LE MAESTRE
La presenza delle maestre, ben accetta nelle
classi inferiori delle elementari e in quelle femminili, non
avrebbe dovuto estendersi oltre: infatti era ritenuto inopportuno
che le donne, che non godevano del diritto di voto, potessero
impartire gli insegnamenti che, dal 1882, costituivano un requisito
fondamentale per diventare elettore. Ma questo limite venne
superato per la forza dei numeri: tutti i tentativi di incentivare
gli uomini ad iscriversi alle scuole normali maschili e a dedicarsi
alla professione di maestro ebbero scarso successo, e le maestre,
che nel 1871 rappresentavano il 42% del corpo insegnante delle
elementari, nel 1886 erano il 57% e il dato continuò a crescere;
così nelle classi maschili le 817 insegnanti del 1883, erano
diventate 4632 nel 1895 e ben 6000 nel 1901.
Giardino d'infanzia del R. Istituto
magistrale L. Bassi, 1929 |
Anche nell'insegnamento secondario si verificò la
tendenza delle donne a varcare il confine che le relegava nelle
scuole normali e femminili. Nel 1922 le insegnanti nelle scuole
secondarie erano quasi 5000. Ma il clima ideologico di quegli anni
non era certo favorevole a includere le donne dai processi
formativi delle classi dirigenti, e nella riforma della scuola del
1923 alle donne venivano interdette, oltre alle posizioni
direttive, le classi di concorso ritenute più prestigiose come
quelle di storia, filosofia, materie letterarie, diritto ed
economia politica nei licei e negli istituti tecnici.
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Tale scelta era in linea con l'ispiratore della
riforma, Giovanni Gentile, convinto che le donne
"non hanno
e non avranno mai quella originalità animosa del pensiero né quella
ferrea vigoria spirituale che sono le forze superiori,
intellettuali e morali, della umanità , e devono essere i cardini
della scuola formativa dello spirito superiore del
paese."
Giovanni Gentile, Esiste una scuola
pubblica in Italia ? Lettera aperta al ministro della P.I. on.
Berenini, in Giovanni Gentile, Il problema scolastico del
dopoguerra, Napoli, Riccardo Ricciardi, 1919, p. 8
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