Casa Savoia: Vittorio Emanuele II, il primo re d'Italia
GIUSEPPE MASSARI, La vita ed il regno di Vittorio
Emanuele II di Savoia primo Re d'Italia. Illustrato da Edoardo Matania,
Milano, Fratelli Treves Editori, 1901
(BCABo, 18.KK.III.21)
EDOARDO MATANIA, "... non siamo insensibili al grido di dolore
che da tante parti d'Italia si leva verso di noi"
Litografia, tav. LXII, p. 259
L'imponente volume è uno dei più importanti dal punto
di vista storico e editoriale, fra quelli dedicati al sovrano, di
cui si sviluppa un dettagliato racconto biografico accompagnato
da numerosissime illustrazioni che riproducono le litografie del
famoso illustratore e pittore Edoardo Matania. Proprio sui ben 350
cartoni realizzati per questo libro dall'artista e dal figlio Fortunino,
il 16 febbraio 1901, venne inaugurata una grande mostra presso la
Galleria d'arte Moderna di Roma.
L'autore del testo è Giuseppe Massari (Taranto, 1821
- Roma, 1884), fervente patriota che nel 1849 si trasferisce a Torino
e vi lavora come redattore di molti dei maggiori giornali e riviste
sia italiani sia stranieri, assumendo nel 1856 la direzione della
Gazzetta Ufficiale piemontese. Fu relatore della Commissione Parlamentare
d'inchiesta sul "brigantaggio". Divenne biografo ufficiale
di Cavour, di Vittorio Emanuele e di La Marmora. Nel 1861 fu eletto
deputato al Parlamento nazionale di Torino.
Il "grido di dolore" immortalato nell'illustrazione è
la frase simbolo della costituenda Unità: quando, la mattina
del 10 gennaio 1859, Vittorio Emanuele II cominciò a leggere
all'apertura del Parlamento subalpino il testo del discorso della
Corona, preparato con il conte di Cavour, che voleva dare un preciso
segnale alle potenze europee circa le reali intenzioni del Regno
di Sardegna a proposito della futura unificazione del Paese, e provocare
l'impero asburgico, si scatenò un'incontenibile ondata di
emozione che, dagli astanti, parlamentari e pubblico, presaghi di
essere in procinto di un momento cruciale, ma ugualmente sorpresi
dalla chiarezza dell'affermazione, dilagò in breve attraverso
giornali, bollettini e dispacci a tutta Europa. E l'Europa intera
tremò, perché, anche attraverso il linguaggio cortese
ed ellittico della diplomazia del tempo, quelle parole significavano
che la guerra contro l'Austria era ormai vicina. L'appassionato
discorso era stato in realtà accuratamente concordato e calibrato
negli effetti tra Torino e Parigi, come testimonia la bozza di Cavour
con le correzioni di Napoleone III, che, secondo alcuni storici,
avrebbe fornito una prima versione della celebre frase.
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