Eventi memorabili: prima dell'Unità
Vittorio Emanuele Re d'Italia (n. 1820 - m. 1878)
LUIGI BUSI (1837 – 1884), Vittorio Emanuele
II e le annessioni
Olio su tela, 1870-1871
Il dipinto fu donato nel 1920 da Carlo Alberto Pizzardi al Municipio
di Bologna per il Museo del Risorgimento; nel 1959 se ne constatò
la scomparsa. È qui riprodotta una fotografia scattata verso
il 1920, pubblicata su «La vita cittadina», a. VI nn.
11-12, novembre-dicembre 1920, pp. 363-364.
(Museo del Risorgimento, Bologna, Pos. Arch. Annessioni)
Il dipinto raffigurava i rappresentanti degli Stati preunitari
dell'Italia centrale che in presenza di Garibaldi e dei generali
Fanti, Lamarmora e Cialdini recavano contemporaneamente al Sovrano
i documenti delle votazioni plebiscitarie, ciò che in realtà
avvenne nel 1860 in tempi differiti. A Bologna esse si svolsero,
ad esempio, l'11 e il 12 marzo (ricordiamo che gli Austriaci
avevano abbandonato la città fin dal 12 giugno dell'anno
precedente, a seguito della vittoria dei Piemontesi. Il grande quadro
fu commissionato al Busi da Luigi Pizzardi nel momento in cui l'Italia
unita, conquistata Roma, diveniva finalmente realtà e fu
presentato al pubblico nel luglio del 1871. L'artista si ripromise
di rendere verosimile l'evento immaginario, riproducendone
con assoluta fedeltà l'ambientazione e i protagonisti.
Ad un attento controllo condotto ora sui loro ritratti, essi risultano
essere: alle spalle di Vittorio Emanuele, da destra verso sinistra,
i generali Manfredo Fanti, Alfonso La Marmora, Enrico Cialdini.
Davanti al sovrano, si trovano da destra verso sinistra, in prima
fila Gioacchino Napoleone Pepoli (regio commissario dell'Umbria,
che ricoprì la carica di Sindaco di Bologna tra il 1866 e
il 1868), Bettino Ricasoli (protagonista dell'annessione della
Toscana al nuovo Regno d'Italia, nato il 12 marzo 1860). Giuseppe
Garibaldi; in seconda fila Lorenzo Valerio (Regio commissario straordinario
per le Marche - riconoscibile ma seminascosto), Luigi Carlo Farini
(autore dell'unificazione politica delle popolazioni emiliane
e romagnole, delle quali gestì i Plebisciti d'annessione
al Regno di Sardegna) e alla sua sinistra un ultimo personaggio,
nel quale fu ravvisato Filippo Antonio Gualterio, Regio commissario
di Perugia e Orvieto. La scena si svolge nella sala del trono del
Palazzo Reale di Torino, decorata dagli ornati inventati da Pelagio
Palagi, artista di corte dagli anni Trenta agli anni Cinquanta dell'Ottocento
per la committenza sabauda.
L'impaginazione del dipinto ricorda molto da vicino quella del dipinto
di Giovanni Mochi Il ricevimento fatto da Vittorio Emanuele
degli Inviati toscani che gli presentano il Decreto dell'annessione
della Toscana al Regno forte d'Italia (Firenze, Galleria d'Arte
moderna di Palazzo Pitti), il cui bozzetto era stato presentato
per il settore "Quadri storici" insieme con altri al concorso
Ricasoli di Firenze, indetto il 23 settembre 1859 dal Governo della
Toscana – posto dall'11 maggio precedente sotto il Protettorato
di Vittorio Emanuele. La commissione però ritenne di doverne
ridurre le dimensioni in considerazione del fatto che «la
natura stessa del soggetto imponeva all'Artista che doveva trattarlo
la necessità di riprodurre esattamente conformi al vero la
Sala ove il fatto ebbe luogo, il numero, il costume e la disposizione
delle figure» (cfr. citazione in Bon, 1884, p. 15 e note 33
e 56). Il dipinto fu consegnato, come gli altri undici, nel 1865,
forse Luigi Busi lo vide: in effetti il quadro risulta un precedente
fondamentale nel «genere nuovo di pittura celebrativa, adeguato
alle esigenze di rappresentanza delle classi dirigenti europee.
Dal quadro di genere potevano venire suggerimenti per la realizzazione
degli interni, dalla ritrattistica e dalla fotografia la precisione
dei tratti fisiognomici dei personaggi». L'esigenza di assoluta
fedeltà al dato reale riduceva le possibilità creative
dell'artista, che anche in questa occasione, come poi farà
Luigi Busi, ambienta con esattezza la scena: teatro del Ricevimento
di Mochi è però la Sala del Consiglio, non quella
del trono: entrambe modificate dal restyling di Pelagio
Palagi tra il 1836 e il 1840.
Quasi due mesi dopo le votazioni plebiscitarie bolognesi per l'Annessione
il Re fu a Bologna in visita ufficiale: fra il 1° e il 4 maggio
la popolazione gli tributò un'accoglienza trionfale, sia
per le strade, sia nelle numerose manifestazioni, tra le quali la
grande festa da ballo al Teatro Comunale e la consegna al Re di
una bardatura da cavallo ad opera di alcune "donne dell'Emilia":
una mostra al Museo del Risorgimento di Bologna ne ha recentemente
valorizzato il restauro (Una sella per il Re, 15 ottobre
– 27 novembre 2011).
Al Sovrano la città eresse un monumento equestre realizzato
da Giulio Monteverde, che fu inaugurato il 12 giugno 1888 alla presenza
di Umberto I e della Regina Margherita, durante le celebrazioni
dell'VIII Centenario dell'Università di Bologna. Dapprima
collocata in Piazza Maggiore, la statua fu trasferita nel 1944 ai
Giardini Margherita (V. Roncuzzi – M. Roversi Monaco, Bologna
s'è desta! Itinerario risorgimentale nella città,
2011, pp. 201-205).
Bibliografia
La fotografia riproduce quella pubblicata su «La vita cittadina»,
a. VI nn. 11-12, novembre-dicembre 1920, pp. 363-364 nell'ambito
dell'articolo di Fulvio Cantoni I quadri patriottici offerti
al Comune dal Marchese Pizzardi. L'articolo fa seguito a quello
pubblicato sullo stesso periodico nel mese di agosto, e riporta
esattamente le stesse parole usate dallo stesso autore nell'articolo
comparso su «Il Resto del Carlino della sera» l'8 settembre
1920.
CLAUDIA COLLINA, in Collezionisti a Bologna nell'Ottocento.
Vincenzo Valorani e Luigi Pizzardi, Casalecchio di Reno, Grafis,
Catalogo della mostra tenuta a Bologna (marzo-maggio 1994), a cura
di Claudio Poppi, scheda 10, p. 77; vedi in partic. p. 90; fotografia
p. 88.
CRISTINA BERSANI, Tra realismo ed Aemilia Ars. Disegni e fotografie
provenienti dal fondo Pizzardi, in Famiglia e potere a
Bologna nel lungo Ottocento. Le carte della famiglia Pizzardi, con
scritti di Cristina Bersani, Patrizia Busi, Elena Musiani, Bologna,
Comune di Bologna, stampa 2011, pp. 433 – 501; in partic.
pp. 437 – 444.
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