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1909-1929. I primi ventanni della Biblioteca Popolare
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La foto, del 1910, mostra lallestimento
dato alla sala di lettura della Biblioteca Popolare allinterno
del vasto salone settecentesco progettato dallarchitetto
Giuseppe Antonio Ambrosi. |
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Il patrimonio iniziale della Popolare venne formato da Albano Sorbelli
scegliendo 3.000 volumi tra gli oltre 40.000 duplicati dellArchiginnasio,
ma soprattutto acquistando circa 5.000 libri nuovi,
moderni, «opere dilettevoli ed istruttive», oltre a
numerosi quotidiani e riviste. Affidata alle cure di un distributore
dellArchiginnasio che, insieme a un collaboratore, ne garantiva
lapertura invernale con un orario giornaliero di dieci ore
(916; 1922), sette nel periodo estivo (913; 1619)
e tre (dalle 9 alle 12) nei giorni festivi, la Biblioteca Popolare
era aperta in media 335 giorni allanno toccando anche
punte di ben 352 per tutto il periodo durante il quale mantenne
la sua sede in via Castiglione 40.
Fu soprattutto lapertura serale dei mesi invernali a
determinare lingresso in biblioteca di operai e lavoratori
in genere, che formavano la metà dellutenza del nuovo
servizio. Il Regolamento approvato nel 1910 lascia trasparire unattenzione
particolare verso il pubblico, che poteva suggerire titoli da acquistare,
tramite un registro di desiderata, e anche presentare reclami «contro
gli impiegati e gli inservienti della Biblioteca». Erano poi
a disposizione di tutti i cataloghi: due alfabetici, per autori
e per soggetti, uno sistematico per materie.
Il prestito di volumi a domicilio era concesso senza limitazioni
particolari. Proprio la gran quantità di volumi prestati
soprattutto romanzi e libri per ragazzi insieme ai
dati relativi ai giornali letti in sede, ci danno la misura del
successo di questa, che fu la prima biblioteca bolognese dinformazione
generale.
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La lettura dei giornali fu uno dei servizi di maggior successo
della Popolare. In particolare, negli anni della Grande Guerra moltissimi
frequentavano la Biblioteca per leggere, sui giornali illustrati,
i resoconti degli avvenimenti che più colpivano l'immaginario
collettivo.
La copertina della "Domenica del Corriere" disegnata da
Achille Beltrame illustra il fatto di maggior rilievo trattato nel
numero del giornale, l'affondamento del transatlantico britannico
Lusitania che - partito da New York per raggiungere Liverpool - il
7 maggio 1915, al largo delle coste irlandesi, fu silurato da un sommergibile
tedesco. L'affondamento provocò moltissime vittime civili,
compresi numerosi passeggeri americani, e scosse profondamente l'opinione
pubblica. |
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I tre volumi, rilegati in tela grigiastra, con stampigliati nome
della biblioteca, timbro e, sul dorso, la segnatura di collocazione,
sono un chiaro esempio di come si cercasse di preservarli dall'usura
dovuta ai frequentissimi prestiti a domicilio. Sorbelli, infatti,
raccomandava che
"le legature siano robuste ma semplici;
colle cuciture ben resistenti, gli angoli difesi, di facile apertura.
Si fanno di solito in tela o dermoide o mezza tela, di colore
grigio o scuro perchè meno facilmente si insudicino passando
di mano in mano".
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Luigi Capello, Per la verità;
Alberto Malatesta, Le confessioni di un socialista; Arrigo
Boito, Novelle e riviste drammatiche |
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Virgilio Marchi, Architettura futurista,
Foligno, Campitelli, 1924 |
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Schede del catalogo per autori e
del catalogo per soggetti.
Le schede, tutte riferite al volume del De Marchi, sono un esempio
dei cataloghi messi a disposizione del pubblico, quello per
autori (scheda bianca) e quello per soggetti (schede arancioni).
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Il volume Architettura futurista
fu donato dall'autore a Cesare Ratta, tipografo, editore
e, soprattutto, promotore della Scuola Professionale Tipografica
di Bologna: si deduce dalla dedica manoscritta, datata "Roma,
settembre 1926", posta sul primo foglio bianco del libro.
