Giuseppe Garibaldi: l'avventuriero e l'eroe
GIUSEPPE GARIBALDI, Cantoni, il volontario.
Romanzo storico, Milano, Enrico Politti tipografo-editore, 1873
(BCABo, 5.p.p.II.37; provenienza: dono del
col. Ghedini, 1911)
GORRA, CENTENARI inc., antiporta silografata
Nel confino a Caprera seguente la dolorosa sconfitta di Mentana,
Garibaldi, privato - per il momento - della possibilità di
agire con i mezzi e le capacità che gli sono più propri,
quelli delle armi, non rinuncia a lottare per la causa, e, con la
sensibilità per i mezzi comunicativi di cui è dotato,
pensa di utilizzare il genere assai popolare e in voga del romanzo
storico: in questo caso, quasi di cronaca, perché sceglie
di cucire una storia eroica e sentimentale intorno alla figura reale
di un suo amico e collaboratore: Achille Cantoni (Forlì,
1835 - Mentana, 3 novembre 1867), caduto nella recente battaglia
per Roma, e al quale riconosce il merito di avergli salvato la vita
presso Velletri, nel 1849.
Il romanzo è importante non tanto per i suoi valori artistici,
scarsi a dire il vero, quanto per la forte carica testimoniale dell'epopea
risorgimentale che esso emana in ogni pagina. Pur mancando di una
certa unitarietà, dà l'impressione di un'ottima sceneggiatura
da film. Gli ingredienti ci sono tutti: dall'amore puro e appassionato
(Ida e Cantoni), la lotta tra il buono (il volontario) e il cattivo
(l'infame papalino), la stoccata contro i regnanti (dal re di Piemonte
all'imperatore austriaco, a Napoleone III), alla vittoria del male
per tradimento, e infine alla morte sacrificale di Ida e Cantoni
sull'altare di quella Patria che sta lentamente nascendo. Dentro
c'è tutta la passione di Garibaldi che col suo grande carisma
è stato capace di stringere intorno a sé giovani che
a quella passione si sono abbeverati.
Lo stesso Garibaldi è consapevole di ciò: nella Prefazione
ai miei romanzi storici scrive:
"Non potendo operare altrimenti, ho creduto ricorrere all'opera
della penna:
1.° Per ricordare all'Italia molti de' suoi valorosi, che lasciarono
la vita sui campi di battaglia per essa. - Alcuni son conosciuti,
e forse i più cospicui, ma molti dormono ignorati, che non
furono da meno dei primi. A ciò mi accinsi, come a dovere
sacro.
2.° Per trattenermi colla gioventù italiana sui fatti
da lei eseguiti, e sul debito sacro santo di compire il resto, accennando
colla coscienza del vero, le turpitudini, ed i tradimenti dei reggitori
e dei preti.
3.° Infine, per ritrarre un onesto lucro dal mio lavoro. [
]
Caprera, 15 dicembre 1869".
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