Eventi memorabili: prima dell'Unità
Dal 1821 al 1848
EDOARDO MATANIA (1847-1929), I Bolognesi
atterrano le insegne del Palazzo di Governo e vi sostituiscono il
vessillo tricolore
Xilografia in FRANCESCO BERTOLINI, Storia del Risorgimento italiano.
Illustrata da 97 grandi quadri di Edoardo Matania, Milano, Fratelli
Treves editori, 1889, n. 23
In basso è la scritta: Bertolini, Storia
del Risorgimento italiano 1890 circa; in basso al centro: «
(vedi p. 104) »; a destra "23".
(BCABo, GDS, Raccolta stampe per soggetto, L, n. 116)
Provenienza: dono del Prof. Claudio M. Caldara presidente CIRC: acquisto
da Garisenda libri e stampe In seguito alla proclamazione
dell’indipendenza nel Belgio e all’attuazione ivi ottenuta
del principio di non intervento del nuovo diritto pubblico europeo,
le forze liberali esistenti in Italia ripresero i moti costituzionali
ed indipendentistici. La cosiddetta congiura estense, attivata dai
modenesi Enrico Misley e Ciro Menotti, benchè stroncata dal
Duca di Modena Francesco IV (sotto il quale essi aspiravano a costituire
un forte stato centro-settentrionale), provocò la sollevazione
di Parma, Bologna e le Romagne.
La xilografia di Edoardo Matania rappresenta il momento cruciale
della pacifica rivoluzione bolognese del 1831:
«La mattina del 5 febbraio, gran moltitudine di popolo
si accalca davanti al palazzo pubblico, dal quale leva lo stemma
pontificio, sostituendovi la coccarda tricolore. Tutti i cittadini
si fregiano allora di questo emblema, e per le vie si canta allora
l'inno nazionale composto per la circostanza»
(Bertolini, 1889, p. 104).
Il prolegato di Bologna Nicola Paracciani Clarelli di fronte a
questa energica dimostrazione popolare (orchestrata secondo gli
ordini dati da Ciro Menotti) cedette il potere alla commissione
provvisoria di patrizi e borghesi autorevoli da lui costituita il
giorno precedente, alle prime avvisaglie dei moti, per tentare di
salvare almeno la sovranità papale di Gregorio XVI. Così
fu proclamato il Governo provvisorio di Bologna.
Dopo la partenza del Prolegato, la Commissione si autonominò
Governo provvisorio della città e provincia di Bologna ed
iniziò ad emettere con grande tempestività proclami
e decreti. Il più famoso è il proclama dell'8 febbraio,
che dichiara all'art. 1: «Il dominio temporale, che
il Romano Pontefice esercitava sopra questa Città e Provincia,
è cessato di fatto e per sempre di diritto
».
La rivoluzione si propagò poi rapidamente in tutte le Legazioni
(Ferrara, Forlì, Ravenna), nelle Marche e nell'Umbria e da
Bologna partirono delegazioni per concordare la costituzione di
un unico Stato, che fu proclamato il 26 febbraio con il nome di
Province Unite Italiane, presieduto da Giovanni Vicini: il 4 marzo
fu proclamato lo Statuto provvisorio e nominato il governo.
Il nuovo stato ebbe però vita brevissima: il 20 marzo le
truppe austriache entrarono a Bologna guidate dal generale Frimont
ed instaurarono di nuovo l'autorità papale nella persona
del cardinale Carlo Oppizzoni.
Il Governo delle Province Unite ebbe fine il 26 marzo quando i suoi
rappresentanti firmarono ad Ancona una Convenzione con cui rimettevano
il potere nelle mani del cardinale Benvenuti, legato a latere del
Pontefice.
Nella stampa del Matania, tra i principali illustratori del Risorgimento
italiano, si evidenzia la cura del dettaglio sia nell'ambientazione
che nelle eleganti silhouettes delle figure.
La sua formazione pittorica andò a tutto vantaggio dell’attività
di illustratore, che presto divenne prevalente: a partire dal 1876
iniziò il lungo sodalizio con i Fratelli Treves, editori
con cui collaborò sia all’Illustrazione italiana (Ojetti,
1922, p. 34), sia ad imponenti monografie, tra cui ricordiamo, oltre
alla Storia del Risorgimento italiano con i testi di Francesco
Bertolini, da cui è appunto tratta questa immagine, altre
due esposte nella mostra in oggetto, nella sezione della Fare
gli Italiani nell’iconografia dei personaggi, l’edizione
del 1892 di Garibaldi e i suoi tempi di Jessie White Mario e La
vita ed il regno di Vittorio Emanuele II di Savoia, primo re d’Italia
di Giuseppe Massari (1901), «per la quale chiese la collaborazione
del figlio Fortunino (Napoli 1881 - Londra 1963), che ereditò
da lui la qualità di ottimo illustratore. In occasione della
pubblicazione di quest’opera, il 16 febbr. 1901 venne inaugurata
alla Galleria nazionale d’arte moderna di Roma l’esposizione
dei 350 cartoni realizzati a olio e acquerello riprodotti per le
illustrazioni in fototipia» (R. Dinoia, Edoardo Matania,
in Dizionario Biografico degli italiani, vol. 72, 2009,
s. v.)
La raffinatezza del taglio disegnativo si coniuga sempre in lui
con l’attenzione al vero, perseguito grazie all’archivio
di immagini che aveva raccolto durante l’arco della sua esistenza,
traendole da libri, stampe, divise, ritratti, paesaggi. Usava inoltre
come modello le fotografie realizzate dal cognato e illustratore
Alberto Della Valle, che ritraevano i tableaux vivants
domestici in costume, allestiti con l’aiuto dei numerosi membri
della sua famiglia.
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