1855 Cholera morbus

I rimedi e le cure

1. I rimedi: come si curava il colera?
2. Le farmacie
3. Colera e omeopatia

I rimedi: come si curava il colera
Non conoscendo l'agente eziologico del morbo, mancava anche un metodo uniforme di cura della terribile malattia, nell'ambito della quale possiamo distinguere due tipi di interventi terapeutici: i rimedi utilizzati al primo insorgere dei sintomi e quelli previsti a malattia già conclamata.
Per la forma colerica più lieve, detta colerina, bastava somministrare un lieve infuso d'ipecacuana, bevande e clisteri rinfrescanti e qualche salasso. In presenza di forte vomito e diarrea, erano indicate limonate vegetali con gomma e laudano e clisteri di riso con laudano, il riscaldamento esterno del corpo dell'infermo.
Per la fase più grave, detta periodo algido, con perdita delle forze vitali, occorreva riattivare la circolazione con sostanze eccitanti, procedendo in contemporanea al riscaldamento del corpo con bottiglie d'acqua calda, frizioni con cloruro di calce o aglio, olio canforato, lenimento con la morfina, pomata con l'atropina.

Nella forma asfittica della malattia si tentò spesso il salasso poiché era noto che molti medici delle Indie e rispettabili medici europei proclamavano essere uno dei rimedi migliori, soprattutto nel periodo algido. L'esperienza però dimostrò che, se poteva avere qualche effetto benefico nei primordi del male poiché riusciva a risvegliare qualche reazione, nel periodo più acuto non faceva che peggiorare la situazione. Eppure medici come Marco Pedrelli dell'Ospedale Sant'Orsola e Marco Piana della parrocchia di Sant'Antonio di Savena dichiararono di avere guarito metà dei loro malati con tale metodo.
Nel lazzaretto di San Lodovico fu sperimentato un infuso composto da due limoni tagliati a pezzi in mezzo boccale d'acqua calda unito a due lotti di santonico, due di ruda, due di assenzio. Il medicamento, di cui venne fatta sperimentazione su ordine della Commissione Comunale di Sanità, ottenne qualche successo, ma fu ben presto abbandonato per il disgustoso sapore amaro.

Relazione particolareggiata sullo stato sanitario della città e provincia di Bologna, prima e dopo l'epidemia cholerica nel 1855


Nel Capitolo VI della Relazione, il Brugnoli affronta lo spinosissimo argomento delle terapie:
Quando una malattia termina il più spesso col troncare la vita dell'uomo, ed i casi fortunati sono condotti a guarigione mercè differenti ed anche opposti metodi di cura, non è da meravigliare se i medici, scorati dagli esiti funesti, sieno discrepanti nell'adottare un trattamento terapeutico generale, e se qualche volta li vedi anche porre fiducia in rimedi dubbiosi, ed essere spinti a tentare sperimenti e ricerche. [...]
Il descrivere quali e quanti metodi curativi si usassero a combattere il morbo in questa epidemia, e con quale risultamento, non è opera né breve, né facile; tanto furono quelli svariati, e questo differente ed anche opposto, anche in casi affatto simili, ed in egual modo trattati. [...]

Anticolerici più diffusi
Etere solforico - liquore anodino - canfora - acido solforico - manganese - sal marino - nitro - ammoniaca liquida - semi di lino - senape - ipecacuana - camomilla - fiori di sambuco - fiori di tiglio - laudano - spirito di vino canforato - cloruro di calce - olio di oliva - aceto - spirito di minderero - neve - sanguisughe.

Poiché uno dei sintomi che accompagnavano l'esordio e lo sviluppo della malattia era un'inestinguibile sete, cui faceva seguito un desiderio vivissimo di acqua fredda con cui smorzare l'insopportabile arsura delle fauci e dell'esofago, diversi rimedi rinfrescanti venivano usati a tale fine. Limonate vegetali, aranciata, acidi minerali allungati alla gomma, l'albume d'uovo sciolto nell'acqua, il tamarindo, la magnesia, il citrato di magnesia e altri sali neutri, gli olii di ricino, di mandorle dolci ecc.

