(Bologna, 1688-1780)
Pietro Francesco Peggi nacque nel 1688 a Bologna, dove il padre, originario di Dozza nell'Imolese, si era trasferito per impiegarsi come segretario presso il marchese Ercolani. Studiò grammatica e retorica presso i Gesuiti e frequentò l'università come alunno del Collegio Comelli, dove ebbe come compagno Eustachio Manfredi. Nel 1707 si addottorò in filosofia come bolognese. Dopo aver concluso anche il corso di teologia con la pubblica discussione delle tesi, ottenne nel 1712 una cattedra di logica nello Studio, da cui insegnò con grande successo per ben 52 anni, anche dopo avere ottenuto nel 1749 la giubilazione. Un biografo contemporaneo calcola che i suoi studenti siano stati complessivamente più di tremila, un numero notevole in un periodo di scarsità di immatricolazioni quale fu il Settecento. La sua giornata di lezioni cominciava nelle aule dell'Archiginnasio, dove leggeva logica, e si concludeva nella sua casa, dove lo seguiva una processione di 50 o 70 studenti e dove insegnava filosofia naturale e metafisica. Anche se, per via della nascita non bolognese, solo nel 1743 fu ascritto al Collegio di filosofia, come "persona famosa", I suoi meriti didattici e pedagogici, celebrati anche dall'iscrizione apposta in suo onore nel 1780, furono adeguatamente riconosciuti dal senato, tanto che il suo stipendio, dopo reiterati aumenti, divenne uno dei più alti dello Studio (1000 lire, o 200 scudi, nel 1760). Inoltre, altro segno della considerazione di cui godeva, nel 1737 la riforma delle cattedre di filosofia venne realizzata sulla falsariga di un parere da lui formulato in collaborazione con Francesco Maria Zanotti. Parallelamente alla carriera universitaria il Peggi percorse anche quella ecclesiastica, diventando prima canonico di S. Michele dei Leprosetti, poi, nel 1733, canonico di S. Petronio. Ottenne questa carica dall'arcivescovo Prospero Lambertini, che nutrì sempre per lui profondi sentimenti di stima e amicizia. Quando fu eletto papa, il canonico Peggi divenne uno dei suoi più assidui corrispondenti e svolse un prezioso ruolo di tramite tra lui e le istituzioni bolognesi. Tra l'altro, Benedetto XIV lo nominò suo cameriere d'onore, lo incluse tra i 24 membri dell'Accademia benedettina istituita nel 1745 (era già socio dell'Accademia delle scienze dal 1718) e gli affidò l'incarico di raccogliere e pubblicare i documenti relativi ai decreti da lui emanati in favore di Bologna. L'opera, intitolata Lettere, Brevi, Chirografi, ed Apostoliche Determinazioni della Santità di Nostro Signore, Papa Benedetto XIV, in favore di Bologna , uscì a Bologna tra il 1751 e il 1756 in tre volumi, mentre un quarto relativo agli anni successivi del pontificato, rimase manoscritto. Il Peggi pubblicò inoltre anonimamente un resoconto più stringato dei provvedimenti del pontefice in favore di Bologna ( Dario Benedettino, Bologna, 1754) e un'opera polemica in cui confutava le "annotazioni critiche" che uno sconosciuto aveva apposto a un suo testo di logica, pubblicato senza autorizzazione: Confutazione delle Annotazioni critiche, tutte e singole, apposte da un Anonimo in lingua volgare ad una logica manoscritta in lingua latina, fatta stampare dallo stesso Anonimo in Lucca 1763, ed attribuita al Sig. Canonico Pier Francesco Peggi (Bologna 1764). Ma la documentazione più importante e di maggior valore storico della sua attività è rappresentata dalla corrispondenza intrattenuta con diversi personaggi, prima di tutto Benedetto XIV, e conservata in vari archivi e biblioteche di Bologna e Roma.
G. FANTUZZI, Notizie degli scrittori bolognesi, Bologna, 1781-1794,
9 voll., VI, pp. 323-329
S. MAZZETTI, Repertorio di tutti i professori antichi e moderni
della famosa Università e del celebre Istituto delle scienze di
Bologna, Bologna, 1848, p. 256-257.
M. CAVAZZA, Fisica generale e fisica sperimentale nelle istituzioni
scientifiche emiliane del Settecento , "Studi settecenteschi",
18, 1998, pp. 321-342.