(Bologna, 1550- 1637)
Camillo Baldi, figlio di un professore di filosofia e medicina, nacque a Bologna nel 1550. Si laureò in utraque censura nel 1572 e nel 1576 fu ascritto sia al Collegio medico che a quello filosofico e ottenne una cattedra di medicina teorica, da cui fu in seguito trasferito prima a logica poi a filosofia ordinaria, cattedra che mantenne fino alla morte (1637). Insegnò per ben quarantanove anni e ricoprì molti incarichi di prestigio nell'università e nella città, tra cui, secondo fonti contemporanee raccolte dai biografi successivi, ma non confermate dai documenti, quello di custode del Museo Aldrovandi. Il Manget, nella sua Bibliotheca anatomica, lo ricorda per i suoi contributi all'arte medica e storici recenti, sulla base di un manoscritto conservato alla biblioteca dell'Archiginnasio ( Trattato di alchimia e sua medicina), lo hanno inserito nel gruppo dei sostenitori bolognesi della medicina chimica paracelsiana, che conta nomi come Leonardo Fioravanti e lo stesso Aldrovandi. Ma Baldi fu soprattutto un esperto di filosofia morale e politica, ricercatissimo come consigliere, arbitro e mediatore. Quando, verso la fine del Cinquecento, furono diminuiti i salari dei docenti, Baldi fu esentato da questo provvedimento, tanto erano ritenuti importanti i suoi servigi. Come filosofo politico, fu da un lato un commentatore fedele di Aristotele, come si può vedere dai suoi Ragionamenti sopra la politica di Aristotele (ms. forse del 1633, conservato nella Biblioteca dell'Archiginnasio), dall'altro un teorico cortigiano della politica, come mostrano le sue Considerazioni sopra una lettera di Antonio Perez al Duca di Lernia (Carpi, 1622), le Considerazioni e dubitazioni sopra la materia delle mentite e offese di parole (Venezia, 1633), e i Congressi civili, ne quali con precetti morali e politici si mostra il modo facile di acquistare e confermare gli amici (Bologna, 1637). Il poeta modenese Alessandro Tassoni, suo amico e corrispondente, ironizza sul suo ruolo di politico cortigiano e in una lettera del 1613 accusa addirittura lui e gli altri "Aristoteleschi" di "offuscar gli intelletti della gioventù" e di essere degli "stipendiati da Aristotele", che perderebbero i loro salari se si ritornasse "a filosofare con l'antica libertà". Il Moreri, nel suo Dictionnaire historique lo definì uno di quegli scrittori "qui ont écrit sur des sujet de néant". Eppure, all'inizio del Novecento, dopo un oblio di secoli, il Baldi è tornato alla ribalta proprio per le sue opere che più attiravano il disprezzo illuministico di Moreri. Sono stati infatti considerati con interesse i suoi scritti di fisiognomica, come il suo commento al trattato pseudoaristotelico su questo argomento (Bologna, 1621) e il De humanarum propensionum ex temperamento praenotionibus Tractatus (Bologna, 1629 e 1644). L'interesse per la fisiognomica era stimolato anche dalla sua cultura medica e non desta certo meraviglia in un filosofo aristotelico che ricopriva la cattedra che era stata di Pietro Pomponazzi. Dalla convinzione di uno stretto legame tra anima e corpo, nasceva probabilmente anche la sua ricerca di rapporti tra la grafia e la personalità. Lo scritto per il quale, a partire dall'inizio di questo secolo, Baldi è stato considerato un iniziatore alla lontana della grafologia, cioè il Trattato come da una lettera missiva si conoscano la natura e la qualità dello scrittore , uscì a Bologna nel 1622, prima in italiano e poi in latino, e nel 1983 ha avuto l'onore di una riedizione moderna.
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