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L'esilio a Londra | Invenzioni in Inghilterra

 


 


Filopanti era un ingegnere che ragionava in grande per soddisfare il suo desiderio che identificava con la sua costante ricerca di verità e quindi con la vicinanza a Dio. Egli vedeva questo suo costante esercizio mentale anche come un contributo necessario per alleviare le sofferenze dell’umanità.
Definiva se stesso: «un uomo avvezzo a cercar sempre con amore la verità, come ad esprimerla senza ufficiali esagerazioni, e senza ufficiali reticenze. […] Seguiterò a prendere con filosofia il mondo qual è ! E a dirgli la verità, per tentare di renderlo un poco meno stolto, o un poco men tristo».
Sui precursori scriveva: «Troppo son facili li uomini a denigrare il non riuscimento, ed in ispecie le rivoluzioni apparentemente fallite. Dico apparentemente, perchè quantunque fatali per lo più a chi le tenta, purchè abbiano uno scopo giusto, giovan sempre più o meno agli altri. In primo luogo la non riuscita è un previo tributo che la inesorabil fortuna suole esigere in prezzo del susseguente riuscimento».
Sulle invenzioni scriveva: «Per quanto bella e ragionata sia un’invenzione nel suo concetto fondamentale, l’applicazione intoppa sempre in un gran numero di difficoltà pratiche, le quali poi ordinariamente si possono superare a forza di ingegno e di perseveranza».



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Il motore elastico Scheda a cura del prof. Pier Gabriele Molari
In alcuni appunti presi a Londra tra il 3 e il 15 maggio 1855, Filopanti pensò alla realizzazione di un accumulatore ecologico di energia meccanica, da lui battezzato “motore elastico”, e che oggi si potrebbe definire un power pack.
Filopanti escogitò un sistema meccanico differenziale che permetteva di allungare un nastro di gomma naturale di una certa quantità ad ogni giro e di immagazzinare energia elastica per poi utilizzarla soprattutto per la trazione: si trattava di due tamburi cilindrici ad assi paralleli rotanti su perni, aventi diametri che stavano fra loro nel rapporto 11:12, collegati da una fune. A questi tamburi erano solidali due pulegge di ugual raggio sulle quali si avvolge un nastro di gomma naturale. Un ramo di questo nastro ad ogni giro risultava sempre più teso, Filopanti ne individuò il limite di rottura ponendolo uguale ad una tensione di quattro chilogrammi su centimetro quadrato.

 


Brevetto


Pensò di utilizzare anche un variatore continuo di velocità per compensare la diminuzione di coppia durante la restituzione dell’energia elastica accumulata. Progettò poi di ricaricare questo accumulatore utilizzando mulini a vento (oggi diremmo pale eoliche) disposti in successione ad ogni venti chilometri. Pensò anche a migliorare l’efficienza di tali mulini e a disporli su di una stella di rotaie, con una giostra di scambio, per avere la migliore esposizione al vento.
Infine scrisse che, fissando il prezzo del trasporto ad un farthing, cioè la più piccola suddivisione della moneta corrente, per miglio, questo ricavo avrebbe prodotto tuttavia guadagno e sarebbe stato più utile all’universale che le stesse strade ferrate.
Il progetto venne ufficialmente brevettato in Inghilterra solo il 17 febbraio 1860, dopo che il suo inventore aveva già fatto ritorno in Italia.



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Il tunnel flottante sotto la Manica Scheda a cura del prof. Pier Gabriele Molari
Non poteva mancare, nell’ingegneria ideata da Filopanti, il progetto di un tunnel flottante per consentire l’attraversamento della Manica. Di questa idea ci resta un approfondimento dal titolo Floating Tunnel from England to France all’interno di un taccuino risalente agli anni dell’esilio inglese.
Il progetto di tunnel ideato da Filopanti consisteva in un tubo di forma circolare, realizzato con tronchi fusi in ghisa, avente un diametro esterno di 5,5 metri e un diametro medio interno di 5,2 metri (con spessore di circa 200 mm), con la parte bassa più spessa di quella superiore, stabilizzato da ancoraggi a blocchi adagiati sul fondo e da funi trasversali, oltre che da camini di sfiato. Il tunnel sarebbe stato lungo poco più di 37 chilometri e pesante circa 600.000 tonnellate.
Il tubo del tunnel venne pensato per essere posizionato a una quota di poco inferiore al pescaggio delle navi di maggiore stazza.
Filopanti calcolò tutte le quantità dei materiali necessarie per la realizzazione dell’opera e ne stimò i costi, dopo aver paragonato l’opera al ponte tubolare Britannia avente una luce di 460 metri e realizzato in due tubi a sezione rettangolare sovrapposti.



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Riassunto e trascrizione
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Il teleriscaldamento Scheda a cura del prof. Pier Gabriele Molari
Filopanti progettò una forma di teleriscaldamento discontinuo mediante la distribuzione “porta a porta” di sfere di ghisa incandescenti ad intervalli regolari di tempo.
Filopanti pensava di utilizzare sfere di ghisa incandescenti (di circa un chilogrammo) per riscaldare le persone nei propri appartamenti, per cuocere cibi, per riscaldare i negozi, per riscaldare la cabine dei veicoli e le carrozze ferroviarie, per riscaldare i luoghi di pubbliche manifestazioni (in questo caso pensa a sfere da 20-30 chilogrammi).
Si trattava di un sistema analogo ai sistemi irradianti che oggi si vedono all’esterno dei caffè quando è freddo: si tratta di sfere incandescenti di ghisa che, lambite dall’aria, la riscaldano o irradiano energia tramite specchi.
Il sistema era studiato fin nei minimi dettagli, dato che illustra come rivestire queste sfere incandescenti, come ricaricarle e come standardizzarne le dimensioni.
Calcolò, senza considerare le perdite, che una sfera fusa in ghisa del peso di circa un chilogrammo (circa di 60 mm di diametro), riscaldata a 1450 °C era sufficiente per riscaldare da 0 a 14,5 °C una stanza di 3,7 x 3 metri alta 3 metri.
Interessante è notare quanto siano d’attualità i vantaggi che un tale riscaldamento può comportare: riscaldare quando non vi siano impianti di riscaldamento, ad un costo bassissimo (calcola la ricarica in un farthing) e senza produrre polvere, fumo, o emanazioni di gas nocivi.


Il pony express canino
Nel gennaio del 1853 a Londra Filopanti si mise insieme ad altri due soci per dare vita a un’impresa “per intraprendere in comune lo esperimento di uno speciale sistema di educazione degli animali bruti ed inteso a rendere meglio atti gli animali a comprendere ed eseguire i voleri dell’uomo”.
In particolare, i soci cercheranno di addestrare i cani a consegnare biglietti e oggetti in luoghi prestabiliti. Si prevedeva inoltre di sperimentare l’uso degli stessi cani per la locomozione di veicoli.
 
 

 

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