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Pasolini rossoblu |
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Senza cinema, senza scrivere, che cosa le sarebbe
piaciuto diventare?
Un bravo calciatore. Dopo la letteratura e l'eros, per me il football
è uno dei grandi piaceri.
(Enzo Biagi intervista Pier Paolo Pasolini. La Stampa, 4 gennaio
1973, p. 3) |
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Pier
Paolo Pasolini, 1961
Centro Studi - Archivio Pier Paolo Pasolini / Archivio Fotografico
Cineteca del Comune di Bologna
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.. Io sono tifoso del Bologna. Non tanto perché sono nato
a Bologna quanto perché a Bologna, (...) sono ritornato a
quattordici anni, e ho cominciato a giocare a pallone. (...) I pomeriggi
che ho passato a giocare a pallone sui Prati di Caprara (giocavo
anche sei-sette ore di seguito, ininterrottamente: ala destra, allora,
e i miei amici, qualche anno dopo, mi avrebbero chiamato lo "Stukas":
ricordo dolce bieco) sono stati indubbiamente i più belli
della mia vita. Mi viene quasi un nodo alla gola, se ci penso. Allora,
il Bologna era il Bologna più potente della sua storia: quello
di Biavati e Sansone, di Reguzzoni e Andreolo (il re del campo),
di Marchesi, di Fedullo e Pagotto. Non ho mai visto niente di più
bello degli scambi tra Biavati e Sansone (Reguzzoni è stato
un po' ripreso da Pascutti). Che domeniche allo stadio Comunale!
(PIER PAOLO PASOLINI, Allo stadio la passione non cambia, dalla
rubrica Il caos del settimanale Tempo, 4 gennaio 1969)
So ancora fare il passo doppio alla Biavati. Si ricorda di Biavati?
(Frase tratta da: GIULIO NASCIMBENI, Pasolini: "Che fiera
atroce. Meglio parlare di calcio...", in Corriere della
Sera, 28 settembre 1995, p. 33)
... E so come sia terso in questo ottobre
il colle di San Luca sopra il mare
di teste che copre il cerchio dello stadio ...
(Versi tratti da: PIER PAOLO PASOLINI, Roma 1950. Diario,
Scheiwiller, Milano, 1960, p. 27)
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Pasolini, il secondo in basso a destra, con la Nazionale
dello Spettacolo, anni '70. Centro Studi - Archivio Pier Paolo
Pasolini / Archivio Fotografico - Cineteca del Comune di Bologna
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Il football è un sistema di segni, cioè un linguaggio.
Esso ha tutte le caratteristiche fondamentali del linguaggio per
eccellenza, quello che noi ci poniamo subito come termine di confronto,
ossia il linguaggio scritto-parlato. [...] Ebbene, anche per la
lingua del calcio si possono fare distinzioni del genere: anche
il calcio possiede dei sottocodici, dal momento in cui, da puramente
strumentale, diventa espressivo.
Ci può essere un calcio come linguaggio fondamentalmente
prosastico e un calcio come linguaggio fondamentalmente poetico.
Per spiegarmi, darò - anticipando le conclusioni - alcuni
esempi: Bulgarelli gioca un calcio in prosa: egli è un "prosatore
realista"; Riva gioca un calcio in poesia: egli è un
"poeta realista".
Corso gioca un calcio in poesia, ma non è un "poeta
realista": è un poeta un po' maudit, extravagante.
Rivera gioca un calcio in prosa: ma la sua è una prosa poetica,
da "elzeviro". Anche Mazzola è un elzevirista,
che potrebbe scrivere sul "Corriere della Sera": ma è
più poeta di Rivera; ogni tanto egli interrompe la prosa,
e inventa lì per lì due versi folgoranti.
Si noti bene che tra la prosa e la poesia non faccio distinzione
di valore; la mia è una distinzione puramente tecnica. [...]
Ci sono nel calcio dei momenti che sono esclusivamente poetici:
si tratta dei momenti del "goal". Ogni goal è sempre
un'invenzione, è sempre una sovversione del codice: ogni
goal è ineluttabilità, folgorazione, stupore, irreversibilità.
Proprio come la parola poetica. Il capocannoniere di un campionato
è sempre il miglior poeta dell'anno. In questo momento lo
è Savoldi. Il calcio che esprime più goals è
il calcio più poetico.
Anche il "dribbling" è di per sé poetico
(anche se non "sempre" come l'azione del goal). Infatti
il sogno di ogni giocatore (condiviso da ogni spettatore) è
partire da metà campo, dribblare tutti e segnare.
(Brano tratto da: Il calcio "è" un linguaggio
con i suoi poeti e prosatori, in: PIER PAOLO PASOLINI, Saggi
sulla letteratura e sull'arte, Mondadori, Milano 1999, v. II,
pp. 2545-2551)
... Il calcio è l'ultima rappresentazione sacra del nostro
tempo. E' rito nel fondo, anche se è evasione. Mentre altre
rappresentazioni sacre, persino la messa, sono in declino, il calcio
è l'ultima rimastaci. Il calcio è lo spettacolo che
ha sostituito il teatro. Perciò considero il calcio l'unico
grande rito rimasto al nostro tempo.
(Guido Gerosa intervista Pier Paolo Pasolini. L'Europeo,
31 dicembre 1970)
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