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All'inizio del 1915 l'Amministrazione comunale di Bologna,
guidata dal sindaco socialista Francesco Zanardi, decide di
avviare la pubblicazione di una rivista mensile, perché,
come spiega l'assessore Oreste Vancini rivolgendosi ai lettori
in apertura del primo numero, "in questo sempre più
fervido pulsare della vita pubblica, cui anelano di partecipare
forze vergini del popolo nuovo, ignare dei segreti dell'amministrazione
e della politica, ma ricche di energie fattrici, diffondere
le notizie che rispecchiano l'opera quotidiana dei reggitori
della cosa pubblica, è fare atto di saggia democrazia".
Nasce così La Vita cittadina. Bollettino mensile
di cronaca amministrativa e di statistica che esce regolarmente,
con cadenza mensile, fino a tutto il 1920, quando il rapido
peggiorare della situazione politica, culminato nei tragici
fatti di Palazzo d'Accursio del 21 novembre porta l'Amministrazione
comunale a decidere l'interruzione delle pubblicazioni.
Nel corso del 1923 vengono dati alle stampe solo dei bollettini
statistici, mentre la rivista vera e propria torna ad uscire,
sempre con cadenza mensile, dall'inizio del 1924 in un frangente
storico e politico però del tutto diverso rispetto
a quello nel quale se ne era interrotta la pubblicazione:
al governo del Paese c'è ora il PNF (Partito nazionale
fascista) guidato da Mussolini che sta instaurando, anno dopo
anno, un regime sempre più autoritario e liberticida.
All'inizio, questo mutato orientamento politico, eccettuata
qualche rara occasione, non sembra incidere troppo sulla rivista
municipale bolognese che rispetto all'epoca prefascista cambia
solo il titolo principale, che diventa Bollettino del Comune
di Bologna, ma mantiene il sottotitolo, Rassegna mensile
di cronaca amministrativa e di statistica e l'impostazione
interna.
Allo stesso modo, la pubblicazione continua ad essere curata
dall'Amministrazione comunale, in particolare dall'Ufficio
di Stato Civile e di Statistica, guidato dall'assessore Riccardo
Colucci, che lentamente imprime alla pubblicazione un taglio
sempre più umanistico.
Una vera e propria politicizzazione della rivista imposta
dal Regime non si è quindi ancora realizzata completamente,
per cui la pubblicazione continua a porsi come un racconto
dettagliato, anche se controllato, della vita cittadina.
Nel luglio dello stesso anno, passato Colucci all'Ufficio
Istruzione, anche la redazione della rivista lo segue in questo
assessorato.
Nel 1925, la rivista cambia ancora il titolo principale, diventando
Il Comune di Bologna, nome che manterrà per
dieci anni.
A partire da questo momento aumenta in maniera graduale e
costante l'interesse per i temi politici e quindi il controllo
e il condizionamento da parte del Regime.
Questo cambiamento avviene proprio in coincidenza con la comparsa,
nel dicembre del 1926, al posto della figura del sindaco,
del primo podestà fascista, Leandro Arpinati, il quale
affida la direzione della rivista a Ivo Luminasi, suo fedele
collaboratore e già consigliere comunale dal 1923 al
1926. Luminasi dirigerà la rivista comunale fino agli
ultimi mesi del 1933, quando, caduto in disgrazia lo stesso
Arpinati, anch'egli dovrà abbandonare la direzione
del periodico.
Sempre in questo periodo, mentre da un lato aumenta l'ingerenza
del Regime, testimoniata, per esempio, dall'ampio risalto
dato alla visita di fine ottobre del 1926 di Mussolini a Bologna
e dall'introduzione della rubrica fissa Vita fascista,
dall'altro migliora anche il tenore degli articoli, nei quali
si tende, in ogni modo, a utilizzare un linguaggio chiaro
e comprensibile per tutti i lettori.
Con il 1927 si arriva alla piena politicizzazione della rivista:
aumenta soprattutto la retorica volta ad esaltare la realizzazione
delle prime importanti opere pubbliche volute dal Fascismo,
tra le quali, per esempio, il nuovo stadio chiamato Littoriale
e la linea ferroviaria Direttissima.
L'interesse da parte del Regime nei confronti delle pubblicazioni
municipali è sottolineato in un articolo del gennaio
1927 anche da Arnaldo Mussolini, fratello del Duce e direttore
del quotidiano del partito, il Popolo d'Italia: "È
necessario infine abituare i cittadini a leggere i bollettini
delle loro città; solamente in questo modo l'azione
comunale può essere investita ed esaminata in tutti
i suoi aspetti complessi e formare un dettaglio degno dell'insieme
della vita italiana".
All'inizio del 1929 la rivista cambia il sottotitolo, che
diventa semplicemente Rivista mensile municipale, ma
resta sempre sotto la cura dell'Ufficio Istruzione, mentre
nel 1932 viene pubblicato un numero speciale dedicato al decennale
della marcia su Roma.
Sul finire del 1933, allontanato Luminasi, responsabile diretto
della pubblicazione torna ad essere il podestà: prima
Angelo Manaresi, poi il commissario prefettizio Renato Pascucci,
infine Cesare Colliva, il cui nome a partire dal numero di
luglio-agosto del 1936 appare per la prima volta sul frontespizio
come quello di direttore responsabile della pubblicazione.
Nel frattempo, dopo oltre dieci anni, con l'inizio del 1935
è cambiato il titolo della rivista che diventa semplicemente
Bologna. Rivista mensile del Comune.
Nel 1936 a partire dal mese di settembre, la rivista assume
una nuova veste grafica, più al passo con le riviste
del tempo. In questo periodo si ha un crescente impiego dell'immagine
fotografica, utilizzata soprattutto per fini propagandistici,
come in occasione della nuova visita in città di Mussolini
nell'ottobre 1936, che viene documentata con un imponente
apparato fotografico.
Il numero del luglio 1937 è dedicato interamente a
Guglielmo Marconi in occasione della morte ed è l'ultimo
prima di un'interruzione della pubblicazione che dura oltre
un anno, fino agli ultimi mesi del 1938.
Nel maggio-giugno 1939 esce un numero monografico dedicato
a Bologna e il turismo. La pubblicazione della rivista cessa
improvvisamente con il numero di agosto-settembre-ottobre
1939 dedicato a Bologna e l'autarchia: le Sanzioni del 1935
e l'avvicinarsi di scenari di guerra richiedono sacrifici
per tutti, quindi è necessario anche il risparmio di
carta.
La pubblicazione riprenderà solo nel dopoguerra, a
partire dal 1948 per proseguire fino al 1994, quando cesserà
definitivamente la storia della rivista.
(Testi a cura di Marcello Fini)
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