuga
da Roma, fu lunico che Enrica e Filopanti passarono
insieme, come marito e moglie, in tutta la loro vita, come
ricorderà Filopanti stesso alla moglie in una lettera
del 1857: «Lanno che abbiamo
vissuto insieme». Al momento di lasciare Roma,
Enrica, con ogni probabilità, era incinta, ma non sappiamo
se la bambina, alla quale fu dato nome Elena, sia nata morta
o se sia sopravvissuta qualche giorno dopo la nascita. Comunque,
allanagrafe del Comune di Bologna è registrata
la sua morte al 19 febbraio 1850. Filopanti a lungo non seppe
di questa cattiva notizia, tanto che ancora il 2 maggio 1851
in una lettera inviata alla moglie dagli Stati Uniti scriveva:
«Scrivi a lungo della figlioletta,
della quale, cosa dura, ho ancora da apprendere il nome».
Lei e Filopanti si rivedranno solo dieci anni più tardi,
al ritorno di questultimo in Italia dallesilio:
quando lui infatti rientrò in Europa dagli Stati Uniti,
stabilendosi a Londra, lei non lo raggiunse mai, mantenendo
solo rapporti epistolari. Enrica si sfogava a lungo col comune
amico Antonio Giordani della sua triste situazione: «Purtroppo,
le ultime lettere di Filopanti, benché più lunghe,
più amorevoli, non han fatto altro che peggiorare il
male recatomi col suo lungo primiero silenzio. [
] Ella
non sa tutta lamara trafila di dispiaceri che mi ha
fatto provare Filopanti sino dalla mia infanzia» (5
settembre 1851).
I rapporti tra Enrica e Filopanti durante i dieci anni di
esilio furono sporadici e molto altalenanti, un po a
causa dellintervento della censura pontificia, che intercettò
alcune lettere, un po per volontà degli stessi
interlocutori: lei infatti non lo raggiunse mai, né
negli Stati Uniti, né a Londra, anche perché
lui non la invitò mai esplicitamente.
Nelle lettere che si scambiarono si può avvertire sempre
una grande tensione e solo il lontano ricordo della passione
che li aveva animati un tempo. Le cose non migliorarono nemmeno
dopo che Filopanti rientrò definitivamente dallesilio,
tanto che fu lei, nel 1862, a partire per Londra dove restò
per buona parte degli anni Sessanta: aveva imparato linglese
in Italia e, non potendo il marito mantenere entrambi, lei
decise di cercare fortuna al di là della Manica. Nel
1865 Filopanti, sfruttando un viaggio di lavoro in Alsazia,
si allungò fino a Londra per tentare una rappacificazione.
Fu sconsigliato dallamico Giordani, che gli scrisse:
«Lannuncio che mi avete
dato della vostra partenza per Londra mi ha afflitto profondamente
perché mi preveggo le conseguenze» (23 maggio
1865).
Anche dopo il rientro definitivo in Italia, Enrica non tornò
mai a vivere con il marito che, per esempio, così scriveva
nel suo taccuino il 24 gennaio 1881: «Forte
scossa di terremoto a Bologna, mentre stavo collEnrica
venuta a per caso a vedermi dalla sua abitazione fuori di
Porta Azeglio».
A Bologna Enrica fu assunta dal Comune come insegnante di
inglese presso la Scuola Superiore Femminile. Dopo la morte
del marito, e dopo aver abbandonato il lavoro, visse gli ultimi
anni con due povere pensioni, una regia e una comunale.
Morì a Bologna il 21 aprile 1908. Il funerale fu celebrato
il giorno 23 in Santa Maria Maggiore, cui seguì la
sepoltura in Certosa.
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Lettera del 4 luglio 1833 di Giuseppe
Barilli, che non ha ancora assunto lo pseudonimo di Quirico
Filopanti, per annunciare il suo prossimo soggiorno estivo
a casa Gotti. |
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Roma, 1849: la Repubblica Romana chiama
a raccolta le donne per occuparsi dellassistenza
ai feriti. Enrica Filopanti (qui Enrichetta) risulta come
direttrice responsabile del locale di ambulanza
di Santa Teresa di Porta Pia. |
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«20 Agosto
1862, Mercoledì. Partii di Bologna collEnrica,
dalla quale mi separai a Piacenza. Incidente doloroso
poi consolante del suo carattere, in vettura. Telegrafato
ad Alessandria pel suo scialle dimenticato alla stazione
di Piac[enza]. La sera del 21 giunsi in Grazzano».
