Archiweb- Biblioteca digitale dell'Archiginnasio Sulle tracce di Dickens
   
Introduzione

Biografia


Le prime edizioni

Le collane politiche

Le opere di Antonio Gramsci

Paolo Spriano e Valdo Magnani

Lo struzzo

Un nuovo carattere tipografico: il Garamond Simoncini

La comunicazione di casa Einaudi

Un prestito per «garantire nuove possibilità di autonomo sviluppo culturale»

La Biblioteca di Dogliani

Giulio Einaudi e Bologna

Un nuovo carattere tipografico: il Garamond Simoncini



Francesco Simoncini
Nell’editoria italiana lo studio dell’impatto visivo offerto dal testo, composto di caratteri tipografici, non ha avuto la stessa attenzione riservata alla grafica delle copertine. Eppure, la percezione del libro da parte del lettore è condizionata da entrambi questi aspetti. Alla disciplina della progettazione dei caratteri tipografici è mancato nel dopoguerra il sostegno di una committenza industriale ed editoriale disposta a credere nel valore del progetto globale del libro.
Una delle poche eccezioni è costituita proprio dai libri di Giulio Einaudi. Prima di lui, solo Arnoldo Mondadori aveva accontentato le pressanti richieste del poeta e letterato Francesco Pastonchi, il quale, incaricato della direzione della collana “La Raccolta dei Nuovi Classici”, aveva preteso che venisse disegnato un nuovo carattere, il Pastonchi appunto, che connotasse anche sotto l’aspetto visivo la peculiarità della collezione.
Giulio Einaudi, dopo le prime fasi di avvio della casa editrice e le vicende della guerra, a partire dagli anni Cinquanta volle dare una nuova veste grafica alle sue edizioni, non solo con le copertine di Max Huber e di Bruno Munari, ma anche con un carattere che fosse appunto “caratterizzante”. L’editore fu coadiuvato nella scelta dal responsabile editoriale Oreste Molina. Fino a quel momento i libri erano stati composti in Linotype con diversi caratteri (Bembo, Bodoni, Caledonia, Granjon), ed Einaudi propose di utilizzare sulla Monotype un nuovo Garamond. Molina, più addentro di Giulio nelle questioni tecniche, sconsigliò la composizione in Monotype, più lenta e più costosa, che sarebbe s t a t a pe r ò più a c c ur a t a , a dimo s t r a z i o n e dell’importanza che l’editore attribuiva al carattere.



Reparto pantografi per il taglio dei modelli e dei punzoni
Di rilievo è anche la scelta del Garamond, u n carattere estremamente leggibile che rimandava alla tradizione umanistica.
Il carattere fu approntato da un’azienda bolognese, proprietà di Francesco Simoncini, nata per la riparazione di macchine per la composizione e specializzatasi nella produzione di matrici per Linotype. Dal 1945 al 1962 l'azienda ebbe sede in via delle Fragole 4 a Bologna, ma il 16 giugno 1963 fu inaugurata la nuova fabbrica a Rastignano, in via Marzabotto 5. Negli anni Cinquanta l’azienda aprì al proprio interno uno studio di progettazione di caratteri con ben dieci disegnatori, che fornì le basi per la svolta industriale e portò alla creazione di numerosi alfabeti, tra i quali il più famoso, l’Aster, nel 1955. Francesco Simoncini poté quindi offrire a Giulio Einaudi matrici di ottima qualità a prezzi concorrenziali e una fornitura continua e flessibile, capace di creare segni speciali in caso di necessità. L’azienda bolognese si appoggiò per la realizzazione della commessa Einaudi ad una ditta tedesca, la fonderia Ludwig & Mayer di Francoforte.



Lo stand della Società Simoncini alla Fiera Internazionale Grafica IPEX a Londra
Ci vollero due anni per realizzare il carattere, dal 1956 al 1958. I disegni dello studio bolognese venivano inviati a Francoforte per confronti e modifiche, quindi tornavano in Italia e gli scambi erano continui finché non si arrivava ad un accordo. A quel punto si produceva il disegno esecutivo della lettera e si iniziava a studiarla in rapporto alle altre componenti l’alfabeto. Anche Oreste Molina partecipò al dibattito, soprattutto con indicazioni relative alla funzionalità dei caratteri. Significativo della meticolosità con cui Simoncini lavorò al suo Garamond fu lo studio riservato ai raggruppamenti di lettere, per evitare il rischio di creare addensamenti di colore sulla pagina. Notevole fu anche l’attenzione dedicata alla modificazione dei caratteri, causata dall’inchiostrazione e dalla pressione in corso di stampa, che portò a modificare i tipi cosicché, deformandosi, raggiungessero la forma ideale.
Il Garamond Simoncini fu uno dei pochi caratteri di quegli anni progettato esclusivamente con funzioni editoriali, se si escludono quelli di Giovanni Mardersteig e di Alberto Tallone, e alcuni dei caratteri ideati da Aldo Novarese. In esso si fusero le esigenze di un editore ambizioso e desideroso di offrire al lettore un libro bello non solo nei contenuti, e le capacità di un’azienda in grado di fornire un prodotto funzionale e di qualità.


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