(Bologna, 1554?-1634)
Melchiorre Zoppio, nobile bolognese nato probabilmente nel 1554, seguì le orme del padre Girolamo, letterato e professore di filosofia a Macerata (dove fondò l'accademia dei Catenati) e a Bologna. Melchiorre studiò filosofia e medicina nella città marchigiana, dove il padre l'aveva portato, ma conseguì la laurea a Bologna nel settembre 1579. Subito dopo tornò a Macerata, dove lesse logica per due anni. Nel 1581 cominciò a insegnare la stessa materia nello Studio bolognese, conseguendo nel 1590 il titolo di protologico. Finalmente nel 1592 gli venne assegnata la cattedra di filosofia morale, che tenne con grande successo fino a quando, dopo cinquant'anni complessivi d'insegnamento, venne dichiarato emerito e giubilato, pochi anni prima della morte sopravvenuta nel 1634. Non sono poche le pubblicazioni di Melchiorre Zoppio connesse con il suo insegnamento e che affrontano quindi temi di logica e soprattutto di filosofia morale. Tra questi ultimi hanno un particolare rilievo Il Plafone, trattato d'amore (Bologna, 1590 e 16172 ), di ispirazione platonica, e l'autobiografica Consolazione morale nella morte della moglie Olimpia Luna (Bologna, 1603), sofferta riflessione sull'accettazione cristiana del dolore, occasionata, oltre che dalla perdita della prima moglie, da altri lutti familiari. Fu autore anche di raccolte di tragedie (Venezia, 1598; Bologna 1629), nonché di lezioni e discorsi accademici rimasti manoscritti. Questi ultimi sono soprattutto legati all'accademia dei Gelati, da lui fondata nel 1588, insieme con i fratelli Berlingero, Camillo e Cesare Gessi, e destinata a diventare la più prestigiosa e duratura società letteraria di Bologna. Riservata ai nobili e dedicata all'Immacolata Concezione, l'accademia si avvantaggiò della protezione di Urbano VIII, che in gioventù era stato studente a Bologna e conosceva e stimava il suo fondatore. Si radunava in una sala detta "Ermatena" della casa in Strada Maggiore di Melchiorre Zoppio. Questi morendo stabilì per testamento che tale sala diventasse di proprietà dell'accademia e quindi la sua sede definitiva, ma, per l'opposizione dei suoi famigliari, la sua volontà non poté realizzarsi. L'accademia dei Gelati sopravvisse ugualmente e fino alla fine del Settecento, fino all'arrivo delle truppe napoleoniche, che spazzarono via il vecchio assetto politico e sociale, rimase l'espressione culturale più diretta del potere e dell'ethos dell'aristocrazia bolognese.
G. FANTUZZI, Notizie degli scrittori bolognesi, Bologna, 1781-1794,
9 voll., VIII, p. 303-307.
S. MAZZETTI, Repertorio di tutti i professori antichi e moderni della
famosa Università e del celebre Istituto delle scienze di Bologna,
Bologna, 1848, p. 331.