|    Giulio Einaudi con il padre Luigi Einaudi 
                    nel 1951  Giulio Einaudi 
                    nacque il 2 gennaio 1912 a Dogliani, in provincia di Cuneo, 
                    da Luigi, economista e secondo presidente della Repubblica 
                    Italiana, e Ida Pellegrini. La sua formazione ebbe luogo presso 
                    il ginnasioliceo Massimo D’Azeglio di Torino, dove fu allievo 
                    di Umberto Cosmo, Zino Zini e Augusto Monti, noto antifascista 
                    che fu insegnante anche di Cesare Pavese, Leone Ginzburg e 
                    Massimo Mila. Proprio quest’ultimo, già studente universitario, 
                    fu incaricato di dare ripetizioni di latino al giovane Giulio 
                    e lo introdusse nella cerchia degli ex allievi del D’Azeglio, 
                    tra i quali, oltre ai già citati Pavese e Ginzburg, figuravano 
                    Franco Antonicelli, Giulio Carlo Argan, Norberto Bobbio, Vittorio 
                    Foa, Ludovico Geymonat, Fernanda Pivano.
 A soli ventuno anni, il 15 novembre 1933, fondò la «Giulio 
                    Einaudi Editore», con sede a Torino al terzo piano di via 
                    Arcivescovado 7, nello stesso palazzo che era stato la sede 
                    del settimanale «L'Ordine Nuovo» di Antonio Gramsci. Pare 
                    che l’idea di fondare una casa editrice fosse di Leone Ginzburg, 
                    anche se non va dimenticato l’amore per il libro, strumento 
                    di conoscenza e al tempo stesso oggetto dotato di una propria 
                    materialità, che Giulio aveva ereditato dal padre, grande 
                    collezionista.
    La sede dell'Einaudi in via Biancamano 
                    a Torino  La casa editrice 
                    venne subito individuata dalla polizia fascista come ricettacolo 
                    del gruppo torinese di «Giustizia e Libertà». Nel marzo 1934 
                    fu arrestato Ginzburg, il 15 maggio 1935 la stessa sorte toccò 
                    a Einaudi, Mila, Foa, Antonicelli, Bobbio, Pavese, Carlo Levi 
                    e Luigi Salvatorelli. Dopo una breve prigionia, l'editore 
                    fu inviato al confino.
 Al rientro, nel 1936, l’attività riprese con nuovi collaboratori 
                    come Giaime Pintor e Carlo Muscetta. L’armistizio dell’8 settembre 
                    1943 portò scompiglio nella casa editrice e ne modificò gli 
                    assetti. Il 1° dicembre morì Giaime Pintor, saltando su una 
                    mina mentre cercava di raggiungere Roma per unirsi alla lotta 
                    partigiana; Leone Ginzburg venne arrestato e morì a Regina 
                    Coeli il 5 febbraio 1944, in seguito alle torture subite. 
                    Giulio Einaudi in un primo momento si rifugiò in Svizzera, 
                    poi rientrò in Italia e aderì alle brigate garibaldine in 
                    Val d’Aosta. Nell’ottobre del 1944 si recò a Roma, dove conobbe 
                    Palmiro Togliatti.
 Dopo la fine della guerra l’editore diede un nuovo impulso 
                    all’azienda, trasferendo la sede in via Biancamano e coinvolgendo 
                    intellettuali del calibro di Italo Calvino, Natalia Ginzburg, 
                    Elio Vittorini, Luciano Foà e Giulio Bollati.
 
 
  Ferruccio Parri, Giulio Einaudi, Pierre 
                    Mendès-France e Giancarlo Roscioni  
                    La gestione dell’impresa fu sempre collegiale, anche se la 
                    decisione finale spettava all'editore. Celeberrime furono 
                    le riunioni del mercoledì, durante le quali venivano discusse 
                    e scelte le opere da pubblicare, e altrettanto importanti 
                    per la vita della casa editrice furono i ritrovi estivi a 
                    Rhêmes – Notre Dame in Val d’Aosta, dove si programmava l'attività 
                    editoriale per l’anno successivo.
 Peculiare fu sempre l’attenzione di Giulio Einaudi per la 
                    materialità del libro: la carta, le cuciture, le copertine, 
                    la grafica interna, dovevano assecondare il suo gusto ricercato.
 A partire dal 1945 l’editore si applicò nello sforzo di sprovincializzare 
                    la nazione uscita dalla guerra, puntando costantemente l’attenzione 
                    su ciò che avveniva fuori d’Italia, sia nel campo letterario 
                    che in quello scientifico, con collane che segnarono profondamente 
                    la cultura italiana. Nacquero così le collane “Saggi”, “I 
                    Coralli”, “I Millenni”, e poi negli anni Cinquanta “I gettoni” 
                    curata da Vittorini, nel 1960 la “Piccola biblioteca Einaudi”, 
                    nel 1962 la “Nuova universale economica”. Negli anni Settanta 
                    si puntò al grande pubblico, con “Gli struzzi” e con “Centopagine” 
                    curata da Calvino.
 Negli anni Ottanta, pur non mancando 
                    la spinta innovatrice data da collane come “Microstorie” e 
                    “Scrittori tradotti da scrittori”, i problemi di gestione 
                    della casa editrice si fecero evidenti. Nel 1983 la casa editrice 
                    passò in amministrazione controllata e nel 1987 si delineò 
                    una nuova struttura societaria, nella quale Giulio Einaudi 
                    mantenne la carica di presidente.
 L’editore andò in pensione il 4 settembre 1997 all'età di 
                    85 anni, dopo 64 anni di attività. Morì due anni dopo, il 
                    5 aprile 1999, a ottantasette anni, nella sua casa di Magliano 
                    Sabina, vicino a Roma. Fu sepolto nel cimitero di Dogliani, 
                    dove era nato e dove aveva realizzato la famosa biblioteca.
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