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Grandi artisti
per piccole opere. Una raccolta di incisioni per biglietti da visita
e testatine di carta da lettere del Sette-Ottocento
a cura di Valeria Roncuzzi e Sandra Saccone
Dal 9 aprile al 20 giugno 2009
L’esposizione illustra un originale e inedito
repertorio di immagini a cavallo tra Sette-Ottocento, creato dalla
rivoluzione giacobina per diffondere i punti cardine del proprio
messaggio sociale, nel quale anche l’arte si fa veicolo e strumento
di educazione politica, di creazione del consenso.
Il nucleo archiginnasiale, composto da circa trecento esemplari,
offre uno specimen della fortuna e della diffusione di questa iconografia
rivoluzionaria a Bologna. È una vasta esemplificazione della
produzione eseguita nel periodo delle cosiddette Repubbliche giacobine
create dai Francesi in Italia nel triennio 1796-1799, usata sia
nei documenti ufficiali, sia in quelli privati, quando il biglietto
da visita, dopo essere stato tipica espressione del ceto aristocratico,
venne adottato anche dalla borghesia, e, divenuto fatto di costume,
sopravvisse e perdurò ben oltre la scapigliatura giacobina negli
anni Novanta del secolo XVIII.
Inoltre, l’insieme di 265 incisioni con testatine di carta da
lettere offre un rilevante numero di esemplari, commissionati
dalla pubblica amministrazione per quella che oggi definiremmo una
mirata campagna di comunicazione basata su riferimenti simbolici,
che contraddistinguono anche la stampa di editti, inviti, notificazioni.
L’interesse per questo nucleo sta nell’essere rappresentativo
dell’adesione di tutta una generazione d’artisti bolognesi (Mauro
Gandolfi, Francesco Rosaspina, Giacomo Rossi, Pelagio Palagi) agli
ideali di uguaglianza politica e sociale del 1796. Gli ‘artisti
patrioti’ si cimentarono in opere che sarebbero state fruite da
un vasto pubblico di estrazione popolare, ma agirono per una committenza
incarnata ancora da un’aristocrazia, e da un’alta-borghesia giacobina
affascinata dalle astrazioni neoclassiche e dalla rarefatta ed elegante
atmosfera allegorica e mitologica.
La provenienza delle incisioni, e soprattutto dei primi 37
biglietti della raccolta, omogenea per cronologia e ambito artistico,
è da collegare alla singolare figura di Pelagio Palagi, nel quale
la dimensione dell’artista è inscindibile da quella del collezionista.
Personalità poliedrica, accanito e instancabile raccoglitore, com’è
noto riuscì a riunire una gran congerie di materiali e tesaurizzò
prodotti artistici, documenti storici, oggetti curiosi e rari, con
un criterio e una finalità educativa e filantropica, espressi compiutamente
nelle sue disposizioni testamentarie a favore del Comune di Bologna.
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