Esempi di pubblicità di preparati anticolerici venduti in alcune farmacie bolognesi. Si va dall'Elixir di Salute del Commendatore G. Bonjean, farmacista di Chambery, ai più nostrani Preservativi anticolerici da assumere ai primi sintomi e dalle composizioni segrete.

Gocce di salute del Dottore Chronicle proposte contro il cholera morbus.
Tali gocce, forse utili nei prodromi del colera o nella colerina semplice, furono esperimentate nello Spedale San Lodovico di Bologna su pazienti affetti da colera conclamato, senza esiti favorevoli.

Ricetta di bibita rinfrescante a base di corallina (miscuglio di alghe marine della costa provenzale e della Corsica), acqua fresca, olio d'oliva, succo di limone e acqua di fiori d'arancio. È tra le ricette più diffuse!
Documenti sul Cholera Morbus.Collocazione: ms. B 2888.

Ricetta dell'aceto de' 4 ladri. Anche l'aceto era considerato un buon anticolerico per la sua azione antibatterica e antinfiammatoria. All'aceto semplice vengono aggiunte altre sostanze fitoterapiche presenti in molte ricette anticoleriche, come la camomilla, il laudano, la menta piperita.
Documenti sul Cholera Morbus. Collocazione: ms. B 2888.

Ricetta di "pozione" multiuso a base di: spirito di canfora, menta piperita, tintura asafetida, amoniaca liquida, acetato morphino.
Ne viene data anche la posologia, si può aspirare se tenuto in tasca in bottiglia, prendere per bocca diluita in 2 cucchiai d'acqua 10 o 15 gocce due volte al dì, per frizionare l'addome in corrispondenza della bocca dello stomaco e del basso ventre, per lavaggi in misura di circa 30 gocce unite a un decotto di camomilla.
Documenti sul Cholera Morbus. Collocazione: MS. B 2888.

Metodo preservativo e curativo del Cholera esposto in tabelle
Modena, Dalla reale tipografia Eredi Soliani, 1836
Quattro tabelle riassuntive dei metodi curativi più diffusi: la prima tratta dei mezzi preservativi; la seconda della cura del primo stadio; la terza (qui esposta) del secondo stadio in cui la malattia è già ampiamente conclamata; la quarta del terzo stadio o della reazione.
Come si può vedere i tre periodi del morbo devono essere trattati in vario modo e con rimedi diversi che l'ignoto autore divide in razionali e empirici applicati esternamente e internamente. Per ogni rimedio sono inoltre previste utili osservazioni diagnostiche che ne rendano possibile l'utilizzo anche da parte di altri medici.
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2. Le farmacie
Uno dei cardini del sistema di gestione dell'epidemia era rappresentato dalle farmacie. Fin dai primi giorni vennero infatti individuate come il luogo più adeguato per informare i medici su quanto deliberato dalla Commissione Provinciale di Sanità per raccogliere le denunce dei casi di colera. Alle farmacie, il 21 giugno, venne anche affidato l'incarico di distribuire fra la popolazione le istruzioni per affrontare l'epidemia, messe a punto dalla Società Medica Chirurgica.
Con l'istituzione degli Uffizi di Soccorso il loro ruolo venne ribadito: non solo ogni Uffizio aveva una farmacia di riferimento, ma venne anche dislocato in prossimità di queste; inoltre vi erano le farmacie annesse ai lazzaretti.

Nota manoscritta di accompagnamento agli avvisi
Archivio Società Medica Chirurgica:
"Dalla Società Medica Chirurgica è pregato il molto Reverendo Parroco di questa Parrocchia a volere distribuire i qui uniti avvisi alla classe povera la quale per ignoranza delle buone regole igieniche cade più di ogni altra nella dominante malattia, ed a far sì ancora che alcune copie siano esposte alla pubblica vista nell'esterno delle botteghe ad istruzione popolare non sui muri che sarebbero subito lacerate."

In mancanza di prodotti industriali, ogni medicamento prescritto e somministrato dai medici negli Uffizi di Soccorso ed ogni prodotto utilizzato dai Fanti di Sanità, doveva venire preparato nei laboratori annessi alle farmacie.

