Francesco Simoncini
Nelleditoria italiana lo
studio dellimpatto visivo offerto dal testo, composto
di caratteri tipografici, non ha avuto la stessa attenzione
riservata alla grafica delle copertine. Eppure, la percezione
del libro da parte del lettore è condizionata da entrambi
questi aspetti. Alla disciplina della progettazione dei caratteri
tipografici è mancato nel dopoguerra il sostegno di
una committenza industriale ed editoriale disposta a credere
nel valore del progetto globale del libro.
Una delle poche eccezioni è costituita proprio dai
libri di Giulio Einaudi. Prima di lui, solo Arnoldo Mondadori
aveva accontentato le pressanti richieste del poeta e letterato
Francesco Pastonchi, il quale, incaricato della direzione
della collana La Raccolta dei Nuovi Classici,
aveva preteso che venisse disegnato un nuovo carattere, il
Pastonchi appunto, che connotasse anche sotto laspetto
visivo la peculiarità della collezione.
Giulio Einaudi, dopo le prime fasi di avvio della casa editrice
e le vicende della guerra, a partire dagli anni Cinquanta
volle dare una nuova veste grafica alle sue edizioni, non
solo con le copertine di Max Huber e di Bruno Munari, ma anche
con un carattere che fosse appunto caratterizzante.
Leditore fu coadiuvato nella scelta dal responsabile
editoriale Oreste Molina. Fino a quel momento i libri erano
stati composti in Linotype con diversi caratteri (Bembo, Bodoni,
Caledonia, Granjon), ed Einaudi propose di utilizzare sulla
Monotype un nuovo Garamond. Molina, più addentro di
Giulio nelle questioni tecniche, sconsigliò la composizione
in Monotype, più lenta e più costosa, che sarebbe
s t a t a pe r ò più a c c ur a t a , a dimo
s t r a z i o n e dellimportanza che leditore
attribuiva al carattere.
Reparto pantografi per il taglio
dei modelli e dei punzoni Di
rilievo è anche la scelta del Garamond, u n carattere
estremamente leggibile che rimandava alla tradizione umanistica.
Il carattere fu approntato da unazienda bolognese, proprietà
di Francesco Simoncini, nata per la riparazione di macchine
per la composizione e specializzatasi nella produzione di
matrici per Linotype. Dal 1945 al 1962 l'azienda ebbe sede
in via delle Fragole 4 a Bologna, ma il 16 giugno 1963 fu
inaugurata la nuova fabbrica a Rastignano, in via Marzabotto
5. Negli anni Cinquanta lazienda aprì al proprio
interno uno studio di progettazione di caratteri con ben dieci
disegnatori, che fornì le basi per la svolta industriale
e portò alla creazione di numerosi alfabeti, tra i
quali il più famoso, lAster, nel 1955. Francesco
Simoncini poté quindi offrire a Giulio Einaudi matrici
di ottima qualità a prezzi concorrenziali e una fornitura
continua e flessibile, capace di creare segni speciali in
caso di necessità. Lazienda bolognese si appoggiò
per la realizzazione della commessa Einaudi ad una ditta tedesca,
la fonderia Ludwig & Mayer di Francoforte.
Lo stand della Società
Simoncini alla Fiera Internazionale Grafica IPEX a Londra Ci
vollero due anni per realizzare il carattere, dal 1956 al
1958. I disegni dello studio bolognese venivano inviati a
Francoforte per confronti e modifiche, quindi tornavano in
Italia e gli scambi erano continui finché non si arrivava
ad un accordo. A quel punto si produceva il disegno esecutivo
della lettera e si iniziava a studiarla in rapporto alle altre
componenti lalfabeto. Anche Oreste Molina partecipò
al dibattito, soprattutto con indicazioni relative alla funzionalità
dei caratteri. Significativo della meticolosità con
cui Simoncini lavorò al suo Garamond fu lo studio riservato
ai raggruppamenti di lettere, per evitare il rischio di creare
addensamenti di colore sulla pagina. Notevole fu anche lattenzione
dedicata alla modificazione dei caratteri, causata dallinchiostrazione
e dalla pressione in corso di stampa, che portò a modificare
i tipi cosicché, deformandosi, raggiungessero la forma
ideale.
Il Garamond Simoncini fu uno dei pochi caratteri di quegli
anni progettato esclusivamente con funzioni editoriali, se
si escludono quelli di Giovanni Mardersteig e di Alberto Tallone,
e alcuni dei caratteri ideati da Aldo Novarese. In esso si
fusero le esigenze di un editore ambizioso e desideroso di
offrire al lettore un libro bello non solo nei contenuti,
e le capacità di unazienda in grado di fornire
un prodotto funzionale e di qualità.
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