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Presentazione | Cronologia | Le dimissioni | La posizione del Partito | Il Movimento Lavoratori Italiani | Risorgimento Socialista | Unione Socialista Indipendente | Le elezioni del 1953 | Le sezioni e i movimenti locali | La fine dei magnacucchi | Bibliografia
 


Per ulteriori informazioni sull'argomento della mostra o su qualcuno dei pezzi esposti,
potete inviare una email a Learco Andalò: learco.andalo@alice.it

 



 PRESENTAZIONE
 

Sono trascorsi sessanta anni da quando due deputati, Aldo Cucchi e Valdo Magnani, si dimisero dal Partito Comunista Italiano e diedero vita ad un'iniziativa politica che rappresenta ancora oggi una questione aperta per la storiografia italiana. Nel gennaio del 1951 quella scelta fu un clamoroso caso di dissenso dalla linea del PCI e della maggioranza della sinistra italiana influenzata dallo stalinismo. Il mondo era allora diviso in due grandi blocchi, la guerra fredda era al culmine e ciò portava ad essere o filoamericani o filosovietici, inoltre Stalin era al massimo del suo prestigio.

Nonostante ciò i due deputati sostennero pubblicamente che la sinistra doveva prendere le distanze dal "socialismo reale", imperante nell'Unione Sovietica e negli stati dell'Europa orientale con i regimi a "democrazia popolare", e rifiutare l'URSS e il PCUS come stato e partito-guida. Cucchi e Magnani propugnavano le ragioni di una sinistra autonoma e indipendente, impegnata a potenziare la democrazia, ed avevano per orizzonte una società socialista e un Paese fuori dai due blocchi contrapposti.

Contro i pochi che condivisero le posizioni politiche degli on. Magnani e Cucchi - che spregiativamente vennero denominati "magnacucchi" - si attuò un rigido cordone per isolarli e "venne praticata una dura lotta senza esclusione di colpi".

L'on. Aldo Cucchi (medaglia d'oro della Resistenza, docente universitario, cittadino onorario e consigliere comunale di Bologna) e l'on. Valdo Magnani (medaglia di bronzo per l'attività svolta come partigiano in Jugoslavia, laureato in filosofia e in scienze economiche) risposero con puntuali documenti agli attacchi che malignamente furono diretti perfino alla onorabilità delle persone, e chiesero un confronto sulle linee politiche che erano alla base della loro decisione.

Nei mesi successivi, assieme a militanti ed esponenti provenienti dalla diaspora socialista e dal Partito d'azione, quali: Giuliano Pischel, Lucio Libertini, Vera Lombardi, Vito Scarongella, Mario Giovana, Nino Wodizka e altri, fondarono il settimanale "Risorgimento Socialista", e costituirono un'organizzazione politica che si chiamò Movimento Lavoratori Italiani (MLI), finché nel 1953 essendo pervenute nuove adesioni, assunse il nome di Unione Socialista Indipendente (USI) e ottenne un discreto risultato alle elezioni politiche dello stesso anno.

Gli avvenimenti del "memorabile" 1956 dimostrarono la validità di gran parte delle tesi politiche dei "magnacucchi". Infatti, nel suo rapporto segreto, Krusciov rivelò le colpe e i misfatti di Stalin; inoltre, nell'ottobre e novembre dello stesso anno, le vicende che avvennero in Polonia e la rivolta popolare ungherese, repressa dall'esercito sovietico, confermarono che in quei paesi si poneva con forza il problema della libertà. Gli eventi internazionali generarono profonde ripercussioni nei partiti della sinistra italiana, tra le quali una ripresa di autonomia del PSI rispetto alle posizioni del PCI.

L'USI, che aveva dimostrato lungimiranza politica nel corso di ben cinque anni di travagliata attività, in quella situazione dovette misurarsi con la limitatezza delle proprie forze e tenere conto delle mutate condizioni politiche. Tutto ciò portò allo scioglimento del Movimento; i dirigenti e i militanti fecero scelte diverse.

 
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Credits | Data di creazione: ottobre 2011 | Informativa sui cookie

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