(Bologna, 1502- Roma, 1585)
Ugo Boncompagni nacque a Bologna nel 1502, da una famiglia della borghesia mercantile cittadina. Nel 1530 conseguì la laurea in entrambi i diritti nello Studio bolognese, dove insegnò poi per quasi dieci anni, prima istituzioni e poi diritto civile. Lasciò la cattedra per recarsi a Roma, dove Paolo III lo nominò referendario di entrambe le Segnature. Dal 1546 in poi partecipò al concilio di Trento come abbreviatore. Sotto il papa successivo, Giulio III, cadde in disgrazia, ma si riprese con Paolo IV e soprattutto Pio IV (come lui laureato a Bologna), che apprezzarono le sue competenze giuridiche e le sue capacità diplomatiche. In questi anni entrò nel sacerdozio e nel 1558 venne nominato vescovo di Vieste. L'anno seguente divenne membro del nuovo consiglio di stato e in questa veste ebbe modo di conoscere il cardinale Carlo Borromeo, che esercitò una grande influenza su di lui. Insieme parteciparono all'ultima fase del concilio di Trento. Nel 1565 fu creato cardinale e nel conclave del 1572 venne eletto papa con il nome di Gregorio XIII. Com'era tradizione, egli elevò alla porpora un nipote, Filippo Boncompagni, ma gli affidò solo compiti di amministrazione ecclesiastica. Favorì anche notevolmente un figlio naturale, Giacomo, nato nel 1548, prima della sua ordinazione sacerdotale, acquistando per lui il marchesato di Vignola e il ducato di Sora e nominandolo comandante delle truppe pontificie, ma senza permettergli di esercitare nessuna influenza politico-ecclesiastica. Gregorio XIII governò la Chiesa in prima persona, impegnandosi con grande energia nell'attuazione delle norme stabilite dal concilio di Trento, per esempio l'obbligo della residenza per i vescovi e il disciplinamento degli ordini religiosi. Nella creazione dei cardinali seguì per lo più criteri strettamente ecclesiastici e potenziò le nunziature, spostandone l'attività dal campo politico a quello religioso e facendone centri propulsori della Controriforma. Anche la protezione e la promozione di istituti d'insegnamento a Roma, come il famoso Collegio Romano dei gesuiti o il Collegio germanico, era finalizzata all'obiettivo della restaurazione cattolico-romana in Europa. Nella stessa strategia politico-religiosa rientra anche la riforma del calendario, per le sue ripercussioni sul calendario liturgico della Chiesa. Nel 1577 Gregorio XIII istituì una commissione presieduta dal matematico gesuita Clavio, affidandole il compito di correggere l'antico calendario giuliano, che era ormai in ritardo di dieci giorni sul corso solare. Il nuovo calendario, approvato dalle corti europee cattoliche, entrò in vigore nel 1582, quando dal 4 ottobre si passò al 15 ottobre, recuperando in un sol colpo i giorni perduti. L'importanza straordinaria dell'evento fu colta anche dai medici e dai filosofi dell'Università di Bologna, come dimostra la lapide dell'Archiginnasio, eretta proprio nel 1582. D'altra parte il papa bolognese aveva dimostrato in diverse occasioni di seguire con attenzione le vicende dell'università in cui aveva studiato e insegnato. Per esempio, solo dopo il suo avvento al papato, nel 1673, fu possibile ricomporre la rottura tra le autorità bolognesi e gli studenti della Nazione tedesca, che undici anni prima si erano trasferiti a Padova, per protesta per il mancato rispetto da parte del vicelegato Cesi dei privilegi di cui tradizionalmente godevano e che nel 1575 furono solennemente ribaditi e ampliati dal senato e da Gregorio XIII. Un altro episodio ci riporta alle pratiche sociali e scientifiche del tempo: fu in seguito ad un altro intervento di papa Boncompagni che Ulisse Aldrovandi e il suo collega Anton Maria Alberghini furono nel 1577 riammessi nel Collegio medico, dal quale erano stati espulsi per aver criticato la composizione della famosa Teriaca, in quanto le vipere usate (tagliate e preparate dal grande chirurgo Tagliacozzi) erano inefficaci perché pregne. In questo e in altri casi, si tratta di problemi di importanza minima rispetto a quelli che il pontefice, da quando fu eletto a quando, nel 1585, morì, dovette affrontare da Roma per restaurare il primato della Chiesa cattolica e per disciplinarla al suo interno, ma questo in un certo senso rende ancor più significativo il suo interesse per le vicende universitarie bolognesi.
G. FANTUZZI, Notizie degli scrittori bolognesi, Bologna, 1781-1794,
9 voll., IV, p. 281-287.
L. SIMEONI, Storia dell'Università di Bologna. L'età moderna,
Bologna, 1947, p. 57 e 69.
Grande Dizionario Enciclopedico UTET , Torino, 1987, 20 voll.,
IX, p. 980-981 (voce a cura di L. SALVATORELLI).