Come racconta Filopanti in questo taccuino conservato
nel fondo speciale in Archiginnasio, nell'agosto 1862,
partito con la moglie, lui si fermò a Piacenza,
lei proseguì da sola verso Nord, destinazione Londra. |
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Enrica e la famiglia Rossetti
Gabriele Pasquale Giuseppe Rossetti (1783-1854) fu un poeta,
critico letterario e patriota italiano originario di Vasto.
Per aver partecipato ai moti liberali del 1820 fu costretto
allesilio, prima a Malta e quindi, nel 1824, in Inghilterra
dove trascorse il resto della vita. Fu docente di lingua e
letteratura italiana al Kings College di Londra dal
1831 al 1847 e si sposò con Frances Mary Lavinia Polidori
(1801-1886), figlia di Gaetano Polidori (1764-1853), altro
esule italiano, politico, scrittore ed editore. Ebbero quattro
figli tutti attivi nel campo dellarte e della letteratura:
Maria Francesca, Dante Gabriel, William Michael e Christina
Georgina.
Maria Francesca (1827-1876) fu unapprezzata critica
letteraria, e si dedicò allo studio di Dante, pubblicando
nel 1871, The Shadow of Dante: Being an essay towards studying
himself, his world, and his pilgrimage. In seguito si
fece suora anglicana.
Dante Gabriel (1828-1882), il più celebre dei quattro,
si dedicò dapprima alla poesia, ma poi si affermò
come pittore. È ricordato per essere stato tra i fondatori
del movimento pittorico dei preraffaelliti.
William Michael (1829-1919), poeta e critico letterario, abbandonò
poi le discipline artistiche per dedicarsi al sostentamento
economico della famiglia lavorando come funzionario della
Agenzia delle Entrate.
Christina Georgina (1830-1894) divenne unapprezzata
poetessa: la sua prima raccolta, Goblin Market and Other
Poems (1862) ottenne un buon riscontro di critica. Fu
di lei che divenne amica Enrica Gotti Filopanti.
In alcune lettere tra la fine del 1865 e linizio del
1866 scritte allamica Amelia Barnard Heimann, Christina
le raccomandava Enrica Filopanti, qualora lei stessa o qualcuno
di sua conoscenza stesse cercando una maestra di italiano.
A Londra Enrica, oltre a frequentare casa Rossetti, conobbe
numerosi altri esuli e partecipò attivamente alla promozione
dellindipendenza dellItalia.
Fu in rapporti anche con Giuseppe Mazzini, che più
volte parlava di lei nelle lettere inviate a Emilie Ashurst,
moglie del patriota italiano Carlo Venturi e attivista per
i diritti civili nonché sostenitrice della causa italiana
e che in passato aveva conosciuto anche Filopanti.
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La famiglia Rossetti La famiglia
Rossetti nel 1863 nel giardino della Tudor House, la loro
abitazione londinese al n° 16 di Cheyne Walk. Dante
Gabriel, Christina, la madre e William Michael. |
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Christina, Maria Francesca,
la madre e Dante Gabriel. |
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In rosso, al 39 Great Coram
Street, labitazione di Enrica; in blu, al 16 Chenye
Walk, Tudor House (Casa Rossetti). |
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Christina Rossetti in un ritratto
dei primi anni Sessanta (a sin.) e in un ritratto a matita
realizzato da suo fratello Dante Gabriel nel 1865 (a ds.). |
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Enrica,
1865
Venne dal Sud tra di noi,
e fece del Nord, per un poco, la sua casa;
la nostra oscurità si rischiarò nel suo
sorriso,
la nostra lingua divenne più dolce nella sua bocca.
Ci rinfrescammo nella sua aura liberale,
rimpiccioliti dalla sua più ampia visione,
il suo fiore sbocciato ci fece più pallide
lei come lestate e noi come la neve.
Noi, accurate e corrette donne inglesi,
tutte coniate con il medesimo stampo,
calde nel cuore, ma fredde allapparenza,
tutte cortesi per amor proprio.
Lei, donna nella sua grazia naturale,
meno impedita dalle tradizioni della scuola,
cortese di natura e non per dottrina,
calda nel cuore e di aspetto cordiale.
Così per un poco lei fece la sua casa
fra di noi nel rigido Nord,
lei che uscì dallItalia
e scalò le Alpi e attraversò la schiuma.
