Pirro Aurispa Sul cholera pestilenziale.
Ricerche, Macerata, Tip. di Alessandro Mancini, 1856.
Sui frontespizi degli opuscoli compaiono sia
il timbro della Società Medica Chirurgica, sia quello di Camillo
Versari a testimonianza dell'iter delle pubblicazioni: Versari donò
la propria raccolta libraria alla Società Medica, la cui biblioteca
fu interamente depositata presso l'Archiginnasio fra il 1878 il
1901. Le dediche manoscritte degli autori, presenti in molti opuscoli,
testimoniano la fitta rete di scambi di idee e pubblicazioni fra
gli scienziati dell'epoca.
Collocazione 10. Scienze Mediche. Na 02. 32
Lettera da Porretta di Francesco
Vivarelli Vecchi scritta il 14 luglio 1855 al dottor Luigi Mezzetti,
Archivio Società Medica Chirurgica.
Una grande emergenza come il colera può rappresentare per molti
anche un'occasione di lavoro: c'era bisogno di portantini, necrofori,
medici, fanti di sanità. Lo scrivente si offre al dottor Mezzetti
come farmacista nel lazzaretto.
Essendo Ella, con merito, un componente la commissione dei
Cholerosi, la prego se le abbisognasse di un farmacista nel lazzaretto:
io sono sempre disposto ad ogni loro chiamata. Nella speranza
di essere esaudito passo al bene di dirmi con istima suo D.mo
Servo Francesco Vivarelli Vecchi
Archivio Società Medica Chirurgica, Cose relative al colera, Cart. 119
"Appendice al Bullettino delle scienze mediche
della Società Medico-Chirurgica", 14 agosto 1854, n.
34, p. 140 Archivio Società Medica Chirurgica, Cose relative
al colera, Cart. 120
Nel 1854 quando l'epidemia era già in atto in Europa il
Bullettino della Società Medica Chirurgica stampa molti
contributi che descrivono le soluzioni organizzative adottate
nelle varie città europee. Nell'illustrazione si vede un
dispositivo per riscaldare il letto dei malati con getti di aria
calda nel cosiddetto periodo algido del colera, quando la temperatura
corporea si abbassa rapidamente.
Luigi Concato nel 1850 scrive: Intorno
alla cura del cholera coll'aiuto della corrente elettrica in cui propone
come cura locale il sistema elettromagnetico che, rifacendosi alle vecchie
teorie di Giacomo Tommasini dello stimolo
e controstimolo, ha come scopo la costante rianimazione del circolo.
[...] Non è questa po la prima volta che io raccomando
la faradizzazione del cholera. Nel 1855 mi ero proposto di esperimentarne
l'efficacia. I risultati che ne ebbi in Padova, in Venezia, e
che altri ottenne in Brescia, qui in Bologna furono tali da incoraggiare
a ritentarne l'applicazione. [...]
Di parere contrario furono i risultati della stessa metodica applicata
ai malati colerosi dell'Ospedale S. Lodovico di Bologna:
[...] L'ardente desiderio di giovare agl' infermi affidati alle nostre
cure ci fece adoperare l'apparecchio di Concato speditoci con pronta e
gentile compiacenza dallo stesso autore. Noi ce ne servimmo colle precise
regole da esso prescritte nel suo relativo opuscolo, applicandola mediante
i dischi alle regioni laterali del collo, all'epigastro, e quando non
era tollerato né al collo né all'epigastro, coi cilindri
alle mani.[...]
(cfr. Il Cholera morbus nella città di Bologna l'anno 1855,
cit. p.319)
Questo tipo di cura ebbe effetti benefici, ma di troppo breve durata e
intensità per poter essere considerata vantaggiosa.
I protagonisti principali dell'epopea del colera furono senz'altro i
medici: professori universitari, scienziati, medici degli Uffizi di Soccorso
e dei lazzaretti, ma anche semplici medici condotti e privati.
Alcuni nomi spiccano particolarmente: Brugnoli, Predieri, Versari, Verardini,
per citarne alcuni. Sono autori di studi scientifici e rivestono ruoli
decisionali nella gestione dell'emergenza come dirigenti dei vari uffici
preposti alla lotta contro l'epidemia. Molte pubblicazioni utilizzate
per la mostra appartenevano a questi medici, come attestano ex libris
e note di possesso.
Si occupano di scienza, indagando l'eziologia del colera e le terapie,
ma anche di amministrazione, contribuendo a definire le politiche sanitarie.