L'affare colera
Oltre ai farmaci ufficiali, utilizzati dai medici comunali, le farmacie preparavano e vendevano anche tutti quei rimedi, primi fra tutti quelli omeopatici, che si ritenevano in qualche modo efficaci.
Che le epidemie per qualcuno si potessero trasformare anche in un'occasione per fare affari, almeno nella considerazione della gente, non è una convinzione recente.

La Farmacia Sgarzi (Farmacia del Corso)
A servire l'Uffizio di Soccorso del Quartiere di San Giovanni in Monte, collocato nell'omonima chiesa, e parte dell'appodiato di San Ruffillo, era stata indicata la Farmacia Sgarzi situata all'angolo fra le attuali via Santo Stefano e via Guerrazzi. La presenza di una farmacia a questo indirizzo è attestata fin dal XV secolo; dal 1834 il suo proprietario era il professor Gaetano Sgarzi, membro della Commissione Provinciale di Sanità e personaggio di rilievo della società bolognese dell'epoca. L'allestimento interno fu rifatto nel XVIII secolo, quando era denominata "Ditta Giacomo Zanoni", forse ad opera del decoratore Mauro Tesi (1730-1766).
I pannelli e le scansie settecentesche così come un bassorilievo raffigurante l'Annunziata, sono ancora visibili nell'attuale Farmacia del Corso e sono qundi gli stessi che accoglievano i clienti nel 1855. Fino a quell'anno si poteva anche ammirare un soffitto affrescato dallo stesso Mauro Tesi. Forse fu proprio il colera la causa indiretta della distruzione dell'affresco, che fu probabilmente coperto dalla calce usata per una radicale disinfezione di tutto l'edificio seguita all'epidemia del 1855.