Ma, se ci trovò come il nostro mare,
allapparenza freddo e senza colore,
cinto di roccia come il mare lei ci trovò
calme,
e nel profondo più profondo, forti e libere.
«Questa poesia è stata pubblicata
per la prima volta con il titolo An English Drawing
Room, in una raccolta intitolata Pictures Poesies,
Poems chiefly by Living Authors, 1874, con unillustrazione
di Houghton. Mi ricordo molto bene della donna alla quale
questi versi fanno riferimento una persona interessante,
tuttaltro che benvoluta dalla sorte. Era la signora
Enrica Barile (sic); suo marito aveva avuto la fantasia
di cambiare il proprio nome in Filopanti, così
anche lei si faceva chiamare signora Filopanti.
Suo marito (che io non ho mai visto) aveva delle pretese
da patriota italiano, seguace di Mazzini e Garibaldi
il secondo, in effetti, nelle sue Memorie, ha parlato
di lui con grande stima. Egli inoltre si occupò
della dottrina della metempsicosi e pretendeva che Dante
e Beatrice si fossero reincarnati in lui stesso e in sua
moglie.
Lamore assoluto verso il genere umano che lo aveva
spinto a cambiare il suo nome in Filopanti, sfortunatamente,
nei confronti di sua moglie si risolveva in nientaltro
che un semplice sentimento di affetto; così, dopo
un po lui le disse che lei avrebbe fatto meglio
a guardarsi intorno per procurasi dei mezzi di sostentamento
alternativi. Lei venne a Londra una donna dal carattere
davvero piacevole e luminoso, forse ancora sotto i trentanni,
attraente e di bellaspetto, e non lontana dallessere
proprio bella di certo, come mostra la poesia,
molto italiana nel carattere e nei modi. Fu attraverso
la signora Letizia Bell Scott che la nostra famiglia fece
la sua conoscenza. La Signora Filopanti è stata
quella donna che, quando Garibaldi venne in visita a Londra
nel 1864, tenne un breve e improvvisato discorso pubblico,
mentre costui se ne stava in piedi davanti a una gran
folla nel tragitto dalla stazione dei treni al centro
cittadino. La signora tentò di darsi alla carriera
di insegnante a Londra, ma con scarso successo. Dopo qualche
tempo se ne andò, e io ho ricevuto poche notizie
al suo riguardo fino al 1902; era ancora viva, e stava
in Italia. Qui, come nel componimento precedente En
Route, possiamo comprendere le forti simpatie e affinità
di Cristina nei confronti dellItalia».
Testo tratto da The poetical works of Christina Georgina
Rossetti, with memoir, notes &c by William Michael
Rossetti, London, Macmillan and Co., 1906, p. 486.
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«Unaltra
persona che ho conosciuto attraverso Scott è stata la
signora Enrica Filopanti, una donna italiana, graziosa e degna
di stima, che si è mantenuta per qualche anno in Inghilterra
per mezzo dellinsegnamento. Era sposata con un rivoluzionario
italiano, alquanto irrazionale, di nome Barile (sic). Costui
scelse di chiamarsi Filopanti, e di mettersi al servizio della
causa dellumanità nel suo complesso, ma senza includere
la moglie, che fu quindi lasciata ad arrangiarsi da sola. Una
breve poesia di Christina, intitolato Enrica, 1865, riguarda
questa donna, che è ancora viva in Italia».
Testo tratto da William Michael Rossetti, Some Reminiscences,
New York, Charles Scribners Sons, 1906, v. I, p. 135.
1864:
Garibaldi a Londra
L11 aprile 1864 Garibaldi giunse a Londra, accolto da
una folla entusiasta di oltre mezzo milione di persone. Tra
queste vi era anche Enrica Filopanti, che lo avvicinò
mentre, tra due ali di folla, lEroe dei due mondi provò
a raggiungere il luogo del ricevimento organizzato in suo
onore.
