I santi martiri
FELICE VENOSTA, Ciceruacchio il popolano di
Roma, "Ghirlanda della libertà italiana" vol.
III, Milano, Francesco Scorza Editore, 1863
(BCABo, 5.ss*.I.17, op. 1)
CIOFFI inc., Ciceruacchio correva al figlio, mentre questi accostava
la miccia al cannone, antiporta silografata
"Al duce dei Mille / questi cenni della vita / di Ciceruacchio
/ compagno suo / nella memorabile ritirata da Roma / l'Autore /
riverente consacra".
Non poteva mancare, fra i modelli di eroismo offerti al popolo,
un popolano, rappresentato anzi, nel soprannome dialettale (grassottello),
nell'aspetto (tarchiato, rubizzo, ridente), nel comportamento (vivace,
impetuoso, di buon cuore e leale) come il prototipo del popolano
da romanzo.
Angelo Brunetti, detto Ciceruacchio (Roma, 1800 - Porto
Tolle, 1849), fu un oste romano, socievole e dall'eloquio trascinante,
in un primo tempo sostenitore di Pio IX nel suo piano di riforme
liberali all'interno dello Stato Pontificio (al punto di impedire
che, durante una manifestazione popolare, il figlio Luigi sparasse
con un cannone contro il Quirinale per uccidere il pontefice), ma
che poi, deluso dal voltafaccia del papa, abbracciò la causa
mazziniana, combatté per la seconda Repubblica romana, alla
cui caduta fuggì con Giuseppe Garibaldi per raggiungere Venezia,
ma finì nei pressi di Rovigo tradito e denunciato nelle mani
degli Austriaci che lo fucilarono insieme con i due figli.
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