L'AMBIENTE
CARDUCCIANO
La
città in cui Domenico Zanichelli muoveva i primi passi verso la
carriera accademica era pienamente partecipe della rete di
relazioni che caratterizzava il quadro storico determinatosi dopo
l'Unità. La scena politica locale era teatro di confronto, non di
rado assai aspro, tra i fautori di un liberalismo moderato, leale
nei confronti della monarchia sabauda, e i sostenitori di linee più
radicali, mazziniane e repubblicane; tuttavia, il riconoscersi in
opposti schieramenti politici non impediva alle personalità di
valore di stringere amicizie salde e a volte durature, non di rado
assai fertili sul piano della produzione culturale.
Nicola Zanichelli
tipografo-libraio-editore proveniente da Modena, di provata
ispirazione liberale, definito più tardi dal figlio come "moderato
di destra e alieno da ogni impresa rivoluzionaria" (1) (ma non per
questo ignorato dalle certamente non delicate attenzioni della
polizia segreta, ai tempi del Ducato) ebbe quindi in sorte di
incontrarsi con un poeta-professore dalla vibrante e "giacobina"
passione politica, sia pure in procinto di temperare i toni
fiammeggianti che avevano animato i Giambi ed Epodi: ne nacque un
sodalizio duraturo, ricco di sviluppi tanto sul piano editoriale,
quanto su quello degli affetti umani.
Si deve alla matita di Nasica (Augusto Majani) il celebre ritratto
che raffigura Carducci, seduto nel retrobottega della libreria
Zanichelli, attorniato da Alberto Bacchi della Lega, Severino
Ferrari e Alberto Dallolio; alle sue spalle, Cesare
Zanichelli. |
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Come già era avvenuto a
Modena, anche a Bologna la libreria Zanichelli divenne luogo di
incontro e di confronto per un'ampia schiera di uomini di cultura,
indipendentemente dalla disciplina frequentata e dalla fede
politica professata: vi si potevano incontrare filosofi, latinisti,
ellenisti, storici, giuristi, geologi e medici; ex garibaldini e
conservatori, repubblicani e mazziniani così come senatori del
Regno, esponenti della Destra storica, fieri monarchici: era
l'ambiente in cui, come ricorda ancora Domenico, un Aurelio
Saffi e un Giovanni Battista Ercolani - fierissimi
avversari ai tempi della Repubblica Romana - potevano salutarsi e
trascorrere una serata insieme, conversando pacificamente e
soprassedendo, almeno temporaneamente, sulle rivalità del
passato.
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Vi
era poi il gruppo dei letterati, con i vari Guerrini,
Panzacchi, Ferrari, Brilli e, naturalmente,
Carducci. I primi contatti di natura professionale tra
quest'ultimo e Nicola Zanichelli si ebbero nel 1872; tuttavia, sul
primo progetto proposto da Carducci non vi fu accordo. Nell'anno
successivo, però, il libraio-editore già si impegnava a vendere il
volume delle Nuove poesie, precedentemente stampato da
Carducci a proprie spese presso Galeati, a Imola: nel 1875 questo
titolo, riveduto e corretto, sarebbe entrato ufficialmente a fare
parte del catalogo Zanichelli, insieme con lo studio Delle
poesie latine edite e inedite di Ludovico Ariosto.
Da quel momento, Zanichelli fu per trent'anni editore quasi
esclusivo di Carducci, dando alle stampe una serie di lavori che si
concluse con due sillogi, dedicate rispettivamente alle
Poesie. MDCCCL-MCM, nel 1901 (con integrazioni e cambiamenti
nel 1902), e alle Prose. MDCCCLIX-MCMIII. Edizione
definitiva, nel 1905. Operando con fine intelligenza di editore,
Zanichelli si adoperò per accogliere nel proprio catalogo la
produzione degli intellettuali che frequentavano la sua libreria;
così, ad esempio, riuscì ad ottenere che i lavori di Marco
Minghetti, ritiratosi a Bologna dopo avere lasciato la politica
attiva, uscissero per i suoi tipi.
La
libreria continuò a fungere da luogo informale di confronto per
tutto l'ultimo scorcio dell'Ottocento, anche quando nella gestione
dell'azienda subentrò a Nicola - venuto a mancare nel 1884 - il
figlio Cesare; a quel punto, Carducci era certamente il fulcro
degli incontri che vi si svolgevano, nelle quali alle animate
partite di briscolone si alternavano dottissime disquisizioni di
natura letteraria e filologica.
(1)
Domenico Zanichelli, La libreria di Nicola Zanichelli, in
"Nuova Antologia", CXXII, 1906, p. 628.
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