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Home > «Fare l’Italia» attraverso le illustrazioni librarie > Album di guerra: 1860-1861

Gli album storico-artistici dedicati agli eventi militari: il 1860-1861

C. PERRIN LIT., Aspromonte
Litografia a colori ritoccata all'acquerello, tav. LXVIII (ripr.)

Il "fatto di Aspromonte" nasce dalla "questione romana", rimasta irrisolta all'indomani della frettolosa conclusione della spedizione dei Mille. Quando Vittorio Emanuele II divenne re d'Italia il 17 marzo 1861, il nuovo Regno ancora non controllava né Venezia, né Roma. La situazioni delle "terre irredente" (come si sarebbe detto alcuni decenni più tardi) costituiva una fonte di tensione costante per la politica interna italiana, e la principale priorità della sua politica estera. Roma, in particolare, era stata proclamata capitale del regno d'Italia nella seduta del Parlamento del 27 marzo 1861, dopo un vibrante discorso del Cavour, morto poi il 6 giugno successivo, ma tale obiettivo si scontrava con l'esistenza dello Stato Pontificio di papa Pio IX, che, anche se ridimensionato al solo Lazio, era sostenuto e giudicato intoccabile dai francesi di Napoleone III, alleato ancora indispensabile all'Italia sul piano internazionale.
In questo clima, la giornata dell'Aspromonte ebbe luogo il 29 agosto 1862, quando l'esercito regio fermò il primo tentativo di Garibaldi e dei suoi volontari di guidare una marcia dalla Sicilia verso Roma. Stampe e fotografie, cui anche il Generale annette grande importanza propagandistica, fanno a gara nell'offrire immediatamente ricostruzioni dell'episodio bellico, in sé poco rilevante, avvenuto sui monti calabresi: Garibaldi, ferito a un malleolo, si trova appoggiato ad un pino (ancor oggi esistente) con in bocca un mezzo toscano. Mentre riceveva le prima cure dai tre chirurghi aggregati alle truppe volontarie, viene raggiunto da un tenente dell'esercito Regio, che senza scendere da cavallo, in tono insolente, gli intima la resa. Il Generale lo fa disarmare e a questo punto compare il Colonnello Pallavicini, che ripete la richiesta ma dopo essere sceso da cavallo, parlandogli all'orecchio e con la dovuta cortesia.

 

 

Vittorio Emanuele II

 

Biblioteca dell'Archiginnasio
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