Nella forma asfittica della malattia si tentò spesso il salasso
poiché era noto che molti medici delle Indie e rispettabili medici
europei proclamavano essere uno dei rimedi migliori, soprattutto nel periodo
algido. L'esperienza però dimostrò che, se poteva avere
qualche effetto benefico nei primordi del male poiché riusciva
a risvegliare qualche reazione, nel periodo più acuto non faceva
che peggiorare la situazione. Eppure medici come Marco Pedrelli dell'Ospedale
Sant'Orsola e Marco Piana della parrocchia di Sant'Antonio di Savena dichiararono
di avere guarito metà dei loro malati con tale metodo.
Nel lazzaretto di San Lodovico fu sperimentato un infuso composto da due
limoni tagliati a pezzi in mezzo boccale d'acqua calda unito a due lotti
di santonico, due di ruda, due di assenzio. Il medicamento, di cui venne
fatta sperimentazione su ordine della Commissione Comunale di Sanità,
ottenne qualche successo, ma fu ben presto abbandonato per il disgustoso
sapore amaro.
Nel Capitolo
VI della Relazione, il Brugnoli
affronta lo spinosissimo argomento delle terapie:
Quando una malattia termina il più spesso col troncare la vita
dell'uomo, ed i casi fortunati sono condotti a guarigione mercè
differenti ed anche opposti metodi di cura, non è da meravigliare
se i medici, scorati dagli esiti funesti, sieno discrepanti nell'adottare
un trattamento terapeutico generale, e se qualche volta li vedi anche
porre fiducia in rimedi dubbiosi, ed essere spinti a tentare sperimenti
e ricerche. [...]
Il descrivere quali e quanti metodi curativi si usassero a combattere
il morbo in questa epidemia, e con quale risultamento, non è
opera né breve, né facile; tanto furono quelli svariati,
e questo differente ed anche opposto, anche in casi affatto simili,
ed in egual modo trattati. [...]
Anticolerici più diffusi
Etere solforico - liquore anodino - canfora - acido solforico
- manganese - sal marino - nitro - ammoniaca liquida - semi di lino
- senape - ipecacuana - camomilla - fiori di sambuco - fiori di
tiglio - laudano - spirito di vino canforato - cloruro di calce
- olio di oliva - aceto - spirito di minderero - neve - sanguisughe.
Poiché uno dei sintomi che accompagnavano l'esordio e lo sviluppo della malattia era un'inestinguibile sete, cui faceva seguito un desiderio vivissimo di acqua fredda con cui smorzare l'insopportabile arsura delle fauci e dell'esofago, diversi rimedi rinfrescanti venivano usati a tale fine. Limonate vegetali, aranciata, acidi minerali allungati alla gomma, l'albume d'uovo sciolto nell'acqua, il tamarindo, la magnesia, il citrato di magnesia e altri sali neutri, gli olii di ricino, di mandorle dolci ecc.
Gocce di salute del Dottore Chronicle
proposte contro il cholera morbus.
Tali gocce, forse utili nei prodromi del colera o nella colerina
semplice, furono
esperimentate nello Spedale San Lodovico di Bologna su
pazienti affetti da colera conclamato, senza esiti favorevoli.
Ricetta dell'aceto de' 4 ladri.
Anche l'aceto era considerato un buon anticolerico per la
sua azione antibatterica e antinfiammatoria. All'aceto semplice
vengono aggiunte altre sostanze fitoterapiche presenti in
molte ricette anticoleriche, come la camomilla, il laudano,
la menta piperita.
Documenti sul Cholera Morbus. Collocazione: ms. B 2888.
Ricetta di "pozione" multiuso
a base di: spirito di canfora, menta piperita, tintura asafetida,
amoniaca liquida, acetato morphino.
Ne viene data anche la posologia, si può aspirare se
tenuto in tasca in bottiglia, prendere per bocca diluita in
2 cucchiai d'acqua 10 o 15 gocce due volte al dì, per
frizionare l'addome in corrispondenza della bocca dello stomaco
e del basso ventre, per lavaggi in misura di circa 30 gocce
unite a un decotto di camomilla.
Documenti sul Cholera Morbus. Collocazione: MS. B 2888.
Metodo preservativo e curativo del Cholera esposto in
tabelle
Modena, Dalla reale tipografia Eredi Soliani, 1836
Quattro tabelle riassuntive dei metodi curativi più
diffusi: la prima tratta dei mezzi preservativi; la seconda
della cura del primo stadio; la terza (qui esposta) del secondo
stadio in cui la malattia è già ampiamente conclamata;
la quarta del terzo stadio o della reazione.
