HOME | LA MOSTRA | BIBLIOGRAFIA | CREDITS | RICHIESTA IMMAGINI
 
Home > Fare gli Italiani» nell'iconografia dei personaggi> Politici, eroi e antagonisti

Cavour e i politici; gli eroi e antagonisti

Cavour avvelenato da Napoleone III. Documenti storici di un ingrato [Domenico Cappa?], pubblicazione del "giornale-settimanale satirico" "Il ficcanaso", Torino, Editore Domenico Cena, 1872
(BCABo, 5.Biografie ed elogi, Cart. C 12, n. 56)

Tra i "padri della patria", cui pure per voce unanime era riconosciuto appartenere, l'aristocratico Camillo Benso conte di Cavour (Torino, 10 agosto 1810 - 6 giugno 1861) ebbe un'eco meno altisonante nell'immaginazione della gente; avvertito, forse a torto, come meno passionale di Mazzini, di Vittorio Emanuele, e soprattutto di Garibaldi, il fine politico e abile diplomatico per ciò stesso non poteva divenire un'icona popolare del Risorgimento: un Machiavelli sarà rispettato e temuto, meno amabile e amato. Qualche volta, anzi, su di lui si esercitò, non solo da parte degli avversari politici, il pettegolezzo, la satira sussurrata e compiaciuta, pascolo dei periodici umoristici.
In questo caso, "Il ficcanaso" (Torino, 1867-1874), giornale di orientamento repubblicano mazziniano, diretto dal giornalista nizzardo Giuseppe Beghelli, dà alle stampe un opuscolo, di scarsa qualità editoriale, ma dal successo travolgente (questa è la settima edizione): l'opinione pubblica non poteva non essere solleticata da un racconto, sceneggiato come un dramma teatrale e con tutti gli ingredienti del romanzo d'appendice, opera di un anonimo autore a firma "Un Ingrato", che, dietro l'apparente deferenza e sulla base di non precisate indiscrezioni raccolte a suo dire fra i servitori, avanza il sospetto (ora che l'imperatore francese è andato in esilio dopo la sconfitta di Sedan) che la morte del potente ministro non fosse stata naturale, bensì un assassinio commissionato da Napoleone III e, per il tramite di un'emissaria francese, portato a termine mediante un veleno somministrato al conte in un caffè dalla sua inconsapevole amante, la ballerina Bianca Ronzani.

Sull'identità del misterioso autore del libello si è a lungo discusso, ipotizzando che fosse persona della cerchia di amici, o nemici, di Cavour: una delle ipotesi più accreditate è che sia stato un ufficiale di polizia, il maggiore Domenico Cappa, figura popolare e stimata della Milano umbertina. Assegnato nel 1859 come guardia del corpo al presidente del Consiglio, Cappa gli fu vicino fino alla morte, conoscendone personalità e segreti. Sembra anche che, a insaputa di Cavour, sia riuscito a condividere i favori della Ronzani. In due volumi di Memorie autobiografiche, pubblicati con grande successo più tardi rispetto al libricino in questione, nel 1892-1893, Cappa accennò alla storia dell'avvelenamento di Cavour, accusandone, però, la Ronzani stessa. Secondo altre ipotesi l'anonimo autore del racconto andrebbe individuato in Isacco Artom, segretario copista di Cavour, o in un deputato piemontese, Petri, amico dello statista ma fedelissimo di Napoleone III.

 

 

Vittorio Emanuele II

 

Biblioteca dell'Archiginnasio
Data di creazione: luglio 2011 | Informativa sui cookie
I testi e le immagini sono riproducibili per uso personale e a scopo didattico e di ricerca, a condizione che venga citata la fonte. Non è consentito alcun uso a scopo commerciale o di lucro.