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Le due vite di Teresita. Agli inizi del lavoro femminile in biblioteca.

Mostra organizzata
dal 4 marzo all'8 maggio 2011 | Informativa sui cookie
presso la Biblioteca comunale
dell'Archiginnasio
di Bologna

   
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Teresita in Archiginnasio

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LA SECONDA VITA

Un evento tragico, la morte del marito il 31 luglio 1908, segnò per Teresita il passaggio alla sua "seconda vita". Domenico non aveva maturato il diritto alla pensione per i suoi incarichi accademici e Teresita, rimasta vedova con due figli ancora studenti, si trovò in difficoltà economiche.

Decise di tornare a Bologna dove non abitavano più il fratello e la madre, che si erano trasferiti a Roma nel 1906, ma dove poteva contare sull'appoggio della famiglia Zanichelli: nel 1908 sopravvivevano ancora due fratelli di Domenico, Cesare e Carlo. Nel 1906 la casa editrice era diventata una S.p.A. e Cesare, benché avesse ancora un ruolo nelle scelte editoriali, non controllava più l'azienda.

Lo status sociale di Domenico Zanichelli era elevato, ma la sua era una famiglia più colta che ricca. La condizione economica era agiata, ma dipendente dal lavoro del capofamiglia. Non è noto se Teresita e i suoi figli ricevettero sostegno economico dai famigliari, ma la ricchezza di una famiglia era costituita anche da relazioni sociali alle quali ricorrere per fronteggiare i problemi economici. La soluzione fu un impiego, modesto ma decoroso, in Archiginnasio. I dettagli dell'assegnazione dell'incarico non sono documentati, ma sicuramente i solidi legami con esponenti del mondo politico e intellettuale bolognese, a partire dal direttore Albano Sorbelli, furono determinanti. Anche grazie a questo impiego, Giuseppe e Maria poterono completare gli studi. Alla morte del padre, il figlio maggiore aveva vent'anni e avrebbe quindi avuto l'età per cercarsi lui stesso un lavoro, ma evidentemente in una famiglia di intellettuali, il completamento degli studi dei figli era prioritario. Per raggiungere questo risultato, nei primi anni del Novecento, era appropriato che anche una signora borghese potesse entrare nel mondo del lavoro, ma probabilmente solo qualche decennio prima sarebbe stato impensabile. Gli studi e le carriere dei fratelli Zanichelli, come era stato per Teresita e il fratello Pietro, erano adeguati al sesso e alla condizione: Giuseppe, come il padre e lo zio, si laureò in giurisprudenza, mentre Maria si laureò in pedagogia, conseguendo un titolo di studio superiore al diploma di maestra della madre.

In Archiginnasio Teresita non ebbe un incarico di rilievo. Come la quasi totalità delle donne in quegli anni, era inquadrata nei gradi più bassi del lavoro impiegatizio: la signora che aveva invitato a pranzo Carducci copiava atti d'ufficio e redigeva schede catalografiche. Inoltre, proprio come la maggioranza delle donne dell'epoca, svolse questa attività come precaria, "avventizia" come si diceva allora, con uno stipendio inferiore a quello degli uomini e senza diritto alla pensione. Di questa "seconda vita" rimangono alcune testimonianze dirette: le tracce del suo lavoro, i libri del marito venduti all'Archiginnasio, e soprattutto le sue inascoltate richieste per essere assunta di ruolo dall'Amministrazione comunale. Non è dato sapere come Teresita vivesse la sua condizione di lavoratrice, tuttavia è certo che continuò a lavorare anche ben oltre la raggiunta autosufficienza dei figli, fino all'età di 71 anni, quando fu licenziata.


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