Dal sindaco al podestà
L'ordinamento comunale fu profondamente trasformato durante i primi
anni del regime fascista, con lo scopo di indebolire l'autonomia
locale e rafforzare il ruolo centralizzatore dello Stato, trasformando
il Comune da organo di autogoverno a ente ausiliario dello Stato
per la gestione dell'ordinaria amministrazione.
Abolite le elezioni, il sindaco fu sostituito dal podestà,
che veniva nominato con un decreto reale.
Fu istituita la consulta municipale, organo consultivo delle amministrazioni
comunali. Aveva funzioni esclusivamente consultive, in quanto solo
il podestà poteva deliberare.
Il podestà doveva avere una solida situazione economica,
quale poteva essere quella di professionisti, proprietari fondiari,
industriali, in quanto non percepiva, di norma, un compenso.
Oltre al fattore economico, era richiesta possibilmente la giovane
età, la mancanza di imperfezioni fisiche, avere contratto
matrimonio con rito religioso, aver adempiuto agli obblighi militari
(la partecipazione alla Grande Guerra era titolo di merito) e naturalmente
la fedeltà politica, con iscrizione al PNF (Partito nazionale
fascista).
La figura del podestà sembrerebbe dunque riflettere la svolta
normalizzatrice voluta da Mussolini dopo gli anni dello squadrismo
e dei proclami rivoluzionari, con l'obiettivo di fornire un'immagine
sociale e politica fortemente rassicurante degli uomini che il Regime
metteva a capo dei comuni: volontarietà, benessere fisico
ed economico, famiglia, patria, fede nel Fascismo.
Una rivista sotto controllo
Dal 1927, con Arpinati podestà, inizia la "fascistizzazione"
della rivista del Comune.
Il fascio littorio viene inserito nello stemma comunale sul frontespizio
della rivista a partire dal numero di gennaio. Nello stesso numero
inizia una nuova rubrica, "Vita fascista", che fornisce
notizie sulle attività del partito e delle varie organizzazioni
fasciste. La svolta non è casuale: le leggi eccezionali della
fine del 1926, seguite all'attentato a Mussolini avvenuto a Bologna
il 31 ottobre 1926, segnano la nascita del regime fascista vero
e proprio (PNF come partito unico, soppressione dei partiti e delle
pubblicazioni contrarie al Regime, confino di polizia, Tribunale
speciale, introduzione della pena di morte ed altri provvedimenti
tesi a liquidare ogni residuo di democrazia).
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Dicembre 1926
Leandro Arpinati primo podestà di
Bologna. Squadrista della prima ora, fu capo indiscusso del
Fascio di Bologna fino al 1933. |
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Marzo 1928
Questa fotografia testimonia del forte legame esistente tra Mussolini
ed Arpinati, anche se si tratta con ogni probabilità di un fotomontaggio. |
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Settembre 1930
Foto scattata il 2 febbraio 1927: Arpinati è podestà di Bologna da poche settimane. |
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Marzo 1933
Le ultime immagini di Arpinati pubblicate
sulla rivista del Comune. Il 4 maggio 1933 fu costretto a dimettersi
per dissidi con Mussolini, nel luglio del 1934 fu arrestato
ed inviato al confino di polizia, i suoi uomini inviati al confino
o esiliati in altre città. |
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Il nome di Mario Ghinelli, federale
di Bologna e uomo di fiducia di Arpinati, viene coperto da una
pecetta con il nome di Ciro Martignoni, nuovo federale inviato
a Bologna da Achille Starace per epurare gli arpinatiani. Ghinelli
sarà costretto ad emigrare a Napoli.
"Indicatore di Bologna e provincia. Guida amministrativa,
professionale industriale e commerciale", 52 (Bologna,
Indicatori provincie emiliane, 1933, p. 249) |
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Gennaio 1927
Il primo numero diretto da Leandro Arpinati:
il fascio littorio sullo stemma del Comune, sotto il ritratto
di Mussolini. |
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Gennaio 1927
Sulla copertina dell'annata 1927, il fascio
littorio è accanto allo stemma del Comune. |
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L'attività municipale
Prosegue, nonostante i profondi mutamenti dell'ordinamento comunale
seguiti all'istituzione del podestà, la rubrica "Attività
municipale". Cambierà nome diverse volte ("Vita
municipale", "Attività del Comune" etc), ma
continuerà a fornire preziose e dettagliate notizie sui principali
aspetti dell'attività del Comune di Bologna, dalle deliberazioni
podestarili ai lavori della consulta municipale.
La rubrica rappresenta dunque una fonte preziosa per la storia dell'amministrazione
comunale dell'epoca.
(Testi e scelta delle immagini a cura di Maurizio Avanzolini)
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Gennaio 1927
"Vita fascista", la nuova rubrica.
La politicizzazione ed il controllo della rivista saranno d'ora
in poi sempre maggiori. |
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Settembre 1936
"Attività del Comune".
Da notare la costruzione di un impianto di amplificazione tra
piazza Maggiore (allora piazza Vittorio Emanuele II) e piazza
Galilei, per ascoltare in diretta i discorsi radiofonici del
Duce. |
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Marzo 1927 e Marzo 1933
Da "Attività municipale"
a "Vita cittadina". |
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