Il romanzo

- Basta, io mi sono preso una boccetta di spirito canforato Hahnemann, e con questo, dicono, non si muore più. Bisogna che sia vera quasi questa proposizione perché cresce di prezzo ogni giorno.
- Dici davvero? bisognerà ne compri una ancor io!
- Eh! fa presto! perché io l'ho pagata 32 baiocchi; ieri Enrico la pagò 25 soltanto; ieri l'altro Augusto la pagò 2 paoli, e Giovanni venerdì la comprò per 10 baiocchi, mentre i primi giorni si vendeva per un mezzo paolo.
- Che cosa vuoi? Il farmacista omeopatico, cioè quello delle piccole dosi, quando è alla sera gli piace di trovare il suo incasso di una dose piuttosto abbondante, ed allora diventa allopatico.
  • Enrico Farnè, Teresina Rodi e un medico omeopatico, Firenze, a spese dell'editore, 1856, p. 53-54.
3. Colera e omeopatia
Nella prima metà dell'Ottocento la medicina omeopatica riscuoteva già un certo successo in diversi paesi europei. Il suo fondatore, il medico tedesco Christian Friedrich Samuel Hahnemann (1755-1843), utilizzando la descrizione dei sintomi fatta da altri medici e senza avere mai visto un solo malato di colera, aveva anche messo a punto un preparato a base di canfora. Il preparato omeopatico, ripreso e commercializzato anche con il nome di "Specifico di Hoffmann" fu molto popolare e la sua ricetta non era segreta.
Fin dalle prime epidemie, in alcune città straniere, ad esempio Londra, operarono anche ospedali omeopatici. In Italia, dove l'omeopatia era diffusa quasi esclusivamente nelle città del centro-sud, il fenomeno fu più limitato. Un gruppo di medici omeopatici bolognesi presentò alla Deputazione di Sanità una petizione nella quale si chiedeva di poter praticare la terapia omeopatica in locali separati all'interno dei lazzaretti. Il parere della Commissione fu negativo.
Il rifiuto della Deputazione alla richiesta di Monti non stupisce, considerando l'opinione sull'omeopatia che Paolo Predieri espose, nel 1856, in un opuscolo per le nozze del conte Antonio Salina: una decisa e sarcastica confutazione dei principi della medicina omeopatica.
L'opuscolo di Predieri solleva subito molte polemiche, sono almeno tre le risposte che riceve. In un opuscolo dal titolo: Alcune parole sull'opuscolo per nozze Assurdita e stranezze dell'omiopatia Carlo Genasi risponde sostenenedo la medicina omeopatica e riportando in una nota, la vicenda della richiesta dei medici alla Deputazione.
Lo stesso anno, Alfonso Monti risponde punto per punto a Predieri con un altro opuscolo. I toni sono accesi e lasciano trasparire anche contrasti di natura personale: [...] sapendolo [Predieri n.d.r.] d'altronde immerso fino al gozzo nelle più gravi occupazioni della pratica agronomia, non l'inviteremo per certo a tentare queste sperienze, tanto più che la robusta e mascolina sua complessione lo mostra adatto a esperimenti assai più grossolani (p. 39).
Predieri ricevette anche un'altra risposta: si trattava di un libricino in versi, nel quale non solo lui e le sue tesi venivano ridicolizzate in ogni modo, ma si attaccava anche il suo operato nell'affrontare il colera: Come osaste cantar tanto prefazio / d'allopatica boria in tono omerico / Voi, che preposto al doloroso strazio / ondo cotante vittime il collerico / Morbo fè le vie felsinee / di squallor tinte cupo e cadaverico, / Pur non valeste a fa d'alcune linee / scemato il guasto del malor pestifero; / E all'ombra delle lauree apollinee / Vedeste l'arte vostra al rio mortifero / Attacco impallidir smarrita e trepida / Tra le salme, le bare ed il crocifero?
Nonostante il rifiuto della Deputazione, a Bologna operarono sicuramente dei medici omeopatici. Una testimonianza del lavoro di Monti si trova in un romanzo, pubblicato a Firenze nel 1856 con il significativo titolo di: Teresina Rodi e un medico omeopatico all'epoca del colèra in Bologna. Nella dedica ad Alfonso Monti l'autore, l'avvocato bolognese Enrico Farnè, afferma che l'idea del romanzo nasce dal desiderio di esprimere la sua riconoscenza a Monti al quale deve la guarigione delle figlie dal colera. Nel romanzo Farnè racconta la richiesta di Monti alla Commissione: Ei vide, studiò, e si persuase che anche per questo morbo il sistema di Hahnemann era da preferirsi a qualunque altro. [...] Con questo convincimento. [...] Egli domandò di poter intervenire al luogo del Lazzaretto di San Lodovico onde nella quantità dei malati. [...] Ne fece richiesta al Direttore del Lazzaretto col più gentile biglietto. Gli fu risposto non potersi accondiscendere alla fatta domanda; potersi però rivolgere all'Ospedale Militare, ch'ei credeva sarebbe stato esaudito... (p. 194-195).
Sull'uso delle cure omeopatiche a Bologna si trova traccia anche nella Relazione (pp. 323 - 324)

Achille Hoffmann Specifico efficace contro il cholera recentemente scoperto dal dott. Hoffmann e già pubblicato e raccomandato da accreditati giornali di più nazioni

La petizione presentata alla Deputazione di Sanità
ASCBo. Segreteria generale. Carteggio amministrativo. a. 1855. tit. XV. n. 359.

Paolo Predieri Stranezze ed assurdita della omiopatia. Memoria diretta allo Illustre Esimio Sig. Conte Agostino Salina nella fausta circostanza del suo matrimonio colla Ill.ma Signora Marchesa Amelia Mazzacurati, seguito il giorno 28 luglio 1856
Bologna, tip. dell'Ancora, 1856
Collocazione: 17. Scrittori bolognesi. Scienze mediche. 4. 39.

Alcune parole sull' opuscolo per nozze Stranezze ed assurdità
della omiopati
a

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Alfonso Monti Stranezze ed assurdità della omiopatia: un morto nel 1852 rispondeva nel 1841 ad un opuscolo del 1856 Firenze, tipografia Tofani, 1856

All'autore dell'opuscolo intitolato Assurdita e stranezze dell'omiopatia
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Enrico Farnè Teresina Rodi e un medico omeopatico all'epoca del colèra in Bologna. Romanzo storico Firenze, a spese dell'editore, 1856
Collocazione: 17*. AA. 1327.

Silhouette di Alfonso Monti tratta da: Sulle rive del Ravone. Ricordo di villeggiatura 1893, s.l., s.n., 1893 Collocazione: 32. C. 629.