Archiweb Biblioteca dell'Archiginnasio
Mostra Papi e Sibille
Mostra organizzata
dal 18 settembre
al 6 dicembre 2008
presso la Biblioteca comunale
dell'Archiginnasio
di Bologna
 
     

Il manoscritto A.2848

SFOGLIA IL MANOSCRITTO

Si tratta di un manoscritto miniato su pergamena (mm 257x186, c. 23, scrittura gotica testuale), databile entro la prima metà del Quattrocento, realizzato a partire da un modello italiano, probabilmente a Basilea o comunque in concomitanza col concilio che vi si svolse a partire dal 1431. Il fatto che il testo comprenda anche una profezia dedicata a papa Eugenio IV (1431-1447), del quale è indicata la data completa dell'elezione al soglio pontificio (3 marzo 1431), costituisce un elemento cronologico importante per una datazione post quem.

Il manoscritto è composto di tre fascicoli (I4, II8-1, III12) dei quali il primo è probabilmente estraneo all'allestimento originario, mentre il secondo e il terzo hanno fogli disposti secondo sequenze errate, frutto di almeno due errori verificatisi con ogni probabilità in occasione di legature posteriori alla prima.
La legatura - antica, ma non riproposta nel facsimile - è caratterizzata da una coperta in pergamena floscia ricavata dal reimpiego di una porzione di un foglio manoscritto, proveniente da un libro liturgico databile al XV secolo.

Clicca per ingrandire Ex libris di Francesco di Antonio Bonali e di Ognibene Montanari, antichi possessori del manoscritto
(BCABo, ms. A.2848, c. 1r)
Clicca per ingrandire Verso della coperta anteriore con ex libris tipografico di Pelagio Palagi.

Il manoscritto dell'Archiginnasio appartiene alla famiglia di codici (Regina) sorta in concomitanza col concilio di Basilea e, forse, è stato realizzato per un personaggio di rango proprio in questa cittàà. Qui, durante il concilio, attirati da possibili committenze, confluirono da tutta Europa copisti e miniatori, che si influenzarono reciprocamente. In effetti, il codice A.2848 presenta aspetti che lo caratterizzano come manufatto realizzato da artefici dell'Italia settentrionale, mentre altri caratteri lo avvicinano ai prodotti librari dell'Europa centro-settentrionale.
Il manoscritto, interamente miniato da due artisti diversi, pur risentendo di elementi trecenteschi evidentemente derivati dal modello utilizzato, è databile entro la prima metà del Quattrocento.
Le grandi miniature che illustrano i testi delle trenta profezie sono state attribuite a un artefice dalla sensibilità decorativa di tipo gotico-settentrionale, mentre la Sibilla Persea e la Sibilla Libica che illustrano le prime carte - coeve, ma probabilmente inserite nel volume in un secondo momento - si devono alla mano del Maestro delle Vitae Imperatorum, attivo per la cerchia del duca di Milano Filippo Maria Visconti.
Infine, riconducono all'area lombarda anche le due note di possesso presenti sulla prima carta, databili fra la fine del XV e l'inizio del XVI secolo, che riportano i nomi di due antichi possessori, un Francesco di Antonio Bonali, sacerdote di Senigo di Brescia e un Ognibene Montanari, che probabilmente lo ricevette in dono dal possessore precedente. Va però ricordato che la carta con queste note appartiene al primo fascicolo, quello con le due Sibille, coevo, ma originariamente estraneo al manoscritto dei Vaticinia.
Sul verso della coperta anteriore è incollato l'ex libris tipografico formato da una sottile striscia di carta con a stampa il nome di Pelagio Palagi, che probabilmente entrò in possesso del manoscritto dopo il 1826. È questo, infatti, l'anno di stampa più tardo fra quelli dei volumi che componevano la sua biblioteca e che sono descritti in un catalogo contenuto in un quaderno/rubrica alfabetica, nel quale non compaiono i Vaticinia.

 

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