La prima visita
Il 31 ottobre 1926 Mussolini visitò ufficialmente Bologna
per la prima volta.
Con accanto il fedele Arpinati, non ancora podestà ma federale
di Bologna, inaugurò il nuovo stadio, il Littoriale. La
rivista del Comune dedicò all'evento diverse pagine, corredate
da numerose foto, ma nulla di paragonabile al numero monografico
che fu stampato per la seconda visita, nel 1936.
Nel 1926 il culto del Duce era ancora agli inizi ed il Fascismo
non aveva ancora imposto la dittatura totale. Fu proprio il proiettile
che sfiorò Mussolini all'inizio di via Indipendenza, con
il linciaggio di Anteo Zamboni presunto attentatore, che fu preso
a pretesto per emanare le Leggi eccezionali che dettero il colpo
finale alla democrazia.
Nel 1927 Mussolini definì il Fascio di Bologna fedele
Decima Legione, riferendosi ad un passo del De bello gallico
di Giulio Cesare:
"
legionarios eo milites legionis decimae, quod ei
maxime confidebat
" (42, I).
La definizione piacque ai fascisti bolognesi, che l'adottarono
stabilmente.
Dieci anni di Fascismo
Ben diverso l'impegno profuso dalla rivista del Comune nel 1932,
per il Decennale della Rivoluzione fascista: viene stampato un
numero speciale di 100 pagine, in grande formato, con un ritratto
del Duce in copertina. Il potere di Mussolini è ormai totale,
gli oppositori sempre più isolati e perseguitati. Impressionanti
le definizioni del Duce che compaiono sulla stampa, in una gara
continua nell'adulare e venerare il capo del Fascismo.
Alla fine del 1932, come ulteriore passo verso la completa dittatura,
l'iscrizione al PNF (Partito nazionale fascista) diventa obbligatoria
per essere ammessi ai concorsi della pubblica amministrazione
La seconda visita
Quando nel 1936 Mussolini visitò Bologna per la seconda
volta, il culto del Duce, fondatore dell'Impero, era al culmine.
Achille Starace, segretario nazionale del PNF dal 1931 al 1939,
è il grande "regista" della propaganda e dell'immagine
del regime, ma è anche, su ordine di Mussolini, il liquidatore
di Leandro Arpinati e dei suoi fedeli, inviati al confino di polizia
o esiliati in altre città.
"La intrepida fedele Decima legione della Rivoluzione fascista",
ormai decapitata ed epurata dagli arpinatiani per infedeltà
al Duce, non sarà mai più "il quadrivio strategico
della Rivoluzione", altra definizione del Fascio bolognese
dello stesso Mussolini.
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Ottobre 1926
La prima visita |
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Ottobre 1932
Il numero speciale dedicato al Decennale
della Rivoluzione fascista. |
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Ottobre 1932
In un articolo si immagina Bologna
che festeggia il 50° anniversario della Rivoluzione
fascista, nel 1972, con immagini del centro storico
in stile futurista. |
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Ottobre 1936
La seconda visita. |
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Gli oppositori
La repressione degli antifascisti fu effettuata con metodi legali
(magistratura ordinaria e Tribunale speciale, controlli e arresti
di polizia, diffide, confino) e con metodi illegali (uccisioni,
bastonature, olio di ricino).
Questi alcuni dati per Bologna, dal 1922 al 1943:
- antifascisti uccisi: 110-115
- arrestati e processati dal Tribunale speciale: 1005
- condannati dallo stesso tribunale: 384
- inviati al confino senza processo, fino a 5 anni, con provvedimento
amministrativo: 527
- alcune migliaia di antifascisti ebbero il bando,
dovettero cioè emigrare in altre città o regioni,
in quanto accusati di avere resistito alle squadre fasciste
- sconosciuto, ma alto, il numero degli oppositori condannati
dalla magistratura ordinaria, arrestati e diffidati dalla polizia
- sconosciuto anche il numero delle persone bastonate e costrette
a bere olio di ricino.
Fonte: Nazario Sauro Onofri, Il triangolo rosso : la guerra
di liberazione e la sconfitta del fascismo, 1943-1947, Roma,
Sapere 2000, 2007, p. 20-23.
(Testi e scelta delle immagini a cura di Maurizio Avanzolini)
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