Le memorie

Francesco GIOANNETTI

Bologna, 1515-1586)

Nato in una famiglia del ceto civile bolognese, si immatricolò nella Università dei legisti dello Studio pubblico ed ebbe la fortuna di seguire le lezioni di diritto canonico di Agostino Berò e soprattutto quelle di diritto civile di Andrea Alciato, rinnovatore dello studio del diritto romano. Nel marzo 1540 conseguì la laurea in utroque iure, fu ascritto ai due collegi dottorali della facoltà giuridica e ottenne una lettura di diritto canonico, che tenne fino al 1547. Nel 1541 e nel 1543 fu tra i consulenti ufficiali negli incontri tra il papa Paolo III e l'imperatore Carlo V. Sempre in qualità di consulente giuridico partecipò ai lavori del Concilio tridentino. Queste esperienze gli permisero di entrare in relazione con molti esponenti del potere ecclesiastico e politico e cominciarono a definirne la fisionomia di difensore della preminenza della Chiesa cattolica e del Sacro Romano Impero, di cui fisserà la moderna giurisdizione con l'opera De Romano Imperio. Il cardinale Madruzzo, principe di Trento, avrebbe voluto affidargli il compito di organizzare nella città una nuova università in funzione antiprotestante, ma egli preferì accettare l'invito del duca di Baviera a insegnare nell'Università di Ingolstadt. Si fermò in questa città dal 1547 al 1564, collaborando strettamente con i duchi e con il teologo Johannes Eck nella lotta contro i riformati e per l'affermazione della dottrina romanista e papista sancita dal Concilio di Trento. Le sue competenze e i suoi orientamenti filo-cattolici e filo-imperiali furono assai apprezzati anche dagli imperatori Ferdinando I e Massimiliano II. Ferdinando I lo nominò nel 1559 conte del S.R.I. e consigliere imperiale e in più gli concesse di aggiungere allo stemma di famiglia l'insegna araldica dell'aquila asburgica a due teste. Nel 1564 Gioannetti ritornò a Bologna e al suo insegnamento nello Studio. Gli fu assegnata la cattedra primaria di diritto canonico e uno stipendio che, grazie all'intervento di papa Gregorio XIII, suo antico compagno di studi e suo estimatore, fu portato a 950 lire, una cifra alta, ma non eccezionale. Papa Buoncompagni lo volle come consultore del S. Offizio e lo nominò tra i membri del Magistrato della concordia, istituito nel 1574 a Bologna al fine di comporre le liti fra cittadini senza adire a vie legali. Ricoprì anche altri incarichi pubblici prestigiosi: fu membro del magistrato degli Anziani, sindaco della Dogana e, nel periodo 1568-1561, ripetutamente giudice del Foro dei mercanti. Il suo stemma comitale con l'aquila bicipite compare nel palazzo della Mercanzia, come in quello dell'antica Dogana e in altri luoghi pubblici di Bologna. Dopo il suo ritorno a Bologna, oltre che a questi incarichi, si dedicò alla stesura di opere storiche sui pontefici romani, in particolare a una biografia, rimasta inedita, di Pio V, e alla pubblicazione delle sue numerose opere giuridiche, che furono stampate, oltre che a Bologna, anche a Venezia, Augusta, Ingoltstadt, Marburgo, Vienna e Colonia.

G. FANTUZZI, Notizie degli scrittori bolognesi, Bologna, 1781-1794, 9 voll., IV, p.165-172.
S. MAZZETTI, Repertorio di tutti i professori antichi e moderni della famosa Università e del celebre Istituto delle scienze di Bologna, Bologna, 1848, p. 152.
G. GIOANNETTI MOLA, Giovanni, Un insigne giurista bolognese: Francesco Gioannetti conte e consigliere imperiale 1515-1586 , "Strenna storica bolognese", 1957, p. 301-306.
F. BORIS, Lo Studio e la Mercanzia: i "signori dottori cittadini" giudici nel Foro dei Mercanti nel Cinquecento , in Sapere e/è potere. Discipline, dispute e professioni nell'università medievale e moderna. Il caso bolognese a confronto , a cura di L. AVELLINI, A. CRISTIANI, a. DE BENEDICTIS, Bologna, 1990, 3 voll., III, p. 179-195.