Sono gli esponenti di una classe dirigente emergente che di lì
a pochi anni, archiviato il regime pontificio, svilupperà pienamente
il suo potenziale politico sottraendo egemonia alla élite tradizionale
costituita dai proprietari terrieri. Per questi professionisti l'emergenza
colera sarà dunque anche un banco di prova: di fatto, almeno per
alcuni mesi, sono loro a reggere il governo della città.
Lettera di Alessandro Ferranti a Ferdinando
Verardini, da Bologna, il 22 luglio 1855
Il dottor Ferranti, medico assistente alle carceri della Carità,
chiede al dottor Verardini, suo superiore, di visitare un detenuto
coleroso e autorizzarne il trasporto al lazzaretto civile.
2 p. su 2 c. Collocazione: F.S. Ferdinando Verardini. Carteggio.
cart. D-L, n. 537.
Lettera di Paolo Predieri a Ferdinando Verardini,
da Bologna il 6 luglio 1855
Si avvisano tutti i medici della città di non inviare più
malati al lazzaretto di San Lodovico, dove i posti sono ormai
esauriti, ma di lasciarli presso le loro abitazioni. Siamo nel
pieno della diffusione del morbo in città e ne è
testimonianza il fatto che gli ospedali non riescono più
ad accogliere né curare alcun malato.
2 p. su 2 c. Collocazione: F.S. Ferdinando Verardini. Appendice
al Carteggio Verardini. Carte relative alla Deputazione d'Annona
e Sanità Comunale in Bologna. n. 53.
Paolo Predieri
Conservatore di Bologna dal 1854 al 1859, durante l'epidemia
di colera presiedette la Deputazione Straordinaria di Sanità.
Giovanni Brugnoli
A soli 25 anni venne nominato assistente
all'Ospedale Maggiore, che lo vedrà medico sostituto
nel 1846, primario nel 1861 e direttore nel 1889.
Camillo Versari
Fu uno dei commissari della Deputazione Straordinaria di Sanità.
Ferdinando
Verardini
Titolare dell'Uffizio centrale di Soccorso, istituito durante
l'epidemia cholerosa del 1855.
Gaetano Sgarzi
Membro della Commissione Provinciale di Sanità.
Lettera di Paolo Predieri a Ferdinando Verardini,
da Bologna il 14 luglio 1855
Disposizione da parte della Deputazione Comunale di Sanità
di fornire ai medici impegnati e sfiancati nella lotta quotidiana
contro il terribile morbo, una carrozza con fiacre per agevolarli
e alleviarli nei loro spostamenti.
3 p. su 2 c.
Collocazione: F.S. Ferdinando Verardini. Appendice al Carteggio Verardini. Carte relative alla Deputazione d'Annona e Sanità Comunale in Bologna. n. 55.
Pompeo Mattioli, Tributo di riconoscente
ammirazione offerto da Vittoria Baleotti Mattioli ai cultori dell'arte
salutare i quali mostrarono nel disastro choleroso
affligente Bologna l'estate 1855 quanto possano religione, sapienza,
amore nell'animo del vero cittadino.Ode.
Bologna, Tip. all'ancora, 1855
Collocazione: 17. Scrittori bolognesi. Poesia italiana. 8. 90.
Commissione Provinciale di Sanità,
Circolare n. 947, 10 luglio 1855
Qualche problema con la categoria doveva esserci stato se
la Commissione Provinciale di Sanità il 10 luglio ritenne
necessario intervenire con un deciso richiamo ai medici della
città per ricordare che fronteggiare l'epidemia era
un compito di tutti e non solo di quelli stipendiati dalla
Amministrazione pubblica e direttamente impegnati negli
Uffizi di Soccorso o nei lazzaretti.
Collocazione: Bandi Merlani. 1855. n. 57
Anche i medici pagarono un pesante tributo di vittime, e non
poteva essere altrimenti, dato il contatto diretto con i malati
e la totale assenza di rimedi efficaci.
Dalla dettagliatissima tabella statistica della Relazione
(p.397-400),
dove sono elencate ben 138 professioni di persone colpite
dal colera, risulta che 11 medici si ammalarono e 9 morirono.
Fra questi risulta deceduto
il 17 luglio al lazzaretto del Ricovero, dopo un'agonia
di poche ore, il giovane assistente Pietro Golfieri. Da un
rendiconto del 22 ottobre 1855 di compensi pagati ai medici
in servizio al Ricovero, risulta la sua paga per appena sei
giornate di lavoro.
ASCBo. Segreteria generale. Carteggio amministrativo. a. 1855. tit. XV. Prot. 2652.