Come si può vedere i tre periodi del morbo devono essere
trattati in vario modo e con rimedi diversi che l'ignoto autore
divide in razionali e empirici applicati esternamente e internamente.
Per ogni rimedio sono inoltre previste utili osservazioni
diagnostiche che ne rendano possibile l'utilizzo anche da
parte di altri medici.
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2. Le farmacie
Uno dei cardini del sistema di gestione dell'epidemia era
rappresentato dalle farmacie. Fin dai primi giorni vennero
infatti individuate come il luogo più adeguato per
informare i medici su quanto deliberato dalla Commissione
Provinciale di Sanità per raccogliere le denunce
dei casi di colera. Alle farmacie, il 21 giugno, venne
anche affidato l'incarico di distribuire fra la popolazione
le istruzioni per affrontare l'epidemia, messe a punto
dalla Società Medica Chirurgica.
Con l'istituzione degli Uffizi di Soccorso il loro ruolo
venne ribadito: non solo ogni Uffizio aveva una farmacia
di riferimento, ma venne anche dislocato in prossimità
di queste; inoltre vi erano le farmacie annesse ai lazzaretti.
Nota manoscritta di accompagnamento agli
avvisi
Archivio Società Medica Chirurgica:
"Dalla Società Medica Chirurgica è pregato il molto
Reverendo Parroco di questa Parrocchia a volere distribuire i
qui uniti avvisi alla classe povera la quale per ignoranza delle
buone regole igieniche cade più di ogni altra nella dominante
malattia, ed a far sì ancora che alcune copie siano esposte
alla pubblica vista nell'esterno delle botteghe ad istruzione
popolare non sui muri che sarebbero subito lacerate."
In mancanza di prodotti industriali, ogni medicamento prescritto e somministrato dai medici negli Uffizi di Soccorso ed ogni prodotto utilizzato dai Fanti di Sanità, doveva venire preparato nei laboratori annessi alle farmacie.
L'affare colera
Oltre ai farmaci ufficiali, utilizzati dai medici comunali, le farmacie
preparavano e vendevano anche tutti quei rimedi, primi fra tutti quelli
omeopatici, che si ritenevano in qualche modo efficaci.
Che le epidemie per qualcuno si potessero trasformare anche in un'occasione
per fare affari, almeno nella considerazione della gente, non è
una convinzione recente.
La Farmacia Sgarzi (Farmacia del Corso)
A servire l'Uffizio di Soccorso del Quartiere
di San Giovanni in Monte, collocato nell'omonima chiesa, e parte dell'appodiato
di San Ruffillo, era stata indicata la Farmacia Sgarzi situata all'angolo
fra le attuali via Santo Stefano e via Guerrazzi. La presenza di una farmacia
a questo indirizzo è attestata fin dal XV secolo; dal 1834 il suo
proprietario era il professor Gaetano Sgarzi,
membro della Commissione
Provinciale di Sanità e personaggio di rilievo della società
bolognese dell'epoca. L'allestimento interno fu rifatto nel XVIII secolo,
quando era denominata "Ditta Giacomo Zanoni", forse ad opera
del decoratore Mauro Tesi (1730-1766).
I pannelli e le scansie settecentesche così come un bassorilievo
raffigurante l'Annunziata, sono ancora visibili nell'attuale Farmacia
del Corso e sono qundi gli stessi che accoglievano i clienti nel 1855.
Fino a quell'anno si poteva anche ammirare un soffitto affrescato dallo
stesso Mauro Tesi. Forse fu proprio il colera la causa indiretta della
distruzione dell'affresco, che fu probabilmente coperto dalla calce usata
per una radicale disinfezione di tutto l'edificio seguita all'epidemia
del 1855.
Paolo Predieri Stranezze ed assurdita
della omiopatia. Memoria diretta allo Illustre Esimio Sig. Conte
Agostino Salina nella fausta circostanza del suo matrimonio colla
Ill.ma Signora Marchesa Amelia Mazzacurati, seguito il
giorno 28 luglio 1856
Bologna, tip. dell'Ancora, 1856
Collocazione: 17. Scrittori bolognesi. Scienze mediche. 4. 39.
Alcune parole sull' opuscolo per nozze
Stranezze ed assurdità
della omiopatia
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All'autore dell'opuscolo intitolato Assurdita
e stranezze dell'omiopatia
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