Da «The Daily News» del 12 aprile 1864: «Uno
dei segretari del Comitato dei Lavoratori si fece avanti e
lesse un saluto che fu fortemente applaudito. [
] Prima
che il generale potesse replicare, una donna italiana, la
signora Filopanti, si precipitò con entusiasmo sul
palco e rivolse nei confronti del Generale un discorso, del
quale solamente una parte fu udita per lequivoco che
si trattava di uninterruzione della cerimonia, come
in effetti era, ma fu piacevole, anche perché si venne
a sapere che la donna era in relazione con uno dei più
vecchi e stimati amici di Garibaldi: Benvenuto
lei disse benvenuto Garibaldi. Questo
popolo buono e generoso è qui per onorarti per il tuo
coraggio e la tua cavalleria, per le tue ambizioni generose
e degne di ogni cosa. Unammirazione grande come scoppi
di gloria irrompe spontaneamente dal cuore della maggior parte
delle persone, comè la più potente nazione
al mondo. Con questa espressione dei loro sentimenti e con
questa manifestazione della loro simpatia e della loro ammirazione,
essi dimostrano di essere amici della virtù, dellumanità
e della libertà. Io sono sopraffatta dalla gioia di
essere testimone di questo momento glorioso, di questa scena
di affetto. E tanto più per il fatto che sono concittadina
delleroe che tu hai così cordialmente salutato
con entusiasmo, e io oso alzare la mia voce in mezzo a questa
assemblea di inglesi per ringraziarli a tuo nome e a nome
dellItalia per lonore che stanno conferendo su
di noi. Garibaldi, possa il tuo patriottismo sacro e disinteressato,
essere gratificato dal trionfo finale della libertà
italiana contro il dispotismo. (Forti applausi)
Possa il tuo nobile esempio far sorridere tutti i cuori
e contribuire a impiantare fra le nazioni quellamore
e quella verità nel nome santificato della libertà,
che un giorno unirà lumanità in ununica
famiglia felice. (Applausi)
Durante il discorso, allinizio molto interrotto, ma
alla fine accolto con entusiasmo, Garibaldi si piegò
con cortesia verso la donna, continuando a fare con la mano
dei gradevoli gesti di rifiuto quando si faceva riferimento
ai suoi meriti».
Matilda Sharpe, Joseph Bonomi
the Younger (1868) Olio su tela. Londra, National Portrait
Gallery.
Enrica e la famiglia Bonomi
Oltre che dei Rossetti, in Inghilterra Enrica divenne intima
amica anche della famiglia del celebre scultore ed egittologo
di origini italiane Joseph Bonomi (1796- 1878). Il padre,
che era un celebre architetto, aveva costruito una grande
casa per tutta la famiglia, detta The Camels, nei pressi di
Wimbledon. Dopo che la moglie, Jessie Martin (1825-1859),
era morta ancora giovane, la sorella di lei, Isabella Mary
Martin andò a vivere con Bonomi per aiutarlo ad allevare
i quattro figli piccoli: Isabella (1853-1916), Cecilia (1855-1944),
Joseph Ignatius (1857-1930) e Marion (1858-90).
Enrica Filopanti fu assunta dal Bonomi come insegnante di
italiano proprio per le tre figlie femmine. Presso il Department
of Manuscripts and University Archives della Cambridge University
Library, restano molte lettere inviate nel corso degli anni
da Enrica a Joseph Bonomi e alla cognata.
In una lettera scritta a Joseph Bonomi il 26 settembre 1863
gli annunciava che avrebbe passato un periodo di vacanza ad
Ashurst Wood, Cast Griustead, nel Sussex: «La
mia cara e buona amica, la signora Epps, mi ha gentilmente
invitato a stare per un poco nella loro casa di campagna.
Sono sicura che la gradevole compagnia di cui io godrò,
così come le bellezze di questo posto così bello
e le piacevoli camminate allaria aperta faranno bene
sia alla mia salute, sia al mio spirito [
] Ma le difficoltà
sono grandi e io ho quasi la paura che sarò obbligata
a prendere la decisione di accantonare tutte le speranze.
Il mio tentativo si rivelerà un fallimento, ma almeno
non avrò il rammarico di non aver avuto casa in Inghilterra».
A un certo punto Enrica temette di dover rientrare in Italia,
come si legge in una lettera scritta a Miss Martin da Londra
il 4 maggio 1868: «Ho la speranza
che presto starò meglio, se solo non dovessi lasciare
Londra per andare a cercare maggiore fortuna nella mia nazione».
Nel 1872, per la prima volta da quando era partita, dieci
anni prima, Enrica scese in Italia per qualche mese, per passare
le vacanze. Si fermò prima a Bologna e poi andò
dal fratello Ludovico che si era trasferito a Castelleone
di Suasa, in provincia di Ancona, paese del quale diventerà
anche sindaco nel 1899. Così scriveva da Bologna a
Joseph Bonomi il 26 settembre 1872: «Comincio
a cavarmi la voglia dei miei cibi italiani, compresa ancora
la famosa mortadella, o Bologna sausage, come la chiamano
glinglesi. Mangio ancora della buona uva detta Moscatello.
