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Il Grande Scisma,
l'insuccesso dei tentativi fatti per risolverlo
e la ripresa delle eresie minarono il prestigio
della Chiesa, divisa - a partire dal 1378 -
dalla rivalità tra Urbano VI e Clemente
VII (il primo riconosciuto dagli stati dell'Italia
centro-settentrionale, da Inghilterra, Impero,
Polonia, Ungheria, Fiandre; il secondo da Francia,
Scozia, Castiglia, Aragona, Navarra, Portogallo
e Regno di Napoli). La frattura fra le due obbedienze,
romana e avignonese, sembrò ancora più
insanabile quando i due contendenti diedero
origine, ciascuno, a una linea di successori.
I cardinali unionisti decisero di comune accordo
di rinunciare ai rispettivi pontefici e di convocare
un concilio che si riunì, nel 1409, a
Pisa con l'obiettivo di processare i papi rivali
ed eleggere un nuovo pontefice. Gregorio XII
(il papa di Roma) e Benedetto XIII (il papa
di Avignone) furono condannati alla deposizione
e fu eletto un nuovo papa, incoronato con il
nome di Alessandro
V.
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L'illustrazione che
accompagna la profezia relativa a questo papa
eletto nel concilio di Pisa - un dotto e pio
francescano di origine cretese, già arcivescovo
di Milano - simboleggia la coesistenza delle
tre obbedienze: sulla colonna centrale è
una testa con la tonsura
(il papa 'pisano'); su quella di destra una
mezzaluna brandita
da una mano allude allo stemma di famiglia di
Benedetto XIII, al secolo Pedro Martínez
de Luna (il papa 'avignonese'); la testa
coronata sulla colonna di sinistra rappresenta
il terzo antagonista e cioè Gregorio
XII (il papa 'romano').
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