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7. SIMBOLI DELLA RIVOLUZIONE GIACOBINA

Al pari di tutte le forme del potere politico, anche gli stati creatisi in conseguenza della Rivoluzione francese adottarono propri simboli ed emblemi forti, facilmente riconoscibili, come strumenti di comunicazione dei principi fondativi, di formazione di un'identità 'nazionale' e di aggregazione del consenso sociale.
Un nuovo repertorio di immagini, che presenta assonanze con il linguaggio e la simbologia della ritualità massonica, doveva rappresentare i contenuti del nuovo ordine sociale per diffondere i punti cardine del messaggio rivoluzionario, e l'arte si fece veicolo e mezzo di educazione politica.
A fianco di bandiere, labari, edifici e monumenti, anche generi minori ma estensivi di informazione come la carta intestata delle lettere e degli atti ufficiali divennero espressione di una nuova tipologia documentaria, caratterizzandosi con fregi e testatine incise dove proliferavano allegorie della Libertà: gli immancabili berretti frigi che troneggiavano in cima agli alberi della libertà, la livella che alludeva all'uguaglianza, i fasci consolari dell'autorità romana, il caduceo simbolo della pace conquistata grazie all'abbattimento delle tirannie, nonché la raffigurazione di personaggi, modelli di eroismo, attinti inevitabilmente agli exempla forniti in abbondanza dalla storia romana, in cui si rintracciava il fondamento stesso della concezione giuridica di stato moderno: i due Bruti - Lucio Giunio, il Maggiore, promotore della cacciata di Tarquinio il Superbo, e Marco Giunio, il Minore, uccisore di Cesare - campioni entrambi della repubblica contro la monarchia; Marco Curzio, prototipo delle virtù patriottiche e guerriere, emblema del coraggio e dello spirito di sacrificio.


ALBERO DELLA LIBERTÀ
Uno dei primi atti rivoluzionari era quello di piantare nelle città i cosiddetti "alberi della libertà", un rito ispirato al "calendimaggio" con cui anticamente gli agricoltori usavano in primavera celebrare e propiziarsi la natura. Di solito tali alberi erano pioppi, per via del nome ambivalente: populus, al femminile, indica la pianta, al maschile significa "popolo". I repubblicani francesi piantarono il primo albero della libertà nel 1790 a Parigi: di fatto era un palo, sormontato dal berretto frigio rosso e adorno di bandiere e veniva usato per cerimonie civili: intorno ad esso si ballava, si celebravano matrimoni, giuravano i magistrati, come se si trattasse del nuovo altare della religione laica.

BERRETTO FRIGIO
Cappuccio di forma conica con la punta ripiegata, in origine era indumento del regno persiano dal VI al II sec a.C.; utilizzato dai sacerdoti del Sole nella regione della Frigia, fu uno degli attributi del dio Mitra. Fu quindi adottato dai soldati dell'esercito persiano e più tardi, nell'antica Roma, divenne il copricapo che veniva donato dal padrone agli schiavi liberati, i "liberti"; quindi molto probabilmente da allora il berretto frigio (pileus) assunse il suo valore simbolico di "libertà". Una sua variante è "l'elmo di Minerva", che orna l'immagine della dea della guerra e della sapienza. Adottato, nel colore rosso, dai giacobini, divenne l'emblema di tutti i rivoluzionari.

FASCIO LITTORIO
Simbolo dell'indivisibilità e dell'autorità della res publica nella Roma repubblicana, quando i littori lo sorreggevano accompagnando i magistrati dotati di imperium, era composto da verghe di betulla bianca, a significare il potere di punire, e talvolta da un'ascia di bronzo, dotata del potere di vita e di morte, legate insieme con nastri di cuoio rossi (fasces), simboleggianti la sovranità e l'unione di tutti i cittadini nello stato.

LA PIRAMIDE E L'OCCHIO ONNIVEGGENTE
È un simbolo antichissimo dalle origini oscure; l'inserzione sulla piramide egizia del triangolo con l'occhio (simbolo cristiano) può essere fatto risalire alla prima massoneria. Il significato complessivo della Piramide del Potere alludeva in quell'ambito all'ideale di un governo mondiale guidato da una ristretta élite di sapienti.

LA SQUADRA E IL COMPASSO
Sono gli strumenti di lavoro di architetti e muratori, adottati come simboli dalla massoneria, in numerose varianti. Ad esempio quella al cui interno si legge la lettera greca "gamma" (G), dalla tipica forma a squadra. Analogo è il triangolo con le due spade.

ARCHIPÉNDOLO O ARCHIPÉNZOLO
Strumento di antica origine pre-egizia, è una squadra a forma di "A", con l'angolo retto in testa, dal cui vertice pende un filo a piombo, che serviva in architettura per verificare l'orizzontalità di un piano. Inoltre veniva utilizzato in gnomonica per la collimazione della stella polare. Simbolo massonico, poi rivoluzionario, associato alla Giustizia, come altri strumenti triangolari (il compasso, la bilancia), grazie alla sua struttura simmetrica.

LA BILANCIA E LA SPADA
Con il più raro archipendolo, sono i due attributi classici della Giustizia. La bilancia, sempre del tipo a bracci uguali, suggerisce, insieme con l'idea di ponderatezza, le caratteristiche di equilibrio e di equità che è compito della Giustizia conservare o ristabilire. Mentre la spada rimanda alla forza, al potere che la Giustizia deve avere per imporre e far rispettare i propri giudizi. Entrambe alludono alla simmetria, a un'idea di armonia e ordine che si allarga dal piano giuridico a quello cosmico e metafisico.

IL CADUCEO
Simbolo di origini antichissime, mesopotamiche ed assiro-babilonesi, viene rappresentato da un'asta con due serpenti attorcigliati che si fronteggiano. Nella parte superiore sono posizionate due piccole ali o un elmo alato. Per la mitologia classica era attributo di Hermes/Mercurio, il messaggero degli dei, che, ricevuto un bastone da Apollo, lo avrebbe utilizzato per separare due serpenti che si stavano divorando. Da questa leggenda sarebbe nato il significato del Caduceo come segno di pace. I latini chiamavano appunto "Caduceo" (da caducus, caduco come un ramo staccato da un albero), la verga di ulivo che contraddistingueva gli araldi nell'esercizio delle loro funzioni. È anche considerato simbolo dell'equilibrio morale e della condotta esemplare: il bastone esprime il potere; i due serpenti la sapienza; le ali la diligenza, e l'elmo è l'emblema dei pensieri elevati. Gli sono stati attribuiti altri molteplici valori, dalla fecondità/fertilità, alla medicina.

CORNUCOPIA o corno dell'abbondanza
Secondo la mitologia greca è il corno perduto dal fiume Acheloo nella lotta con Ercole per Deianira, oppure il corno della capra Amaltea, nutrice del neonato Zeus sull'isola di Creta, riempito dalle Naiadi di fiori e di frutta. Conforme all'etimologia del suo nome, dal latino cornu (corno) copiae (dell'abbondanza), essa simboleggia l'abbondanza, i frutti dell'agricoltura, e dunque la concordia sociale e la felicità. È perciò sovente attributo della Fortuna e del Buon Governo.


© 2009 Biblioteca dell'Archiginnasio. Data di creazione: maggio 2009
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