Thomas Dempster nacque in Scozia, a Cliftbog,
presso Aberdeen, il 23 agosto 1579, da Thomas e Jeanne Leslie.
Dopo aver studiato a Cambridge, si recò a Parigi e
quindi in Belgio, a Lovanio. Qui fu reclutato con altri giovani
per restaurare la religione cattolica in Scozia e condotto
a Roma, dove, per un breve periodo, studiò presso il
Collegio Romano. Terminati gli studi nel collegio scozzese
di Douai in Francia, insegnò umanità, eloquenza
e diritto a Parigi, Tolosa, Montpellier, Nîmes e infine
nuovamente a Parigi. Recatosi a Londra, dove Giacomo I l'aveva
invitato come storico di corte, sposò Susanna Waller;
alla corte inglese tuttavia i ministri anglicani costrinsero
il re a congedarlo, in quanto cattolico. Dempster si recò
allora a Roma e, grazie alla protezione del cardinale Maffeo
Barberini (futuro papa Urbano VIII), ebbe l'incarico di docente
di Diritto all'Università di Pisa dal 1616 al 1619.
A Pisa egli riuscì a raccogliere
un'ampia collezione di materiali antiquari, storici e archeologici
sull'antica Etruria, fondandosi sui quali compilò il
manoscritto del De Etruria regali, opera commissionata
dal granduca Cosimo II, una delle prime volte a chiarire l'origine
ed il linguaggio degli Etruschi, che l'autore riteneva fossero
l'unico popolo autoctono della regione, il che spiegava la
singolarità della loro lingua.
L'opera era pronta per essere stampata
a Venezia, quando nel 1619 una grave lite con un gentiluomo
inglese guastò i rapporti tra Dempster e il Granduca,
che gli ordinò di lasciare la Toscana. Su invito del
cardinal legato Luigi Capponi, si stabilì a Bologna,
dove fu nominato professore di Umane Lettere all'Università,
riscuotendo notevole successo e risonanza. La sua opera maggiore
fu edita a Firenze solo nel 1723-24 dal nobile inglese Thomas
Coke per la cura soprattutto di Filippo Buonarroti, che aggiunse
all'opera anche un vasto apparato illustrativo. Il De Etruria
regali divenne per lungo tempo uno dei testi fondamentali
per l'etruscologia.
La vita di Thomas Dempster terminò
avventurosamente, mentre inseguiva la moglie, che era fuggita
con un amante e con i beni coniugali: colto da febbri, morì
a Bologna il 6 settembre 1625.
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