Laspetto di Bologna è materialmente migliorato,
pure resta ancora a desiderare un miglioramento morale, che
sarebbe più importante».
Due mesi più tardi Enrica si trovava ancora in Italia,
a casa del fratello a Castelleone di Suasa, e proprio da qui,
il 29 novembre 1872, scrisse una lettera indirizzata alle
sue tre alunne di casa Bonomi: «Non
so ancora con precisione quando avrò il bene di riabbracciarvi,
ma sarà fra non molto».
Anche nel 1873 Enrica tornò in Italia per le consuete
vacanze in famiglia, a casa del fratello, ma forse questa
volta il ritorno in Italia non prevedeva il rientro in Inghilterra.
Così infatti concludeva una lettera scritta a Bonomi
da Castelleone di Suasa il 19 dicembre 1873: «Creda
che non mi scordo dei Cammelli: nome che mi suscita mille
care rimembranze. Creda che il mio cuore non cessa desserle
grato». In questa stessa lettera si rammaricava
di non aver incontrato lo stesso Joseph Bonomi che era passato
da Bologna, dove aveva fatto la conoscenza ed era stato ospite
del marito, Quirico Filopanti: «Filopanti mi scrisse
che il bel ritratto chio gli aveva fatto di lei non
era punto esagerato. Gli piacque pur molto lo spiritoso Peppino
[il figlio di Bonomi, n.d.r.]». E qui aggiunge una nota
polemica nei confronti del marito: «Questi
dovette trovare il vecchio pianoforte molto scordato. È
lunico mobile di casa mia che Filopanti ha conservato.
Ha fatto bene a rispettare almeno questa cara reliquia dei
bei tempi andati».
Anche dopo essere tornata definitivamente in
Italia, Enrica continuò a mantenere frequenti e cordiali
contatti epistolari con i suoi vecchi ospiti inglesi.
In una lettera dell11 febbraio 1876 indirizzata a Miss
Martin, scritta da casa del fratello nelle Marche, accenna
a una nomina arrivatale dalla Giunta comunale di Bologna,
nomina che però lei ha rifiutato, consigliata in tal
senso anche dal marito, perché lo scarso stipendio
ricevuto non le avrebbe consentito di vivere decorosamente:
«La mia rinuncia però non
fu accettata, a credo che il Consiglio stia per nominarmi
di nuovo, e allora non avrò più forse ragione
per ricusare». Infatti, dopo aver rinunciato
più volte allincarico, alla fine Enrica accettò.
Il 31 dicembre 1876 Enrica scrisse a Bonomi per annunciargli
che dalle Marche si sarebbe dovuta spostare a Bologna per
occupare il suo posto di insegnante di inglese presso la Scuola
Superiore Femminile.
Il 7 gennaio 1877 Enrica scrisse da Bologna a Joseph Bonomi
per chiedergli di aiutare un nipote del marito, tale Giuseppe
Barilli, che da lì a breve si sarebbe recato in Inghilterra
in viaggio di lavoro: «Gli occorrerebbe
una guida intelligente che possedesse bene litaliano
o almeno il francese, giacché egli non conosce che
imperfettamente linglese».
Il 5 luglio 1877 Enrica scrisse a Miss Martin per aggiornarla
sul suo nuovo lavoro di insegnate a Bologna. Disse di essere
molto felice e di aver ricevuto i complimenti della direttrice
della scuola. Accennò anche al fatto che per le vacanze
si sarebbe recata nuovamente da suo fratello e aggiunse: «Dove
passerò le vacanze del prossimo anno? Spero proprio
di poter venire a Londra con mio marito per venire a prendere
i miei libri e le lettere. Il mio più grande piacere
sarebbe quello di rivedere The Camels e i suoi gentili abitanti».
Questa è lultima lettera che ci rimane scambiata
tra Enrica e i Bonomi, in quanto di lì a qualche mese
Joseph sarebbe morto.
Enrica insegnante di inglese
Dalla metà degli anni Settanta alla fine dellOttocento,
Enrica Gotti Filopanti insegnò la lingua inglese presso
la Scuola Superiore Femminile di Bologna, inaugurata nel 1873
con sede in via de Foscherari 15.
