I santi martiri
Collana "Ghirlanda della libertà italiana",
poi "Panteon dei martiri della libertà italiana",
a cura di FELICE VENOSTA, Milano, Carlo Barbini Editore (e, in parte,
Francesco Scorza), marzo 1861 - luglio 1869, volumi 59
(BCABo, 5.ss*.I.7-22; provenienza: dono
del Prof. V. Dosi, 1911)
"È precipuo scopo delle mie pubblicazioni di offrire
al nostro popolo una lettura che gli apprenda i sacrifici fatti
dai generosi per acquistare quella libertà, che noi cominciamo
a godere, e gli imprima in un tempo nell'animo i doveri che gli
incombono per difenderla. [...]".
Paolo Felice Venosta (Milano, 1828-1889), che aveva dato
inizio alla sua attiva militanza patriottica partecipando a soli
vent'anni alla rivoluzione delle Cinque Giornate di Milano e alla
Prima Guerra d'Indipendenza, dal 1862 cominciò, con due biografie
dedicate rispettivamente ai martiri della rivoluzione lombarda e
ad Ugo Bassi, un'opera di divulgazione sui protagonisti della lotta
per l'indipendenza italiana. La fortuna di questi testi, spesso
non storicamente rigorosi e piuttosto romanzati, lo indusse a continuare
nell'impresa (ne firmò in prima persona 35, riedizioni comprese,
alternandosi con Celestino Bianchi, Felice Turotti, Pietro Fortunato
Calvi, Giovanni De Castro, Vittore Ottolini, Gaspar Amico, Luigi
Stefanoni, Federico Bonola, Enrico Montazio), prevalentemente in
collaborazione con l'editore Barbini di Milano.
La collana - partita col nome di "Ghirlanda della libertà
italiana", cambiato in "Panteon dei martiri della libertà
italiana" per ricollegarsi idealmente all'opera-monumento del
periodo preunitario - ospitava libretti di formato tascabile, stampati
su carta di non eccelsa qualità, con poche illustrazioni
(in genere una sola, in antiporta), denunciando così, rispetto
alle strenne e agli album lussuosi, di avere come obiettivo un pubblico
più modesto: beninteso, sempre tra gli alfabetizzati, che
però, a loro volta, potevano farsi tramite per il resto del
popolo.
I 34 volumi della collana custoditi in Archiginnasio si presentano
rilegati a due a due forse per volontà del donatore, con
sul dorso la dicitura "Martiri italiani", e un numero
progressivo che non rispecchia la cronologia di pubblicazione o
un'affinità tematica.
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