La presenza di un volume appartenuto a Cesare Ratta, morto nel
1938, conferma l'acquisizione della sua biblioteca da parte
del Comune di Bologna, che la destinò - almeno in parte
- alla Popolare, dove "la collezione di libri del "fondo
Ratta"" era già presente nel giugno del 1939. |
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"Relazione sul
passaggio della
Biblioteca Popolare
Comunale alla
Casa del Fascio",
14 dicembre 1929 |
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Il passaggio dalla Biblioteca popolare comunale alla Casa del
Fascio
Luigi Donati, addetto alla Biblioteca Popolare, con questa relazione
informò il Direttore dell'Archiginnasio, da cui dipendeva
la Popolare, delle modalità operative del trasloco. Albano
Sorbelli aveva concordato alcuni mesi prima - nel luglio 1929 -
il trasferimento, dovuto alla necessità di assegnare i locali
di Santa Lucia a una scuola di avviamento al lavoro (la Scuola di
liuteria Mozzani).
Pur definendo "un sacrificio" il fatto di dover "abbandonare
un locale splendido, fatto apposta - sino dal sec. XVIII - per una
biblioteca ad uso del popolo, anzi la prima biblioteca pubblica
e di pubblico uso che sorgesse in Bologna", ringraziò
il Delegato podestarile perché
"quasi a compenso e a conforto di tale
allontanamento, Ella offerse a nuova sede della Biblioteca Popolare
la Casa del Fascio, centro ben noto e da tutti apprezzato di vita,
di politica (intesa nel senso più profondo), di cultura
... Sono persuaso infatti che la Biblioteca Popolare Comunale,
accanto a organismi vitali e operanti, riacquisterà tutto
l'antico prestigio".
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Arturo Marescalchi, L'agricoltura nel
decennale |
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La presenza, fra i libri della Biblioteca Popolare,
di questo come di altri volumi di celebrazione del Regime documenta
l'avvenuta trasformazione della biblioteca pubblica in centro di
diffusione dell'ideologia fascista e organo importante per la
propaganda.
Era quindi naturale che la Biblioteca Popolare del Comune e quella
della Casa del Fascio, che coabitarono nella stessa sede dal 1929,
fossero considerate "l'una [...] strettamente complementare all'altra". |
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Aristide Contessi, Fiamme sul littorio.
Liriche del tempo nostro |
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Sulla copertina del volume, il nome di Aristide Contessi
è accompagnato dall'appellativo "sansepolcrista",
attribuito a tutti coloro che il 23 marzo 1919 si riunirono, insieme
a Mussolini, in piazza San Sepolcro a Milano per fondare i Fasci italiani
di combattimento, un movimento ferocemente antisocialista che intendeva
combattere gli avversari non attraverso il dibattito politico, ma
con l'azione diretta, violenta e squadrista. Sulla prima pagina bianca
compare poi la dedica autografa dell'autore "al valoroso camerata
Giorgio Pini con deferente fraternità fascista", datata
11 novembre 1937. Aristide Contessi, redattore de "Il Giornale
dell'Arte", lo offrì dunque in dono al giornalista bolognese
Giorgio Pini che, dal 1923 al 1928, fu direttore del periodico "L'Assalto",
organo della federazione dei Fasci di combattimento di Bologna, e dal 1936 redattore capo
de "Il Popolo d'Italia". Diresse inoltre il Resto del Carlino dal 1928 al 1930 e dal 1943 al 1945. |
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Albano Sorbelli, Piccola guida per
le biblioteche scolastiche e popolari |
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Sorbelli, direttore dell'Archiginnasio e fondatore della
Biblioteca Popolare del Comune di Bologna, fu molto attivo anche nel
settore della formazione professionale dei bibliotecari. Fu
docente universitario a Bologna dove, per gli effetti della riforma
Gentile, che sancì il riconoscimento degli insegnamenti universitari
di biblioteconomia e bibliografia, era stata istituita una Scuola
per archivisti e bibliotecari. Si impegnò anche per la preparazione
del personale addetto alle biblioteche popolari, sia sollecitando
provvedimenti in merito all'organizzazione di corsi di formazione
specifici, sia collaborando alla realizzazione degli stessi. Sorbelli
era infatti convinto che "il personale delle biblioteche del
popolo non può [...] essere reclutato a caso, servendosi del
primo che capita con un poco di buon volere: ma ha bisogno di una
preparazione speciale". Questo manuale, rivolto ai frequentatori
dei corsi promossi a partire dal 1935 dal Ministero dell'Educazione
Nazionale, costituisce una sintesi efficace delle teorie biblioteconomiche
del tempo, compresa la prassi catalografica. |
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