Nel Novecento le donne entrarono
sempre più numerose nei ranghi del pubblico
impiego ma, almeno per tutta la prima metà
del secolo, rimasero escluse dalle carriere nelle
amministrazioni pubbliche. In generale, il lavoro
femminile fu caratterizzato da un'elevata precarietà.
Nel 1910 il Consiglio di Stato espresse parere avverso
alla richiesta di una donna di essere ammessa al concorso
per la patente di segretario comunale, con la motivazione
che le funzioni connesse all'incarico avrebbero implicato
una partecipazione al governo della cosa pubblica,
che era interdetta alle donne.
La legge 17 luglio 1919, n. 1176 segnò un passo
in avanti, consentendo alle donne l'accesso a tutti
gli impieghi ad eccezione di quelli "implicanti esercizio
di pubblici poteri giurisdizionali o di diritti e
potestà politiche o che attenessero alla difesa
dello Stato". Interpretazioni estensive di questa
eccezione esclusero di fatto le donne da tutti gli
incarichi più qualificati, mentre i regolamenti attuativi
diedero ampia autonomia alle pubbliche amministrazioni
per escludere le donne.
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Andrea Campo, Manuale del dattilografo,
1910 |
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Pubblicità della macchina per scrivere Underwood,
1918 |
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Sulla rivista mensile del Comune di Bologna
trovavano spazio inserzioni pubblicitarie di prodotti diversi, tra
cui arredi e attrezzature per ufficio.
Del 1918 è la pubblicità
della macchina per scrivere Underwood, prodotta
dalla Underwood Typewriter Company (New York,
USA) e commercializzata a Bologna dalla ditta
concessionaria S.A.D.E.S., via Indipendenza 33. |
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Uomini e donne al lavoro in un ufficio di
dattilografia |
L'immagine è tratta da un catalogo di vendita della fabbrica
francese Manufacture française d'armes & cycles
Saint Etienne; l'utilità della macchina per scrivere
viene pubblicizzata per mezzo di questa illustrazione,
che mostra l'ufficio di dattilografia della casa
produttrice.
La dattilografia venne con il tempo a configurarsi come una
mansione tipicamente femminile. |
Donne telefoniste nella centrale
telefonica di Bologna |
L'immagine illustra un articolo del 1926
riguardante il nuovo edificio per i servizi telefonici in corso di
realizzazione in via Goito. Nel testo si legge:
All'Ufficio centrale le Signorine
operatrici, sedute ai loro posti di lavoro dei quadri di
commutazione, eseguono, a mezzo di appositi organi, le operazioni
necessarie a stabilire le comunicazioni richieste.
La rigida divisione tra i sessi e tra mansioni
femminili e maschili era definita e rappresentata anche
dall'organizzazione degli spazi di lavoro: il secondo piano del
nuovo edificio era infatti destinato ad accogliere i locali
riservati alle donne (refettorio, spogliatoio, "ufficio della
capoturno"), distinti da quelli per gli uomini, collocati al piano
terreno.
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Opuscoli riguardanti la
legislazione sul lavoro femminile, in particolare sulle donne nel
pubblico impiego, stampati agli inizi del Novecento e nel periodo
fascista |
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