Il completamento dell'Unità: la guerra del 1866 e la presa
di Roma del 1870
GALLIENI, Battaglia di Lissa. Fine della cannoniera
Palestro
Xilografia, p. 221 (ripr.)
Enorme impressione destò nell'opinione pubblica la rovinosa
sconfitta che, durante questa Terza Guerra d'Indipendenza, la squadra
navale austriaca inflisse alla flotta del neonato regno italiano
il 20 luglio 1866 nelle acque di Lissa, isola dalmata dell'Adriatico
situata al largo di Spalato, allora sotto il dominio asburgico.
Wilhelm von Tegetthoff era l'ammiraglio comandante della flotta
imperiale, Carlo Pellion di Persano di quella italiana. In particolare
andarono perse due navi, con i loro capitani e gran parte degli
equipaggi: la cannoniera Palestro (comandata da Alfredo Cappellini),
sotto il fuoco delle granate avversarie, e, speronata dall'ammiraglia
austriaca Erzherzog Ferdinand Max, la fregata corazzata Re d'Italia
(agli ordini di Emilio Faà di Bruno), orgoglio di una marina
che era stata faticosamente costituita intorno al nucleo delle due
flotte dei precedenti regni di Sardegna e di Napoli.
Un riflesso letterario significativo dell'incidenza del disastro
vissuta sulla quotidianità della gente comune traspare anche
nell'asciutta prosa dei Malavoglia verghiani, dove il giovane
Luca, nipote di Padron 'Ntoni, è costretto a partire per
il servizio militare e muore proprio durante la battaglia di Lissa,
contribuendo così, con la perdita di uno dei membri più
seri e responsabili, alla rovina della disgraziata famiglia di Acitrezza.
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