(Bologna, 1530-1589)
Giulio Cesare Aranzi nacque a Bologna, probabilmente nel 1530. Nel 1556 si laureò in filosofia e medicina nello Studio cittadino, dopo essere stato allievo del chirurgo Bartolomeo Maggi, archiatra pontificio e suo zio materno. Nello stesso anno ottenne la lettura di chirurgia, che tenne fino al 1570, quando gli fu affidata la nuova cattedra di anatomia ordinaria, dalla quale insegnò, con brevi interruzioni, fino al 1588, cioè fino all'insorgere della malattia che lo porterà l'anno successivo alla morte. Dal 1562 fu membro sia del Collegio dei medici sia di quello filosofico. Come testimonia un'iscrizione del 1564, l'Aranzi tenne dissezioni anatomiche pubbliche anche quando questa pratica didattica era ancora regolata da contratti privatistici tra il docente e gli scolari. Ma nel 1570 un decreto del legato, cardinale Sforza, e dei Riformatori dello Studio stabilì che la pubblica anatomia si tenesse ogni anno durante le vacanze di carnevale e che fosse eseguita dal lettore posto in rotolo come anatomico ordinario. Il decreto accoglieva la richiesta che l'insegnamento importantissimo dell'anatomia venisse elevato al rango di lettura avanzata dieci anni prima dallo stesso Aranzi in un memoriale inviato al senato. Veniva in tal modo istituita una cattedra autonoma di anatomia, assegnata proprio all'Aranzi. Questi fu dunque il primo anatomico pubblico dell'Università di Bologna e le numerose iscrizioni (nove, di cui cinque distrutte nel bombardamento del 1945) a lui dedicate nell'Archiginnasio ricordano la sua abilità nello svolgimento di questa funzione e in particolare le sue osservazioni e le sue scoperte relative agli organi riproduttivi femminili e alla fisiologia del parto. Le sue opere principali, spesso uscite in diverse edizioni, sono ilDe humano foetu (Bologna, 1564) e il Liber Anatomicarum Observationum (Basilea, 1579). Esse sono il frutto di studi fondati sulla diretta osservazione anatomica. Arancio aderiva alla visione finalistica di Aristotele, di cui conosceva le opere biologiche, ma le sue accurate descrizioni degli organi della generazione e in particolare dell'utero, della placenta, dei vasi ombelicali e dei loro rapporti con il cuore fetale testimoniano le sue doti di acuto osservatore e il suo realismo, che gli derivavano dalla sua esperienza di medico, che lo aveva portato a esercitare tra i primi l'arte ostetrica, fino ad allora lasciata alle levatrici. Egli dimostrò le sue doti di acuto e libero osservatore anche sostenendo con originali argomenti la tesi del passaggio del sangue attraverso i polmoni, cioè la teoria della piccola circolazione polmonare, già esposta da Realdo Colombo.
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