La satira e gli eroi: Il Canocchiale
Ricordati bene che io li lascio piena facoltà
perché io non voglio nemmeno guardare in viso certa gente,
"Il Canocchiale", anno I, n. 11, Bologna, 17 dicembre 1859,
litografia
(BCABo, 17.L.II.18)
La pace di Zurigo, siglata fra il 10 e l'11 novembre 1859, concludeva
ufficialmente la Seconda Guerra d'Indipendenza: gli Asburgo cedevano
la Lombardia a Napoleone III, che l'avrebbe consegnata ai Savoia,
mentre l'Austria conservava il Veneto e le fortezze strategiche
di Mantova e Peschiera. I fuggiaschi sovrani di Modena, Parma e
Toscana avrebbero dovuto essere reintegrati nei loro domini, così
come il papa a Bologna. Tutti gli stati italiani, incluso il Veneto
austriaco, avrebbero dovuto poi unirsi in una confederazione presieduta
da Pio IX.
Questo accordo però spaventò molti: le popolazioni
dell'Emilia e dell'Italia centrale, in particolare, mostrarono insofferenza
all'ipotesi di ritorno dei loro governanti, e Cavour, pur essendo
fra l'11 luglio 1859 ed il 19 gennaio 1860 un ex-primo ministro,
seppe compiere un vero capolavoro diplomatico, anche minacciando
la Francia di non consegnarle la Savoia e Nizza, come pattuito a
Plombières, a fronte del mancato raggiungimento dei programmati
obiettivi territoriali: nei mesi successivi il Piemonte riuscì
così ad annettersi, oltre alla Lombardia, anche Parma, Modena,
l'Emilia, la Romagna e la Toscana. Mancavano le Marche e l'Umbria,
che venivano nel frattempo riprese dai papalini (uno dei più
sanguinosi episodi della "riconquista" papale fu il massacro
di Perugia del 20 giugno 1859).
La vignetta rende in pieno l'immaginazione popolare, in una Bologna
in bilico, di un Cavour accorto tessitore d'intrighi, che, sotto
gli occhi benevoli del resto d'Europa, nell'ombra aspetta al varco
gli avversari politici, papalini e austriaci.
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