A partire dai primi di giugno del 1855 tutti i casi di colera dovettero
essere denunciati alle autorità sanitarie; i malati dovevano
essere visitati dai medici incaricati e, preferibilmente, ricoverati
nei lazzaretti.
Dal
20 giugno per gestire le denunce e organizzare le visite, in ognuno
dei quattro quartieri cittadini venne aperto un Uffizio di Soccorso
con annessa farmacia. Successivamente si aprirono Uffizi anche nelle
sei frazioni, dette appodiati, che circondavano la città.
Fin dai primi casi di colera, nel luglio 1854, la Commissione Provinciale
di Sanità si attivò per rientrare in possesso dei
locali dell'ex monastero dei Santi Lodovico e Alessio di via del
Pratello per adattarli a lazzaretto. All'inizio del luglio 1855
fu chiara la necessità di aprire, oltre a questo, un altro
lazzaretto: la scelta cadde sull'Ospedale del Ricovero di San Gregorio,
i cui pazienti vennero dimessi o smistati in altri ospedali cittadini.
Oltre a questi due istituti, presso l'Ospedale Sant'Orsola funzionò
una sezione speciale per i malati di mente colerosi, mentre i carcerati
vennero curati nello Spedale carcerario, situato nella cappella dei
Santi Fabiano e Sebastiano attigua alla chiesa della Carità.
I militari austriaci, ricoverati in un primo tempo in una sezione
del San Lodovico, vennero poi curati nello Spedale Militare degli
Abbandonati in via Frassinago.
Quando un caso veniva denunciato (da un parente, dal medico
o dal parroco) la denuncia era annotata nell'apposito registro
e il medico si recava dal paziente per la visita. In caso di
colera conclamato
[...] se le condizioni sociali del malato il richiedevano,
con buone maniere era consigliato e invitato a entrare nell'apposito
Spedale
(Relazione,
p. 257)
Nel caso il paziente fosse troppo grave per il trasporto, i
farmaci gli venivano somministrati gratuitamente a cura della
farmacia del quartiere. Se il paziente rifiutava il ricovero,
il medico si limitava a fare le prescrizioni dei farmaci e il
paziente veniva affidato al medico privato o a quello della
parrocchia.
Lazzaretto
Via del Pratello 34
Fin dalla sua fondazione, nel 1342, il monastero dei Santi Lodovico
e Alessio aveva ospitato una comunità di clarisse francescane.
Soppressa la comunità nel 1798, gli edifici furono venduti
a un privato ma ritornarono qualche anno dopo in possesso della
municipalità. Il complesso originario, oggi occupato
dal centro di rieducazione minorile, è stato profondamente
trasformato e ne resta oggi solo il campanile. Al suo interno
nel 1854 fu ricavato il lazzaretto per i colerosi.
Direttore: Domenico Cavazzi
Magazziniere e deputato ai registri: Luigi Cavari
Medici: Luigi Bignami (fino al 14/7); Ermenegildo Valgimigli;
Marco Zoboli; Pilade Brunelli (dal 1/10); Bernardo Modonini
e Andrea Masi (dal 19/6)
Farmacisti: Antonio Serrantoni (fino al 15/7); Aurelio Scarabelli
Ricovero
di San Gregorio dei Mendicanti Via Albertoni 15
Fondato nell'XI secolo da una comunità di monache benedettine,
alla metà dei Duecento passò alle eremitesse
del Monte della Guardia, che poi lo cedettero a una comunità
di canonici regolari che all'inizio del Trecento ricostruirono
la chiesa così come appare oggi. Nel 1508 vi fu trasferito
l'Ospedale degli infermi del morbo epidemico che si trovava
nell'attuale Piazza VIII Agosto, mentre durante la peste del
1527 fu adibito a lazzaretto. Nel 1563 fu concesso all'Opera
Mendicanti che vi destinò il ramo femminile dell'organizzazione
e nel 1667 realizzò il caratteristico portico che lo
collega all'attuale Via Mazzini. Dopo l'Unità ha ospitato
il nuovo Ricovero di mendicità Vittorio Emanuele II.
Direttore: Francesco Rizzoli
Medici: Gaetano Scandellari; Pietro
Golfieri (fino al 17/7); Luigi Faggioli; Aristide Dazzani;
Pietro Loreta; Federico Romai (dal 17/7)
Ospedale
del Carcere Via San Felice 64
Nel corso dell'Ottocento, nei locali retrostanti l'antica chiesa
di Santa Maria della Carità, dove prima c'era la parte conventuale,
furono ricavate le nuove carceri cittadine. Nell'attigua cappella
dedicata ai Santi Fabiano e Sebastiano, durante l'epidemia fu realizzato
un piccolo lazzaretto dove curare i detenuti.
Direttore: Ferdinando Verardini
Assistente: Alessandro Ferranti
Ospedale
militare austriaco Via Frassinago 6
L'Ospedale di San Salvatore degli Abbandonati fu aperto nel 1735
dal parroco della parrocchia di Sant'Isaia per accogliere tutti
coloro che si trovavano esclusi dalle altre opere di assistenza
cittadine. Dopo la sua soppressione nel 1808 fu trasformato in caserma,
quindi nel 1848 divenne l'ospedale militare delle truppe austriache
di stanza in città. Al suo interno furono curati dai propri
ufficiali medici i soldati austriaci ammalati di colera.
3. Cimiteri e camere mortuarie
Camera mortuaria Via Calari 4
La prima camera mortuaria di Bologna fu realizzata nel 1801 presso la
chiesa di San Rocco, soppressa e chiusa al culto dal 1798. La sua apertura
andò di pari passo con l'istituzione del primo cimitero comunale
della Certosa. Inizialmente la camera mortuaria fu ricavata nella chiesa
inferiore, mentre al piano superiore rimase in funzione l'oratorio. Nel
1827, quando la chiesa fu nuovamente aperta al culto, furono costruiti
dei nuovi locali sulla destra dell'edificio, in cui trasferire la camera
mortuaria. Questa rimase attiva in San Rocco fino al 1887.