Le Scuole Superiori Femminili erano nate in varie città
dItalia subito dopo lUnità, allo scopo
di fornire di unadeguata istruzione le ragazze provenienti
da famiglie benestanti. Non offrivano quindi una formazione
professionale, ma solo una buona preparazione culturale in
alternativa alle scuole private controllate dalla Chiesa,
di cui si temeva il carattere antipatriottico.
Frontespizio del
Regolamento per la scuola femminile superiore del comune
di Bologna. Giorno dell'inaugurazione 1. febbraio 1873,
Bologna, Regia tipografia, 1873.
Lettera
di Filopanti del 26 novembre 1875 alla direttrice della
Scuola Superiore Femminile.Nel Regolamento organico
del 1886, allart. 1, si legge:
«La Scuola superiore femminile ha per iscopo di
dare alle giovinette di agiata condizione una eletta educazione
conforme allindole della donna ed allufficio
al quale essa è chiamata nella famiglia e nella
società».
I programmi della Scuola di Bologna prevedevano in un
primo tempo solo lo studio obbligatorio della lingua francese,
a cui successivamente si aggiunse lo studio facoltativo
della lingua inglese.
Il 26 settembre 1875 Enrica Gotti Filopanti presenta domanda
per partecipare al concorso per linsegnamento di
francese e di inglese, ma il 31 ottobre Quirico Filopanti
scrive una lettera al Sindaco Gaetano Tacconi e alla Giunta
Comunale, nella quale chiede che nelleventualità
che la moglie vinca il concorso, possa insegnare soltanto
la lingua inglese.
Nei giorni successivi, ad Enrica giunge la nomina per
linsegnamento della lingua inglese.
Enrica invia il 29 novembre due lettere, una al Sindaco
Tacconi e una alla direttrice della Scuola Superiore femminile,
Teodolinda Francesca Pignocchi, con le quali comunica
il rifiuto dellincarico appena affidatole dalla
Giunta.
Nelle lettere Enrica motiva il rifiuto sulla base di riserve
riguardanti le modalità della nomina, non accettando
in sostanza di avere ottenuto un incarico provvisorio
e non definitivo.
Il 13 marzo 1876 il Sindaco Tacconi comunica a Enrica
Filopanti la nomina a insegnante stabile di inglese, ma
per motivi di salute Enrica chiede di poter iniziare linsegnamento
con lapertura del nuovo anno scolastico.
Il Sindaco scrive ancora a Enrica dopo alcuni mesi, chiedendole
se è intenzionata a iniziare linsegnamento
allapertura delle scuola, il 4 novembre, ma con
una lunga lettera datata 24 ottobre 1876, viene ribadito
un ulteriore rifiuto, questa volta per motivi economici,
dato che lo stipendio dellinsegnante di inglese
è troppo basso:
«Lo stesso mio marito mi prega
di dare tale rinuncia, allegando la sua presente e lunga
malattia, per la quale non potrebbe facilmente come dapprima
sperava, supplire allinsufficienza dello stipendio
assegnato alla Scuola dinglese [
] per uniformarmi
al desiderio di mio marito, sacrifico me medesima rinunciando
ad un posto chio aveva accettato con vera gioia
e riconoscenze. Finora non ho da rimproverarmi di essere
stata di troppo aggravio a mio marito, o di averlo colle
mie pretese osteggiato nelleffettuazione de
suoi intendimenti, né voglio deviare dalla mia
condotta passata».
Sembrano risentite le parole di Enrica, costretta a rinunciare
ad un lavoro sicuro, anche se non soddisfacente dal punto
di vista economico, e a tornare a casa del fratello, nelle
Marche, che si occupa amorevolmente di lei.
Finalmente, allinizio del 1877, Enrica riceve la
notizia che gli stipendi per linsegnamento del francese
e dellinglese sono stati equiparati. Ringrazia il
Sindaco Tacconi con una lettera datata 5 gennaio 1877,
ma per ragioni di famiglia rinvierà linizio
delle lezioni a dopo Pasqua.
Nei programmi di insegnamento della Scuola del 1886 la
lingua inglese è presente solo nella terza e quarta
classe, mentre il francese, allepoca più
diffuso dellinglese, si insegnava a partire dalla
prima classe.
Enrica continuerà ad insegnare inglese alla Scuola
Superiore Femminile fino allanno scolastico 1898-1899. |
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