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La satira e gli eroi: "Il Don Pirlone"

Rad[etzky]: Sire! eccovi lo Stivale perduto
xilografia tratta da "Il Don Pirlone", anno I, n. 3 (lunedì 3 settembre 1848) (ripr.)

Pochi uomini hanno ricevuto un giudizio così diverso dalla storia, condizionato dagli opposti punti di vista dei due popoli nemici: per gli austriaci Josef Radetzky è stato un modello di valore militare, lealtà e patriottismo, per gli italiani un campione reazionario di perfidia e malvagità.
Il feldmaresciallo comandante dell'esercito austriaco in Italia, che già si era distinto nella repressione dei moti del 1831, fu il liquidatore delle speranze di unità italiana nate in conseguenza delle rivoluzioni del Quarantotto: circa un mese prima dell'uscita del nostro giornale, era già stato l'artefice della pesante sconfitta di Carlo Alberto a Custoza il 25 luglio 1848 (vittoria per la quale a Vienna gli fu dedicata da Johann Strauss la celebre Marcia), preludio della fine della Prima Guerra d'Indipendenza sancita l'anno seguente con la battaglia di Novara (23 marzo 1849) e seguita da violente repressioni in tutto il Lombardo-Veneto.

La vignetta può così rappresentarlo fin da ora come colui che restituisce al suo sovrano, Ferdinando I d'Austria, lo "stivale" Italia che aveva rischiato di perdere. La caricatura mette contemporaneamente in ridicolo la debolezza mentale e fisica dell'imperatore, ormai alla vigilia dell'abdicazione, alludendo mediante l'abnormità del testone alle malattie, epilessia e idrocefalo, di cui aveva sofferto fin dalla gioventù.
Sullo sfondo, il consigliere più fidato, il fratello minore Francesco Carlo d'Asburgo-Lorena, padre del successore al trono Francesco Giuseppe, e il ritratto del pontefice Pio IX, che aveva ormai deluso le aspettative dei liberali italiani.
 

 

Vittorio Emanuele II

 

Biblioteca dell'Archiginnasio
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