|   
             Clicca per ingrandire e leggere la scheda
 | 
               
                | 12. MANIFESTO 
                  PER NAPOLEONE |  |  Pel 
              fausto arrivo in Bologna di Sua Maestà Napoleone I Imperadore de' 
              Francesi, e Re d'Italia, Bologna, dalla Stamperia e Fonderia 
              Sassi, 1805 Manifesto, cm 101,5 x 71,5 (BCABo, 10.vv. IV.59, Dono Rusconi, 1921; 
              8 lett. Italiana Comp. Onorari Napoleone I, n. 14)
 
 Il prezioso documento offre una testimonianza della calorosa 
              accoglienza fatta dai Bolognesi a Napoleone durante la visita compiuta 
              dal 21 al 25 giugno 1805. Com'è noto questa visita suscitò una 
              forte eco e a memoria postuma di quei giorni restarono le cronache 
              del celebre diarista Giuseppe Guidicini, i resoconti sui giornali, 
              l'inno di Paolo Costa che venne musicato e cantato proprio per l'arrivo 
              di Napoleone, cui si aggiunge il manifesto donato dalla Federazione 
              Nazionale della Stampa Italiana all'Archiginnasio; e ancora 
              lo stendardo della Guardia d'onore presentato all'Imperatore dalla 
              Municipalità e l'uniforme dei Veliti reali (corpo d'onore in servizio 
              presso i palazzi reali), cimeli questi ultimi conservati al Museo 
              civico del Risorgimento.
 Il grande foglio volante (cm 101,5 x 71,5), su carta azzurrina, 
              stampato a tre colori e con due vignette calcografiche, intitolato 
              Pel fausto arrivo in Bologna di Sua Maestà Napoleone I Imperadore 
              de' Francesi, e Re d'Italia, edito a Bologna, dalla Stamperia 
              e Fonderia Sassi nel 1805, contiene un sonetto encomiastico 
              che celebra il nuovo governo francese. Governo che era riuscito 
              a coinvolgere le oligarchie locali, visto che il testo della nuova 
              costituzione democratica fu preparata proprio da illustri giuristi 
              bolognesi e, approvata definitivamente già il 4 novembre 1796, divenne 
              poi la prima costituzione democratica di quella che sarà l'Italia 
              unita.
 Il sonetto di questo manifesto è dedicato con "sentimento di profondissimo 
              ossequio e esultazione" al Bonaparte, che il 2 dicembre 1804 era 
              diventato imperatore dei Francesi, e il 26 maggio del 1805, nel 
              Duomo di Milano, era stato incoronato Re d'Italia.
 L'esemplare rivela tutta l'importanza della sua destinazione nell'eleganza 
              tipografica dei caratteri a tre colori, impreziositi da un capolettera 
              inciso e dorato, e per la presenza di una 'testatina' anch'essa 
              incisa all'acquaforte e raffigurante sullo sfondo della turrita 
              Bologna, un'allegoria della Prosperità e della Libertà che trionfano 
              sulla Tirannia, inghiottita dalle profondità di una grotta. L'incisione 
              è eseguita secondo una tipologia molto diffusa a quel tempo, quando 
              le immagini erano usate per diffondere i punti cardine del messaggio 
              rivoluzionario e l'arte si fece veicolo e mezzo di educazione politica.
 Le testatine incise che figuravano sui documenti ufficiali dell'amministrazione 
              infatti erano strumenti figurati di comunicazione dei principi fondativi, 
              di formazione di un'identità 'nazionale' e di aggregazione del consenso 
              sociale.
 
 |